Va al Crotto a mangiare e non paga il conto: assolto, non è insolvenza fraudolenta

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L’imputato è comparso questa mattina, lunedì, in Tribunale a Lecco

Era difeso dal legale d’ufficio, l’avvocato Cogliati

LECCO – Era stato denunciato dal titolare del Crotto dove era andato a mangiare perché, al momento di pagare il conto, avrebbe voluto pagare effettuando un bonifico, rifiutato dal titolare dell’attività commerciale perché intestato a una ditta inesistente. Ma oggi, in Tribunale a Lecco, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato.

Il giudice ha infatti riconosciuto la bontà della tesi sostenuta dal legale nominato d’ufficio, l’avvocato Francesco Cogliati di Olgiate Molgora che ha rimarcato l’impossibilità di riconoscere il dolo del suo assistito, ovvero il fatto che l’imputato non volesse intenzionalmente pagare il conto rendendosi così effettivamente responsabile di insolvenza fraudolenta.

Francesco Cogliati
Francesco Cogliati

Nella sua arringa, Cogliati ha ricordato come l’uomo si fosse comunque offerto di pagare il conto con un bonifico riconducibile a una società risultata però inesistente e che, di fronte al rifiuto ad accettare la transazione, si fosse offerto di versare 20 euro, gli unici soldi presenti in quel momento nel portafoglio, come acconto della cena. Un anticipo di denaro a cui non era mai seguito il saldo, tanto che il titolare dell’attività aveva decido di denunciare l’uomo trascinandolo in Tribunale.

Il giudice non ha però ravvisato nella vicenda gli estremi dell’insolvenza fraudolenta non ritenendo quindi di dover procedere a livello penale. Al titolare, rimasto senza il conto saldato e senza la soddisfazione di vedere riconosciuto il proprio “torto” in un’aula di giustizia, non resterà ora altro da fare che provare a tutelarsi con un’azione civile oppure accettare il maltolto.

Non è la prima volta che una vicenda simile finisce in un modo analogo. Un mese fa, sempre l’avvocato Cogliati si era trovato a difendere, d’ufficio, un uomo che si era rifiutato di pagare il conto dopo alcune notti trascorse in una struttura ricettiva a Calco. Anche in questo caso, non era stato possibile riconoscere l’intenzionalità dell’insolvenza, con l’imputato che era stato così assolto dal giudice.