LECCO – Ha preso il via alle 10 di martedì la protesta dei lavoratori e dei sindacati all’ingresso della Prefettura di Lecco, destinata a chiudere per essere accorpata alla sede di Como.
Così ha previsto il decreto ufficializzato nei giorni scorsi dal Viminale che prevede il taglio di 23 prefetture, compresa quella lecchese, riducendo il numero di sedi territoriali dell’ente da 106 a 80. Per i sindacati la decisione del Governo è destinata a provocare disagi ai cittadini e agli stessi dipendenti della Prefettura (40 in organico) che, in caso di accorpamento con Como, potrebbero venire trasferiti.

Al momento, infatti, non c’è certezza riguardo alla possibilità di preservare a Lecco almeno gli uffici e il suo personale:
“Nel provvedimento legislativo non c’è nulla sul mantenimento di una sede a Lecco. La prospettiva che ci è stata posta dinnanzi è una sola: la chiusura della Prefettura di Lecco e il trasferimento dei lavoratori verso Como – spiega Enzo Cerri segretario della FP Cisl – Noi chiediamo che quantomeno venga mantenuto un presidio territoriale a Lecco, in supporto ai cittadini. Il percorso ancora non è chiaro, è lo stesso copione che si sta vivendo con le Province. L’assurdo è che gli accorpamenti vengano decisi a Roma e non in sede regionale. Così rischiamo di avere la Prefettura con Como, la Camera di Commercio e l’ospedale con Monza… Sugli accorpamenti serve una cabina di regia regionale e che la partita venga gestita da chi conosce la nostra realtà”.
Per questo motivo, a Lecco così come dinnanzi alle altre 23 Prefetture destinate alla chiusura, sindacati e dipendenti hanno organizzato un sit-in di protesta.
“Ben quattro sono le prefetture che verranno chiuse in Lombardia, che è tra le Regioni più penalizzate. Non siamo contrari a priori agli accorpamenti, ma serve una logica. Se hanno deciso di tenere in vita Monza, allora perché non accorparci con Monza dove già c’è ci sarebbero spazi disponibili e collegamenti stradali più agevoli, un sistema logistico che non penalizza i cittadini” spiega Maurizio Bonetta della Uil.

Anche il segretario generale della Cgil, Wolfango Pirelli, presente al presidio, ha sottolineato il diverso trattamento subito da Lecco rispetto ad altre province che invece manterranno la propria Prefettura:
“Le ragioni dei lavoratori si incrociano a quelle di carattere più generale, loro pongono il problema legato al luogo di lavoro e di una sede più vicina a dove abitano, per noi la necessità di mantenere i servizi dello Stato sul territorio – spiega Pirelli – Se è corretta l’ipotesi di unificare in un unico luogo di rappresentanza il Governo, non ha senso un accorpamento di natura territoriale. Oltretutto, nelle ipotesi del ministero non tutte le Prefetture sono dichiarate accorpabili: Ascoli Piceno per esempio, Barletta-Andria-Trani che come provincia è nata dopo di Lecco e che preserverà il proprio presidio. Sembra vengano usati due pesi e due misure e se questo avverrà anche su altri livelli, come la Camera di Commercio, allora oltre al danno rischiamo la beffa. E’ una battaglia che deve chiamare tutti in causa e in modo particolare i parlamentari locali”.

Politici assenti al presidio odierno, come hanno sottolineato i sindacati da più parti:
“Abbiamo invitato i politici e il sindaco di Lecco ma al momento, al di la delle dichiarazioni che hanno fatto in questi giorni, non si è presentato nessuno – ha denunciato Marco Paleari della FP Cgil – Razionalizzazioni ed interventi si possono fare ma serve confronto, soprattutto con i lavoratori che saranno i primi interessati dal cambiamento. Invece, nell’intervento del Governo, dei lavoratori non si tiene mai conto”.

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