L’infortunio mortale è avvenuto ieri, giovedì, a Lissone
Luca Blondi, 50 anni, viveva a Osnago con la famiglia: la corsa in ospedale si è rilevata purtroppo inutile
OSNAGO – E’ morto sul lavoro schiacciato da una piattaforma elevatrice. Tragedia sul lavoro, l’ennesima, ieri, giovedì 3 febbraio, in via Torricelli a Lissone, dove ha perso la vita Luca Blondi, giardiniere di 50 anni, co-titolare dell’impresa di giardinaggio Le Tre Querce, residente con la famiglia a Osnago.
La dinamica dell’infortunio mortale è al vaglio delle forze dell’ordine intervenute sul posto per i rilievi: da quanto è stato possibile apprendere l’uomo è rimasto gravemente ferito mentre stava effettuando dei lavori nel giardino di un condominio. Le sue condizioni sono apparse subito disperate: il giardiniere è stato trasportato a sirene spiegate all’ospedale San Gerardo di Monza, dove purtroppo è morto poco dopo l’arrivo.
Una notizia, quella della sua scomparsa, che ha gettato nella disperazione le tante persone che conoscevano e apprezzavano Luca, residente a Osnago in via Roma insieme alla moglie Elisabetta e ai figli adolescenti.
Una tragedia, la sua, che accende nuovamente i riflettori sul tema della sicurezza sui posti di lavoro. Solo due settimane fa, un altro operaio di 50 anni, residente a Casatenovo, era morto sul lavoro sempre in Brianza.
Il cordoglio dell’amministrazione comunale di Lissone
Il sindaco di Lissone Concetta Monguzzi ha voluto condividere sui social e sulla pagina istituzionale del Comune una riflessione sulla tragedia accaduta ieri pomeriggio in via Torricelli. “È oggi il tempo del silenzio e della riflessione – ha scritto il primo cittadino -. Ieri, a Lissone, una persona ha perso la vita mentre stava svolgendo il proprio lavoro. Era un giardiniere, aveva appena concluso la potatura di alcuni alberi in un giardino condominiale. Era ormai il tempo di rincasare nella sua Osnago quando è accaduto il drammatico incidente. Spetterà alle autorità competenti ricostruire l’esatta dinamica, individuare eventuali responsabilità, colpe, fattori tecnici, errori umani. A noi resta il dramma per una vita spezzata. Resta amarezza e confusione davanti alla scomparsa di una persona uscita di casa per lavorare e poi non più tornata“.
Una considerazione che fa spazio ad altre riflessioni: “Una “morte bianca” che non può lasciarci indifferenti e che deve, necessariamente, accendere ancor di più i riflettori sul mondo del lavoro, sulla sicurezza, sulla formazione. La nostra città piange una morte che non può e non deve rimanere un numero. Le statistiche dicono che, ogni giorno, in Italia tre persone perdono la vita sul posto di lavoro mentre stanno svolgendo la professione per la quale hanno studiato, per la quale spesso sono stati fatti sacrifici. Ma dietro ogni numero, c’è una storia. Una storia di donne e uomini, giovani e anziani, con il loro bagaglio di sogni, speranze, emozioni, vittorie, sconfitte. Ogni morte sul lavoro è una tragedia che sconvolge le rispettive famiglie, le amicizie, le conoscenze. Ma ogni morte sul lavoro è un fatto drammatico che deve scuotere le nostre coscienze. Chiederci perché, oggi, avvengono così di frequente fatti drammatici. Solo ponendoci questi interrogativi affronteremo il tema degli incidenti sul posto di lavoro come un argomento che deve interessare la nostra società e la nostra quotidianità, senza ridurlo ad un elenco di numeri che spoglia ogni vittima della propria storia personale”.