Tassa sui rifiuti e incognita tariffe: chi pagherà di più?

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LECCO – Un totale di 7,22 milioni di costi da ripartire tra famiglie e aziende, senza poi contare i 360 mila euro da destinare alla Provincia come addizionale e la maggiorazione di 0,30 centesimi a metro quadro di maggiorazione statale: sono in fibrillazione gli uffici comunali che in questi giorni sono impegnati per elaborare le tariffe per la Tares, cercando la “quadra” per evitare aumenti spropositati che si prospetterebbero in particolare su alcune categorie del commercio.

Due quote (fissa e variabile) andranno a costituire la tariffa del nuovo balzello su rifiuti e servizi, che dovrà coprire i corrispondenti costi fissi supportati dal Comune per complessivi di 3,09 milioni di euro e costi variabili per 4,12 milioni.

E’ qui che nasce il “toto Tares”, ovvero l’incognita di quale scelte l’Amministrazione comunale compirà per spartire questi costi tra le utenze, avendo come punto di riferimento i coefficienti minimi e massimi per il calcolo della tariffa definiti dal vecchio decreto Ronchi.
Il problema più grosso è cercare un equilibrio tra le 30 categorie nel quale il vecchio decreto ha suddiviso le tipologie di aziende:

“Guardando il decreto si può capire che ci saranno categorie che avranno un aumento abbastanza importante rispetto ai costi che sostenevano in passato – ha spiegato l’assessore Elisa Corti – La fatica delle ultime ore è quella di andare ad individuare qualche correttivo, almeno transitorio, in modo che le quattro o cinque categorie che rispetto al passato avrebbero degli aumenti importanti possano trovare una soluzione un po’ meno dirompente”.

I margini dell’operazione sarebbero comunque ristretti e dalle tabelle del Ministero i più tartassati risulterebbero le aziende di ortofrutta, le pescherie, i fioristi e le attività di vendita di pizza al taglio, seguite da ristoranti, trattorie, pizzerie, mense, pub e birrerie.

“Qualunque sia la soluzione dovrà essere transitoria – ha sottolineato l’assessore – in modo da capire quanti contribuenti verranno a chiedere la modica della loro posizione in base a motivazioni concrete e se queste tabelle del Ministero, vecchie di 15 anni, sono ancora attuali; se le cambierà il Ministero o se spetterà a noi attuare delle scelte restando comunque nei limiti imposti dal decreto”.

Per quanto riguarda le famiglie, invece, la partita si gioca sulla parte variabile della tariffa con tre possibilità offerte dal decreto, con un range di coefficienti più o meno incisivi in base al numero di componenti del nucleo familiare:

La nostra intenzione – ha concluso la Corti – è quella di individuare le tariffe meno sfavorevoli per le famiglie numerose, tenendo presente che il gettito della tassa è predefinito e che quindi ogni operazione sposterà il peso del tributo da una categoria di contribuenti all’altra”.