“Trasparenza o subdolo tentativo per eliminare i piccoli comuni?”

Tempo di lettura: 5 minuti

BARZIO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Alberto Denti presidente della Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Riviera:

Egregio direttore,

approfitto della disponibilità della sua testata per portare all’attenzione dei numerosi lettori il problema relativo all’applicazione dell’art.14 del cosiddetto “Decreto trasparenza”. Innanzitutto di cosa si tratta e, poi, quali saranno le probabili conseguenze politiche della sua applicazione.

L’art. 14 del Decreto prevede che, a partire dal 20 ottobre 2013, coloro che sono stati eletti (maggioranza e minoranza senza distinzione) nei Comuni con più di 15.000 abitanti debbano rendere pubblici una serie di dati personali che fanno riferimento alla propria condizione anagrafico/civile ed economica/patrimoniale.

Per la parte economico/patrimoniale l’obbligo è esteso anche ai parenti fino al secondo grado in linea diretta (genitori, nonni, fratelli, sorelle, nipoti e coniugi).

Questi ultimi, i parenti, possono opporre il loro rifiuto ma al mancato consenso deve, specifica la Legge, comunque essere data evidenza pubblica.
Qualcuno obietterà che i comuni del territorio della Comunità Montana hanno tutti meno di 15.000 abitanti e pertanto i consiglieri eletti non sono tenuti al rispetto della norma. Questo è quello che suggerisce la logica ma molto spesso, nel Bel Paese, logica e legge hanno in comune solo l’iniziale.

Le Comunità Montane, infatti, anche secondo una discutibile interpretazione di Regione Lombardia, sono equiparate a un Comune con un numero di abitanti pari alla somma degli abitanti dei singoli comuni (nel nostro caso è come se fosse quindi un comune di 32.000 abitanti). Questo fa scattare l’obbligo per tutti i sindaci e/o i loro consiglieri delegati, componenti l’assemblea della Comunità Montana, di pubblicare sul sito dell’ente, oltre i propri dati anagrafico/civili, anche quelli relativi alla situazione reddituale e patrimoniale propria e quella della propria parentela fino al secondo grado in linea retta. Chi non provvede nei termini di Legge (20 Ottobre 2013) è sanzionabile con multe che vanno da 500 a 10.000 euro. Si intuisce, senza ulteriori spiegazioni, quali possano essere state le reazioni dei soggetti individuati dalla legge.

Un generalizzato “noi qui a farci il mazzo, a prenderci i rimproveri dei cittadini, a lavorare gratis mentre i parlamentari non si fanno mancare nulla…. e ora, pure trattati da delinquenti, vadano tutti affa… Io mi dimetto”! Reazione istintiva, dura nella forma, ma pienamente comprensibile e condivisibile nella sostanza!

Certo, coloro che vedono zone d’ombra ovunque, e che sono sempre pronti a giudicare male il prossimo penseranno che se i consiglieri minacciano di dimettersi è perché hanno qualche cosa da nascondere! Liberi ovviamente di pensarlo ma la realtà è un’altra. La realtà è che gli amministratori dei piccoli comuni sono stufi del vergognoso e ingiustificato trattamento loro riservato dal legislatore. Dopo anni passati a studiare come far fronte ai pesanti tagli dei trasferimenti, a come far fronte ai limiti di spesa imposti da quel perverso strumento che è il patto di stabilità (ormai esteso anche ai micro-comuni).

Dopo anni passati a lavorare senza indennità, senza rimborsi spese, accollandosi anche i costi per la propria tutela legale (per coloro che ancora non lo sapessero, gli amministratori si devono pagare di tasca propria le assicurazioni per tutelarsi dalle conseguenze, civili e penali, di eventuali errate decisioni amministrative a loro riconducibili).

Ora, per ultimo, questo provvedimento sulla trasparenza e il suo art.14 da noi contestato e rifiutato per il subdolo e vergognoso messaggio che contiene.
“Lo Stato considera gli amministratori dei potenziali malfattori che devono essere controllati anche dai cittadini”

Esattamente il contrario di ciò che dovrebbe essere! Rendersi infatti disponibili a ricoprire un incarico impegnativo come sindaco di un piccolo Comune, per di più di montagna, dovrebbe costituire una nota di merito, a “prescindere”, e non una colpa da giustificare!

Sia chiaro nessuno mette in discussione le finalità generali di un provvedimento di questo tipo che dovrebbe servire per dare la possibilità a qualsiasi cittadino di verificare, l’operato degli amministratori degli enti pubblici. In questo senso il giudizio è positivo. Vanno però segnalati anche gli aspetti pericolosi di questo tipo di informazione. Così non si fa chiarezza e trasparenza ma si alimenta la diffidenza, il sospetto ed il contrasto.

Che senso ha, infatti, pubblicare i dati di reddito e di patrimonio dei consiglieri e dei loro parenti se già questi dati sono disponibili agli organi dello Stato autorizzati a richiederli? Come conciliare poi le disposizioni di questo art. 14 con la naturale ed inviolabile esigenza di riservatezza delle persone?

Siamo sicuri che sia giusto e opportuno rendere pubbliche informazioni così delicate con il rischio che queste possano cadere nelle mani di qualche malintenzionato ed essere utilizzate per mettere a rischio serenità e incolumità delle persone obbligate a renderle pubbliche? Ma questo il Legislatore l’ha valutato? E sul piano strettamente giuridico come conciliare le rigide norme sulla privacy e l’art.14?

Ci hanno proibito, per anni, di fare innocenti fotografie ai nostri ragazzi impegnati nelle iniziative organizzate dalle scuole, ora pretendono che si mettano sul sito i redditi e i patrimoni dei nonni, dei figli, dei genitori, dei nipoti e dei fratelli solo perché parenti di un consigliere comunale!

Tutte queste esagerazioni, siamo certi, provocheranno solo negative conseguenze!

Finiranno, soprattutto, per allontanare le persone disposte ad impegnarsi nella politica locale rendendo, in particolare i piccoli Comuni , ancora più fragili, soli e, vulnerabili al punto tale, da metterne a rischio la sopravvivenza o, peggio, evocarne la soppressione. E allora, quasi inconsapevolmente, mi viene spontaneo un forte dubbio:

che fosse proprio quest’ultimo (l’eliminazione dei piccoli Comuni) e non il bisogno di trasparenza, il vero obiettivo del Legislatore?
Cordiali saluti

Alberto Denti.

P.S. : Venerdì 25 ottobre si è tenuto in Comunità montana un incontro dei consiglieri per valutare la linea da tenere rispetto alle problematiche poste dalla’applicazione delle Legge. Il confronto ha confermato, nello spirito, le intenzioni già anticipate ma, dal momento che le dimissioni non esentano comunque i consiglieri in carica dall’obbligo di pubblicazione dei dati, gli stessi hanno deciso di “congelare momentaneamente” le dimissioni per valutare anche forme di dissenso di maggior efficacia. Una scelta non facile, sofferta, ma condivisa e, secondo il mio parere, profondamente giusta. Non farlo, ascoltando la “pancia” anziché la “testa”, avrebbe significato compromettere parte del lavoro sin qui fatto ed ormai in dirittura d’arrivo (pista ciclabile, Fornace) e, soprattutto, cadere senza possibilità di contraddittorio nella trappola abilmente tesa dal legislatore.