LECCO – Dopo circa 18 mesi di silenzio si sono riaccesi i riflettori sulla drammatica storia di Alfredo Cortese, il 47enne di Germanedo la cui vicenda ha tenuto con il fiato sospeso un’intera città.
I fatti risalgono al giugno del 2011 quando il giovane si è presentato per ben due volte al Pronto Soccorso dell’ospedale Manzoni, con la febbre alta e lamentando forti dolori alla gamba, ma in entrambi i casi i medici lo avrebbero dimesso, salvo poi ricoverarlo in condizioni disperate dopo l’ennesima corsa disperata di Alfredo e dei familiari al nosocomio lecchese.
Di qui il trasferimento verso l’ospedale di Erba, con l’allora 45enne in coma per una gravissima infezione causata dal batterio staphylococcus aureus che gli aveva invaso diversi organi vitali. Per circa 80 giorni Alfredo Cortese dovuto lottare tra la vita e morte ed ancora oggi sta scontando le conseguenze del male che lo ha colpito: il lecchese è rimasto sulla sedia a rotelle e come spiegato dal fratello Domenico sono rare le speranze che possa tornare a camminare come prima.
Un finale che si poteva evitare? Difficile a dirsi, ma la famiglia di Alfredo, che da subito ha voluto sottolineare quello che lo stesso fratello del 47enne ha definito come “un atteggiamento superficiale” dei medici del Manzoni nei confronti del loro caro e nei giorni scorsi hanno deciso di passare dalle parole ai fatti, presentando un esposto in Procura contro l’ospedale (vedi articolo).
Sulla denuncia in questione l’Azienda Ospedaliera ha preferito non commentare, lasciando intendere una certa tranquillità anche in caso di indagini da parte della magistratura. Da quanto si apprende, all’epoca dei fatti sarebbero state compiute delle verifiche interne che però non avrebbero portato riscontri o provvedimenti nei confronti del personale coinvolto.