LECCO – Ha fatto scalpore nel lecchese la notizia dell’arresto di una coppia di estremisti islamici, pronti ad unirsi alle file dell’Is e, a detta degli inquirenti, “a compiere atti di terrorismo sul territorio nazionale”. Sei in totale le persone finite in manette al termine della vasta operazione coordinata dalla Procura distrettuale di Milano d’intensa con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, condotta dalle Digos di Lecco, Varese e Milano e dal Ros dei Carabinieri in diverse province della Lombardia e del Piemonte.
Oltre ai due coniugi lecchesi Moutaharrik Abderrahim e Salma Bencharki è stato arrestato anche un ragazzo 23enne di Varese, Khachia Abderrahmane, e Wafa Koraichi, la sorella di Mohamed Koraichi, l’uomo di Bulciago che nel gennaio 2016 era partito alla volta della Siria con la moglie e i tre figli. Le indagini, come spiegato, erano cominciato nel marzo 2015.
Ma chi è Moutaharrik Abderrahim? “Era un soggetto dotato di uno straordinario autocontrollo”. Lo hanno definito così gli uomini della Digos che questa mattina a Valmadrera, proprio fuori dall’azienda dove lavorava come metalmeccanico, hanno tratto in arresto Moutaharrik Abderrahim per partecipazione ad associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale. Il giovane era finito nel mirino degli inquirenti a seguito dei contatti sviluppati con Mohamed Koraichi e Alice Brignoli, la coppia di Bulciago partita nei primi mesi del 2016 per la Siria con i tre figli al seguito: “Dopo la partenza della famiglia Koraichi – ha spiegato Domenico Nera, responsabile Digos di Lecco – abbiamo subito cominciato un lavoro di monitoraggio del loro percorso e di eventuali contatti sul territorio lecchese, dal quale è emerso il nome di Moutaharrik Abderrahim”.
Classe 1993, nato in Marocco ma naturalizzato cittadino italiano, il giovane risiedeva a Valmadrera per poi trasferirsi a Lecco, in via Panigada, con la moglie 26enne (che abitava in Valsassina) e i due figli di 4 e 2 anni.
Due grandi amori nella vita: quello per il kickboxing, disciplina che praticava in una palestra di Lugano e nella quale eccelleva, e quello per l’Islam, mai nascosto in effetti, come raccontato dagli inquirenti: “Moutaharrik non nascondeva una certa simpatia per gli ideali estremisti dello Stato Islamico, sui suoi profili social non mancavano riferimenti espliciti alla cosa” ha detto il responsabile Digos Domenico Nera.
Non solo i messaggi e le foto pubblicate in rete dal giovane Moutaharrik lasciavano trasparire una decisa simpatia verso gli ideali del fondamentalismo islamico ma anche il suo abbigliamento sulla pedana, durante il combattimento, per un certo periodo estremizzato con tanto di kefia in testa e bandiere nere simbolo dello Stato Islamico.
Nell’ambito di frequentazioni di Moutaharrik emerge quindi la figura del giovane Kachia Abderrahmane, di Varese, fratello di Oussama Abderrahmane, un foreign fighter espulso dall’Italia nel gennaio 2015 con un provvedimento emesso dal Ministro dell’Interno per motivi di terrorismo (e per il quale Kachia avrebbe pianificato, senza successo, un’azione violenta contro la Questura di Varese responsabile dell’espulsione). Risale a luglio la notizia della partenza di Oussama per la Siria, dove si arruola tra le file dello Stato Islamico: “Appresa questa notizia – ha proseguito Nera – Moutaharrik da una svolta radicale alla sua scelta estremista, per ben due volte pensò addirittura di prendere un volo per la Siria, passando per Istanbul. Dopo gli attentati di Parigi nel novembre 2015 però il giovane cambia atteggiamento, smette di pubblicare messaggi estremisti, nelle foto torna ad essere vestito all’occidentale”. Dissimulazione in atto, com’è stata definita dagli inquirenti, in attesa di portare a compimento il grande sogno di unirsi allo Stato Islamico e combattere per i suoi ideali, a qualunque costo. Verso la fine di dicembre 2015 Moutaharrik pubblica sul suo profilo Facebook una poesia dedicata al fratello di Kachia Abderrahmane, morto in terra siriana. “Si tratta di una vera e propria ode a un fratello morto in battaglia” hanno commentato le forze dell’ordine.
I legami tra le due famiglie e i due amici sono fortissimi: Kachia diventa una sorta di discepolo di Moutaharrik e l’affiliazione all’Is diventa l’obiettivo, alla cui realizzazione contribuisce la moglie di Moutaharrik, Salma Bencharki: “La donna si occupava più che attivamente di sostenere il marito e l’amico – hanno spiegato gli investigatori – pensava a come procurarsi i soldi e al modo più sicuro per viaggiare: tutti gli spostamenti avvenivano infatti in automobile”.
Ma per combattere fuori dalla Siria Moutaharrik e Kachia avevano bisogno dell’autorizzazione a comportarsi in maniera contraria alla fede islamica e a dissimularne il credo, la cosiddetta Taqyia; sarà la moglie, come spiegato, a rivolgersi a Wafa Koraichi (sorella di Mohamed, ndr) chiedendole di mediare col fratello già in Siria per fare avere al marito la Taqya: “Quando senti tuo fratello – avrebbe detto durante una telefonata registrata dagli inquirenti – digli che mio marito vuole la Taqya, lui capirà”. Mohamed non tarda a rispondere alla richiesta: “Da questo momento Korachi istigherà in continuazione Moutaharrik a commettere atti di terrorismo in territorio italiano: vi è un vero e proprio incitamento che segna l’avvenuto arruolamento del giovane”.
Raggiunto l’obiettivo, prima di agire Moutaharrik avrebbe avuto un unico vincolo, quello della famiglia: “La sua preoccupazione era nei riguardi della moglie e dei due figli: prima di potersi sentire libero di agire voleva assicurarsi che la sua famiglia fosse al sicuro, in Siria”.
L’ordinanza di custodia cautelare nei confronti della coppia lecchese e degli altri quattro attenzionati è stata emessa dal Gip di Milano nella mattinata di mercoledì 27 aprile, attuata questa mattina dalle forze dell’ordine. Moutaharrik è stato arrestato poco prima di raggiungere il posto di lavoro, a Valmadrera: “Non ha avuto tempo di reagire – hanno raccontato gli uomini – e noi eravamo preparati. Era parecchio innervosito per l’arresto, anche perché a maggio avrebbe avuto un’importante gara di boxe (la famosa “Notte dei Campioni” di Seregno, ndr)”. La moglie Salma è stata invece raggiunta dalle forze dell’ordine presso la propria abitazione, in Via Panigada a Lecco. I due figli di 4 e 2 anni sono stati affidati ai nonni paterni.
“Di certo questi arresti ci fanno stare più sereni – è stato il commento del Questore di Lecco Gabriella Ioppolo – un ringraziamento speciale a tutte le forze che hanno collaborato alle indagini fino all’arresto: le Digos, i Ros, i Servizi di Sicurezza Interna, la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, i Carabinieri. E’ stato fatto un lavoro egregio”.