Oggi pomeriggio, mercoledì, l’incontro tra il dg Trivelli e i sindaci del territorio dopo la dolorosa vicenda
“Siamo vicini alla famiglia e lo saremo anche in futuro. L’ospedale di Merate ha agito al meglio delle sue possibilità”
MERATE – “L’ospedale di Merate si è rivelato capace di affrontare le emergenze per il ruolo che ha”. Con queste parole il direttore generale di Asst Lecco Marco Trivelli ha voluto prendere posizione in merito alla drammatica vicenda che poco più di due settimane fa ha visto una donna incinta di 34 settimane perdere la bambina che aveva in grembo dopo essersi presentata al Pronto Soccorso dell’ospedale di Merate con delle perdite di sangue e da qui trasportata d’urgenz a Lecco su un’ambulanza con a bordo un infermiere e un anestesista stante la chiusura del punto nascita.
Vicinanza alla famiglia
“Proviamo grande dolore e vicinanza alla mamma e al papà e saremo al loro fianco anche in futuro” ha aggiunto Trivelli che nel pomeriggio di oggi, mercoledì, ha incontrato i sindaci del Meratese e del Casatese che, con una lettera, avevano chiesto conto ai vertici dell’azienda socio sanitaria del territorio non solo in merito alla singola vicenda, ma anche alla capacità del presidio di via Cerri di rispondere all’urgenze in campo ostetrico e non solo.
Le indagini interne
“Siamo stati in silenzio fino a questo momento rispettando la richiesta di riservatezza della famiglia, comprensibilmente provata da una morte endouterina fetale. E nel contempo abbiamo effettuato tutte le indagini interne per capire se il Pronto Soccorso di Merate abbia risposto nel miglior modo possibile. E quello che è emerso è stato che, nonostante purtroppo la morte della bambina, il comportamento messo in atto dall’ospedale è stato il migliore possibile sia per la madre che per la bimba in grembo” ha rimarcato Trivelli, aggiungendo il prossimo invio di una relazione dettagliata a Regione Lombardia.
Primari e dirigenza
Affiancato da Alessandra Grappiolo, direttrice sanitaria di Asst Lecco, dal dottor Giovanni Buonocore, primario del Pronto Soccorso di Merate e da Roberto Bellù, direttore del dipartimento Materno infantile dell’Asst Lecco, il dg ha più volte sottolineato come la procedura messa in atto all’interno dell’Asst Lecco sia stata non solo corretta, ma anche la migliore possibile per affrontare una situazione che si è purtroppo conclusa con una perdita lacerante e dolorosissima.
La dolorosa vicenda
Una posizione ribadita da Bellù che ha ricapitolato, per sommi capi, quanto avvenuto il 19 agosto, quando al Ps di via Cerri si è presentata una donna alla 34esima settimana di gravidanza per delle perdite ematiche. “In tempi rapidi si è provveduto al trasferimento in un centro dotato di punto nascita e strutturato per gestire delle emergenze” ha evidenziato Bellù, sottolineando come al triage fosse stato assegnato un codice giallo, corrispondente a una media gravità.
Il trasporto a Lecco
“In pochi minuti la donna è stata presa in carico e trasferita a bordo di un’ambulanza con un infermiere e un anestesista a Lecco, dove il reparto era stato attivato per l’urgenza predisponendo già la sala parto. Purtroppo quando al Manzoni è stata effettuata la diagnosi, il feto era già morto. Merate ha operato e attivato i protocolli nella presunzione che fosse vivo:non possiamo sapere se la morte fosse precedente all’arrivo al Mandic, anche se ciò è possibile e probabile”.
Il distacco di placenta
In base a quanto è stato possibile accertare, la donna avrebbe avuto un distacco di placenta che le ha provocato un’emorragia interna massiva: “Siamo dovuti intervenire per contenere la copiosa perdita di sangue interno e per non compromettere l’utero della donna, salvaguardandone la fertilità. Purtroppo nulla si è potuto fare per la bambina. non siamo onnipotenti” ha ammesso Bellù, lasciando trasparire il dolore e la sofferenza provata da tutti di fronte a questa vicenda.
ll rispetto del protocollo
In cui, però, e questo è un fattore emerso con altrettanta forza dalle parole dei vertici di Asst Lecco, il rispetto della procedura non solo c’è stato ma è stato perfino esemplare: “Auspichiamo che venga applicata sempre così la procedura perché è quella che garantisce maggiore sicurezza per i pazienti. Di alternative a questa, non ce ne vengono in mente altre. Non possiamo mettere in atto pratiche improprie che avrebbero messo a rischio la vita della donna e anche sulla scelta dell’ospedale va tenuto a mente che all’interno della stessa Asst ci sono procedure e canali condivisi che permettono di intervenire in tempi veloci”.
Il Pronto Soccorso di Merate
Senza fare direttamente il nome dell’ospedale più vicino a Merate, ovvero Vimercate, Trivelli ha poi sottolineato che per un caso grave come quello verificato il 19 agosto, gli unici centri di riferimento in zona sono Lecco o Monza.
“Merate si è mosso bene e può gestire la maggior parte dei casi di Pronto Soccorso che si verificano. Ci sono delle situazioni, che sono meno del 2% dei casi, che necessitano il trasferimento in centri specializzati, come avvenuto la sera del 19 agosto”.
La posizione dei sindaci
In coda agli interventi dei vertici e dei medici di Asst Lecco, il sindaco di Merate Mattia Salvioni ha voluto ringraziare la direzione e i primari per la risposta puntuale, rinnovando la massima disponibilità al dialogo e l’esigenza di “massima chiarezza sulle potenzialità del Mandic”.