MANDELLO – “Una sentenza che non ammette repliche e che recepisce tutte le considerazioni a suo tempo formulate dal Comune. Quella cui l’impresa stava mettendo mano a Molina è insomma tutto fuorché una ristrutturazione edilizia. Non ci sono altri commenti da fare”. Riccardo Mariani, sindaco di Mandello, interviene nel merito della vicenda dello stabile in fase di realizzazione nel rione di Molina il giorno dopo la sentenza con cui il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia ha respinto il ricorso presentato dall’impresa di costruzioni “Lilliano Colombo snc” appunto contro il Comune di Mandello per chiedere l’annullamento dell’ordinanza dell’agosto 2012 che ingiungeva alla stessa impresa di demolire le opere fino a quel punto realizzate.
“La sentenza ci è totalmente favorevole – ha sottolineato a più riprese il primo cittadino, affiancato nell’occasione dall’assessore all’Urbanistica e all’edilizia privata, Grazia Scurria – e conferma la bontà delle nostre scelte e l’assoluta linearità del percorso sempre seguito dai nostri uffici e dall’architetto Elena Todeschini, responsabile della Struttura comunale Edilizia e urbanistica”.
In sede di conferenza stampa Mariani ha quindi elencato i passaggi fondamentali della sentenza del Tar, ricordando come i lavori di edificazione dello stabile posto nelle immediate vicinanze della chiesa del rione mandellese fossero iniziati nel gennaio 2011 e sospesi nella primavera dell’anno successivo. “Tra la presentazione della denuncia di inizio attività del novembre 2010 e l’adozione del provvedimento di annullamento d’ufficio del luglio 2012 sono intercorsi 19 mesi – hanno spiegato Mariani e l’assessore Scurria – un termine che lo stesso Tar della Lombardia ha ritenuto non eccessivamente lungo, dunque assolutamente non irragionevole come si sosteneva nel ricorso presentato dall’impresa Colombo”.
Nella sentenza si fa tra l’altro rilevare che l’amministrazione comunale aveva posto l’interesse pubblico a fondamento della propria decisione di far sospendere i lavori di un’opera inserita al margine del centro storico che per il suo ingombro, riferito in particolare all’altezza (5 metri in più rispetto a quella del preesistente capannone), si staccava dagli edifici adiacenti e circostanti, “comportando l’alterazione del profilo dell’edificato, con notevole impatto sul paesaggio circostante”.
L’impresa Colombo contestava poi nel suo ricorso la legittimità dello “stop” imposto dal Comune nella parte in cui gli uffici competenti definivano l’intervento in atto una vera e propria nuova costruzione e non una ristrutturazione edilizia. “Tale intervento – si legge al riguardo nella sentenza del Tar – non è qualificabile quale ristrutturazione edilizia, considerato che gli interventi consistenti nella demolizione e ricostruzione sono ricompresi nell’ambito della ristrutturazione soltanto ove sia assicurato il rispetto della stessa volumetria e sagoma dell’edificio preesistente”. Nel caso dell’edificio di Molina “non vi è identità né di volumetria, essendo stato realizzato un incremento del 5%, né della sagoma e neppure dell’area di sedime”. E in relazione proprio all’incremento del 5% del volume il Tar ribadisce che lo stesso “è da ritenersi ammissibile unicamente nel caso di interventi di ristrutturazione che non prevedono la demolizione e ricostruzione”.
“Tutti hanno il diritto di difendersi di fronte a quella che ritengono un’ingiustizia – ha affermato il sindaco Mariani – ma non è tollerabile lo scriteriato attacco alle persone, che in quanto tale non può essere accettato perché grave e sconcertante”.
Ora nella vicenda dello stabile di Molina oggetto del caso in questione il prossimo passo potrebbe essere rappresentato da un possibile ricorso dell’impresa Colombo, entro 60 giorni, al Consiglio di Stato. “Aspettiamo di conoscere le reali intenzioni dell’impresa – ha concluso il primo cittadino – dopodiché ci muoveremo nel rispetto del pronunciamento del Tribunale Amministrativo Regionale”.