Coronavirus, il primario: “L’ospedale è pronto ma niente panico. Il rischio è quasi nullo”

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il dott. Paolo Bonfanti

Intervista al dott. Bonfanti, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Manzoni

“Siamo attrezzati per l’emergenza ma il rischio di diffusione in Italia è bassissimo”

LECCO – “Siamo pronti ad affrontare l’emergenza, ma per ora la situazione è davvero sotto controllo. Il fatto che sia stata accertata la presenza di due persone, affette da questo virus in Italia, non significa che la malattia abbia iniziato a diffondersi anche qui”.

A parlare del coronavirus, all’indomani dei primi due casi di infezione registrati in Italia, è Paolo Bonfanti, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Manzoni di Lecco, presidio ospedaliero inserito nella rete delle malattie infettive ospedaliere della Regione Lombardia per la gestione e il ricovero di eventuali pazienti.

“Il rischio di diffusione della malattia, e quindi di contagio, qui da noi è bassissimo, se non nullo. Sono dati di giovedì, ma il 98,8% dei contagi registrati finora sono localizzati in Cina. Per quanto concerne l’Europa siamo fermi a 12 casi”. Tra questi quello dei due cittadini, di nazionalità cinese, ora ricoverati in isolamento all’ospedale Spallanzani di Roma.

“Il loro è però un caso di infezione primaria perché provenivano dalla regione della Cina da dove è partita l’epidemia del virus. Per parlare di una diffusione dell’epidemia anche in Italia bisognerebbe riscontrare il caso, la cosiddetta infezione secondaria, di trasmissione del virus non direttamente legato al focolaio iniziale di Wuhan. Insomma ad oggi possiamo dire che la malattia non è diffusa nel nostro paese ma è circoscritta alle due persone messe in isolamento e a quelle che hanno viaggiato con loro per le quali è stata prevista la quarantena. Meccanismi, quest’ultimi, che scatterebbero anche nel nostro ospedale qualora venisse registrato un caso di coronavirus”.

Venerdì c’è stata apprensione anche a Merate per una bimba affetta da febbre alta e portata in ospedale in quanto, come avrebbero riferito i familiari, la bimba era stata in contatto nei giorni precedenti con una bambina cinese asintomatica, da poco rientrata dalla Cina. Un falso allarme.

“Il nostro presidio ha tutte le attrezzature necessarie per poter fronteggiare l’arrivo di persone infette. A oggi non ne abbiamo avute e con le misure messe in atto finora, quali da ultimo il blocco dei voli da e per la Cina, il rischio di averle è basso. Chiaramente dobbiamo tenere monitorata la situazione seguendone le evoluzioni”.

Non cedere al panico

Trasmesso per via aerea, questo virus ha sintomi del tutto simili all’influenza, ovvero tosse e febbre alta.

“Se qualcuno li avverte e non è stato di recente in Cina, deve comportarsi semplicemente come farebbe quando si prende l’influenza”. Per questo per Bonfanti è del tutto inutile cedere ai sentimenti di panico e di paura oppure correre ad acquistare delle mascherine. “La situazione è sotto controllo. Regione Lombardia ha tra l’altro attivato una serie di misure e protocolli per gestire la vicenda. Sono stati effettuati già controlli alle persone già negli aeroporti al rientro dalla Cina, spiegando esattamente cosa fare ai viaggiatori che, entro 14 giorni dal ritorno, evidenziassero sintomi sospetti. Ritengo immotivate le paure verso le attività commerciali o ristorative cinesi attive qui”.

Italiani, cinesi, americani e africani sono, di fatto, esposti allo stesso modo al rischio contagio a patto di non aver effettuato, negli ultimi tempi, una trasferta in Cina. Ma anche qui non c’è nessun automatismo.

Si potrebbe perciò esser andati in Cina ed essere rimasti immuni dal contagio: “Se si sta bene e non si riportano sintomi, non c’è da allarmarsi. Se invece una persona dal rientro dalla Cina avverte febbre e tosse, allora devo pensare che possa aver preso l’influenza o il coronavirus. E scatterebbero subito i controlli del caso”.

Nel dubbio chiamate il medico di base o l’ospedale

Il suggerimento, in caso di dubbio, è quello di contattare il proprio medico di base o l’ospedale, senza recarsi di persona al Pronto Soccorso per evitare il rischio contagio. Bonfanti ammette che un po’ di ansia circola anche nel Lecchese: “Abbiamo ricevuto qualche telefonata di persone spaventate. Ma non ce n’è motivo”. Anche perché, anche in caso di emergenza, le procedure da attivare sono chiare e definite e diffuse dalla Regione in maniera capillare a ogni medico di base.

“Verremmo allertati subito noi delle malattie infettive e la persona verrebbe subito messa in isolamento per poi effettuare i test del caso”. Per Bonfanti l’ospedale di Lecco, così come quelli della rete ospedaliera individuata dalla Regione Lombardia, sono pronti alla presa in carico di eventuali pazienti. “Ci tengo a sottolineare che il morbillo è una malattia più contagiosa del coronavirus, tanto che due anni fa, a seguito anche del calo delle vaccinazioni, avevamo registrato un epidemia di morbillo”.