L’AGGIONAMENTO – Coinvolto in un’indagine, assolto il contabile di Sirtori (LEGGI QUI)
LECCO – C’è anche un contabile lecchese, Germano Perego 54 anni di Sirtori, tra gli arrestati dell’operazione “Capitale” scattata alle prime luci dell’alba di giovedì e con l’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare nelle province di Perugia, Roma, Latina e Lecco cinque misure interdittive, sequestri patrimoniali disposti fino al valore di 15 milioni di euro.
A finire in carcere ed agli arresti domiciliari, per rispondere dell’accusa di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla bancarotta fraudolenta, sono stati i componenti di un gruppo definito “criminale” con base a Roma, con importante ramificazione nel perugino attraverso il coinvolgimento di due imprese locali, che si sarebbe specializzato nelle frodi all’IVA intracomunitaria, con particolare riguardo all’importazione e alla successiva commercializzazione di prodotti informatici ed elettronici, che nei soli anni 2012 – 2014 avrebbe fruttato un giro di affari quantificato in oltre 50 milioni di euro.
All’inizio sono stati i funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Perugia ad aver individuato una società perugina che, stranamente, sebbene nata nel 2010 per commercializzare ausili medici per disabili e persone anziane, nel 2012 risultava, invece, aver effettuato cospicui acquisti intracomunitari dalla Germania di materiale informatico (per oltre 4,4 milioni di euro) senza presentare i prescritti modelli intrastat, né le dichiarazioni ai fini dell’IVA e delle IIDD.
Da qui gli approfondimenti investigativi diretti dalla Procura della Repubblica di Perugia. Al Servizio Antifrode della Dogana si sono quindi affiancati gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Perugia che fin da subito avrebbero accertato come “la società perugina, pur in presenza dell’ispezione contabile a cui era sottoposta, non solo non aveva affatto interrotto la condotta illecita ma aveva di gran lunga aumentato il proprio giro d’affari, registrando acquisti intracomunitari per oltre 24 milioni di euro”.
Per sfuggire ai controlli, secondo i finanzieri, a maggio del 2013 la società avrebbe anche trasferito la propria sede legale nella capitale, presso gli uffici di una società di servizi di domiciliazione. Dall’attività di indagine sarebbe anche che la società al centro dell’indagine sarebbe di fatto gestita da un’unica organizzazione a delinquere stanziata in Roma che aveva il controllo di alcune società cartiere e filtri, tra cui le umbre, con il fine di acquistare il materiale tecnologico da paesi comunitari (principalmente dalla Germania, ma anche Austria, Olanda, Belgio e Romania) rivendendolo a prezzi concorrenziali sul mercato nazionale (in media il 16% in meno rispetto al prezzo di acquisto dai fornitori intracomunitari) grazie alla totale evasione delle imposte.
Ma la vera e propria svolta nelle indagini viene segnata quando i Finanzieri sono riusciti ad individuare un appartamento nella periferia di Roma Nord dove l’organizzazione, secondo la Gdf, avrebbe stabilito una vera e propria “base operativa occulta in cui venivano smistate le ordinazioni e gestito l’intero traffico”.
Sono quindi scattate decine di perquisizioni e dai computer dell’ufficio occulto emergeva una vera e propria miniera di dati e documenti che permettevano di ricostruire l’intera contabilità parallela dell’organizzazione.
Ben 13 sarebbero associati di cui un capo/finanziatore con diversi precedenti penali, 2 suoi fidati collaboratori, una contabile e 7 prestanomi che gestivano 2 società cartiere, su cui far ricadere ogni debito tributario, 5 società filtro, fraudolentemente interposte tra le cartiere e le beneficiarie, e un grossista napoletano connivente che immetteva i prodotti sul mercato. Ritenuto tra presunti affiliati a questa rete anche un contabile, residente e con studio di consulenza a Sirtori, indagato, avrebbe ottenuto gli arresti domiciliari.