Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Lecco, agli ordini del capitano Francesco Motta, sono scattate a seguito della denuncia presentata da un onesto cittadino lecchese 76enne, pensionato, il quale si è visto recapitare presso la propria abitazione una prima lettera “anonima” con la quale gli veniva chiesto di preparare una ingente somma di denaro che doveva lasciare incustodita ad una “certa ora” all’interno di un reparto dell’Ospedale “Manzoni” di Lecco.
Ricevuta la denuncia della vittima, con la quale l’uomo spiegava anche di non avere mai avuto problemi di nessun genere nel corso della sua vita, né di avere minimamente “sospetti” sull’autore di tale gesto, i militari dell’Arma hanno così organizzato mirati servizi finalizzati sia alla tutela della vittima, sia ad individuare gli autori del grave reato. Pertanto, predisposto il “pacco” con all’interno la somma di denaro richiesta, oltre 10 militari dell’Arma, taluni simulando di essere pazienti ed altri del personale “medico ed infermieristico con tanto di camice bianco”, all’orario prestabilito si sono presentati all’appuntamento, ma dopo ore di attesa, poiché nessuno si presentava a ritirare la busta, pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, hanno interrotto il servizio.
Nei giorni seguenti, però, sempre all’indirizzo della vittima, giungevano altre due lettere dello stesso tenore, seguite da una serie di chiamate telefoniche minatorie, con le quali gli veniva intimato di consegnare i soldi sempre nello stesso luogo. Analogamente a quanto fatto nella prima circostanza, i militari dell’Arma hanno svolto un secondo servizio del tutto simile al primo, ma anche in tale circostanza i malviventi non si sono presentati all’appuntamento da loro concordato con la vittima. Nel contempo, però, i Carabinieri hanno avviato mirate indagini che, anche grazie all’analisi di dei tabulati telefonici, hanno consentito di individuare la cabina telefonica utilizzata dall’estorsore e da lì, a conclusione di un complesso lavoro di analisi ed accertamenti, di scoprire l’autore del reato. Pertanto, l’uomo, R.N. 41enne di Valgreghentino (LC), attualmente senza fissa dimora, nullafacente, pregiudicato, veniva denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecco, per il delitto di tentata estorsione (p. e p. dall’art. 56, 629 c.p.). L’A.G., sulla scorta degli elementi forniti dagli investigatori dell’Arma, emetteva un Decreto di perquisizione nei confronti dell’indagato, il quale veniva eseguito dai militari nei giorni scorsi. L’operazione di polizia giudiziaria, consentiva di raccogliere ulteriori elementi di prova a carico dell’indagato (il quale – tra l’altro – nell’ammette le proprie responsabilità in merito ai fatti contestati, dichiarava di avere agito da solo e di non essersi mai recato all’appuntamento concordato in Ospedale proprio per timore di essere individuato dalle Forze dell’Ordine), e una volta giunto nella Caserma del Comando Provinciale Carabinieri di Lecco, con enorme sorpresa da parte dei militari, all’atto dell’identificazione forniva come documento di identità la propria patente di guida, scaduta nel maggio 2009, riportante il tagliando di proroga di validità fino al 2019 palesemente contraffatto. Anche in quest’ultima circostanza, di fronte alle contestazioni dei militari, R.N. ammetteva le proprie responsabilità, dichiarando di avere provveduto personalmente a realizzare il tagliando “falso”. Quindi, al termine degli accertamenti, la patente di guida del “maldestro estorsore e falsario” veniva sposta sotto sequestro e per tale motivo scattava a suo carico una ulteriore denuncia in ordine al delitto di “falsità materiale commessa da privato” (reato p. e p. dagli artt. 477 e 482 c.p.).