Detenuto appicca un incendio in cella, paura nel carcere di Pescarenico

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Tre poliziotti sono finiti al pronto soccorso per intossicazione

Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del SAPPE: “Ancora da chiarire le ragioni del gesto”

LECCO – Principio d’incendio nella mattinata di oggi, domenica 3 agosto, intorno alle ore 9, nel carcere di Pescarenico. Secondo quanto riferito da Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), un detenuto avrebbe appiccato un incendio in una cella. Sul posto sono stati inviati diversi mezzi di soccorso, insieme ai Vigili del Fuoco che hanno immediatamente domato le fiamme.

“Tre poliziotti sono ricorsi alle cure del pronto soccorso per intossicazione – ha riferito Greco -. Un detenuto di origine straniera ha dato fuoco alla propria cella per ragioni ancora da accertare. Immediato l’intervento del personale di Polizia Penitenziaria che, con il supporto dei Vigili del Fuoco, sono riusciti a domare le fiamme”.

Greco, rinnova il “plauso del SAPPE al personale del carcere di Lecco che ha saputo gestire con fermezza e professionalità la situazione. Chi ha ruoli di responsabilità regionale dell’amministrazione penitenziaria, in particolare gli organi del Dap, provvedano entro breve tempo a potenziare le attività di formazione e aggiornamento professionale, anche in termini di prevenzione anti-incendio”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, commenta: “Abbiamo apprezzato molto, ed apprezziamo, quel che il Governo ha fatto per la Corpo di Polizia Penitenziaria, sia in termini di assunzioni che di modifiche normative a favore dell’operatività dei Baschi Azzurri. I responsabili degli atti di violenza in carcere devono essere assolutamente puniti. Se sono detenuti stranieri, devono essere subito espulsi dall’Italia: se invece sono connazionali, devono finire di scontare la pena in un’isola, magari riaprendo Pianosa e l’Asinara. E se invece si trattasse di detenuti con problemi psichiatrici, ebbene si riaprano gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Chiunque aggredisce un appartenente alle Forze di Polizia nell’esercizio delle sue funzioni istituzioni, aggredisce non solo la persona fisica ma attacca lo Stato. Lo stesso chi devasta le carceri. E la risposta deve essere ferma e tale da impedire gravi fenomeni di emulazione”.

Il segretario generale del SAPPE richiama, infine, il discorso qualche settimana fa dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e le sue indicazioni per superare l’emergenza penitenziaria: “E’ particolarmente importante che il sistema carcerario disponga delle risorse necessarie, umane e finanziarie, per assicurare a ogni detenuto un trattamento e un regime di custodia che si fondino su regole basate su valutazioni attuali per ciascuno, con obiettivo rivolto al futuro. E tutto questo, come ha ricordato il Presidente della Repubblica, questo deve essere fatto per rispetto dei valori della nostra Costituzione; per rispetto del nostro lavoro; per rispetto della storia del Corpo di Polizia penitenziaria; per rispetto dei suoi Caduti: vittime del terrorismo, della criminalità. E che ricordiamo con commozione”.