Bancarotta fraudolenta, frode e riciclaggio: un arresto nel lecchese

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MONZA – Tra i 30 nomi colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare, di cui 21 arrestati,  emessa dal Gip di Monza c’è anche quello di due lecchesi  si tratta di Miriam Brambilla, nata a Besana e residente a Missaglia e oggi agli arresti domiciliari. E’ stata  dipendente di Giuseppe Malaspina, noto imprenditore edile attivo nell’area della Brianza e finito al centro dell’inchiesta delle Fiamme Gialle.  Con lei ai domiciliari anche Elena Pirovano, dipendente di Malaspina e residente a Lomagna. 

L’operazione è stata condotta dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza e vede 30 persone residenti nelle province di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Bologna, Asti e Reggio Calabria indagate per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione.

Le indagini hanno riguardato un articolato gruppo societario riconducibile all’imprenditore edile, avrebbero accertato un sistematico ricorso all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte delle società per un ammontare di circa 95 milioni di euro; distrazioni patrimoniali per un valore pari a circa 234 milioni di euro.

Le indagini sono scaturite da un esposto, presentato nell’ottobre 2014, presso la Procura della Repubblica di Monza su un presunto episodio corruttivo, risalente al 2010, riguardante un comune brianzolo.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà questa mattina, alle ore 11, presso la Procura della Repubblica di Monza, cui parteciperanno il Procuratore Capo di Monza, Luisa Zanetti, i Sostituti Procuratori Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, Gen. B. Paolo Kalenda, e il Comandante del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza, Col. Massimo Gallo.

Circa 40 le società appartenenti ad un gruppo facente capo ad un noto imprenditore Malaspina e finite sotto accertamenti da parte dei finanzieri.

L’esame della documentazione amministrativo-contabile sequestrata nel corso delle perquisizioni effettuate dalle Fiamme Gialle presso le sedi delle società coinvolte, unitamente agli accertamenti bancari ed alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, avrebbero permesso di appurare come l’imprenditore arrestato avesse, nel corso degli anni, organizzato la propria struttura aziendale grazie all’apporto qualificato di professionisti e consulenti compiacenti, nonché avvalendosi di una folta schiera di “prestanome”, al fine di occultare la reale riconducibilità dei propri beni. Il ruolo di ‘prestanome’ sarebbe toccato anche alla missagliese, per la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari.

La Finanza avrebbe ricostruito anche una serie di operazioni societarie fraudolente di natura distrattiva “poste in essere – spiegano i finanzieri al solo fine di preservare dalle pretese dei creditori il patrimonio di una delle società riconducibili all’imprenditore, costituito da un prestigioso albergo di Venezia, il quale, dopo una serie di passaggi societari, è stato infine trasferito ad una nuova società, costituita ad hoc, legalmente rappresentata dalla segretaria e storica collaboratrice dell’arrestato” .

Per impedire il perfezionamento della distrazione, ad aprile 2017, i Finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Monza, cautelando le quote della società per un valore stimato di oltre 75 milioni di euro, quale prodotto o profitto del presunto delitto di bancarotta fraudolenta.

Trenta le misure cautelari a cui sono stati sottoposti altrettanti indagati, dei quali 9 destinatari di custodia cautelare in carcere, 12 degli arresti domiciliari, 1 dell’obbligo di dimora, 5 dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e 3 del divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali per la durata di 12 mesi.

Il Giudice per le indagini prelimiari di Monza ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo di 28 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie, oggetto di distrazione, per un valore complessivo di 9,3 milioni di euro e finalizzato alla confisca fino a concorrenza dell’importo di circa 10 milioni di euro, corrispondente all’imposta evasa.