LECCO – E’ durata poco meno di tre ore la discussione dell’avvocato Enrico Giarda sulla posizione del suo assistito, Marco Rusconi, ex sindaco di Valmadrera imputato nel processo scaturito dall’indagine Metastasi su presunte infiltrazioni mafiose nel territorio lecchese e che portò all’arresto di una decina di persone, nell’aprile 2014.
L’arringa del difensore milanese, figlio del noto avvocato Angelo Giarda anch’esso presente in udienza questa mattina, si è suddivisa in tre parti, volte ad analizzare e a respingere i diversi capi di imputazione pendenti sul proprio assistito, per il quale il pm Bruna Albertini aveva richiesto ben 8 anni di carcere.

Due i reati contestati all’ex sindaco di Valmadrera, la turbativa d’asta e la corruzione per atto contrari ai doveri d’ufficio, entrambi rientranti in una delle tante vicende al centro dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano, relativa al pratone di Parè, la cui concessione era stata affidata tramite gara alla società Lido di Parè Srl di Antonello Redaelli e Saverio Lilliu, i “prestanome” di Mario Trovato, stando al quadro accusatorio.
L’ARRINGA – Sono stati “ragionamenti logici” i protagonisti dell’arringa dell’avvocato, avvalorati da una lettura completa delle intercettazioni depositate agli atti, oggetto della lunga requisitoria del Pubblico Ministero: “L’accusa ha fatto il suo lavoro – ha esordito Giarda – ma le intercettazioni relative alla posizione del signor Rusconi devono essere lette nella loro totale estensione, per evitare che venga recepito solo ciò che potrebbe far trasparire qualcosa di illecito nel suo comportamento”. Un comportamento che il pm Bruna Albertini non aveva esitato a definire “incomprensibile”, per un amministratore pubblico, il cui dovere è “conoscere le persone di cui ci si circonda e con cui si ha a che fare, seguendo il buon senso”.
Una tesi non convincente per Giarda, che riepilogando la vicenda di Parè ha parlato più volte di una sostanziale “incompetenza” da parte di tecnici e avvocati comunali e del ruolo di un “millantatore” quale fu Ernesto Palermo, mediatore tra la Lido di Parè Srl e il sindaco Rusconi, rimasto così schiacciato tra diversi fuochi.
IL BANDO DI GARA – “Un errore di questo processo è pensare che il sindaco facesse tutto da solo, chiuso nella sua stanza dei segreti, quando invece non è così: ai tempi l’ingegnere Rusconi aveva 33 anni, era sindaco per la prima volta e come è naturale che sia si faceva aiutare e consigliare dai suoi collaboratori” ha dichiarato il legale contestando l’affermazione del pm Albertini, che aveva imputato a Rusconi la decisione di sostituire Lilliu nella conduzione della società dopo che la casella giudiziaria sull’operaio socio di Redaelli ne aveva rivelato dei precedenti per spaccio di droga, sottintendendo una “volontà collaborativa con l’associazione criminale”.
“Possiamo dimostrare con certezza che non è stato Rusconi a suggerire questo cambio” ha sottolineato Giarda, leggendo un’intercettazione tra Ernesto Palermo e Antonello Redaelli, in cui è proprio Redaelli a proporre il passaggio da Lilliu alla sua compagna: “Devi intestare tutto a te Antonello” dice Palermo, “No no no, io non me lo voglio fare – la risposta di Redaelli – ascolta, intestalo a Paola (compagna di Lilliu ndr)”.
Accanto a questa prova, il legale ha ricordato gli “strampalati consigli” di personaggi che invece avrebbero dovuto avere una certa competenza in materia, come l’avvocato Anghileri e il Segretario Comunale: “Per loro i precedenti penali di Lilliu non erano ostativi, avevano detto a Rusconi che si poteva andare avanti nonostante la casella giudiziaria, ciò dimostra che di penale i due ne capivano poco”.
Altri episodi sono stati rievocati dall’avvocato, tutti volti a testimoniare come il comportamento di Rusconi non fosse affatto volto ad agevolare la Lido di Parè Srl nell’aggiudicazione del bando ma anzi, a fare le cose per bene. Così, come ricordato, venne subito messo in chiaro che il bando aveva durata di un anno (e non di due come pensava erroneamente Palermo) e che c’era un altro concorrente in gara, e, dopo l’aggiudicazione, “quando il sindaco venne avvisato (alle dieci di sera) dei lavori che avevano preso prematuramente il via al pratone, invece che fare finta di niente dispose immediatamente dei controlli, evitando abusi edilizi”. Tutti motivi che hanno portato il legale a chiedere l’assoluzione per il reato di turbativa d’asta contestato all’ex sindaco di Valmadrera, per la non sussistenza del fatto.

LA (PRESUNTA) CORRUZIONE – Negata da Giarda anche la circostanza che avrebbe visto Rusconi intascare una somma di 5.000 euro da parte di Palermo per dare il bando alla Lido di Parè Srl:
“Innanzitutto – ha chiarito l’avvocato – ai tempi di queste discussioni tra Palermo, Redaelli e Lilliu su eventuali regali da fare al sindaco per l’aiuto dato, Rusconi era già intercettato da parecchio tempo e di richieste di somme di denaro non c’è traccia. Lo stesso maresciallo Grassi – ha ricordato quindi il difensore – non ha mai confermato che tra Palermo e il sindaco di Valmadrera si fosse parlato di mazzette”. Ancora una volta, per usare l’espressione coniata dai difensori, si sarebbe trattato di una “palermata”:
“E’ avvenuto tutto nella testa di Palermo – ha dichiarato – un ludopatico con smodato bisogno di soldi, come ce lo ha tratteggiato lo stesso Redaelli in sede di esame. In diverse telefonate intercettate e agli atti, Palermo lamenta continuamente la mancanza di soldi, persino per comprarsi le sigarette, e arriverà a pignorare un quinto del proprio stipendio. Quando Redaelli e Lilliu gli consegnano la cifra da dare a Rusconi lui se la tiene – ha proseguito – circostanza avvalorata dal fatto che saranno Lilliu e Redaelli stessi a decidere di fare un regalo loro personale a Rusconi, senza passare da Palermo: neppure i suoi stessi presunti sodali si fidano più di lui. Ma, da buon attore, Palermo continuerà a millantare che aveva dato a Rusconi e che questi non faceva niente in cambio”.
NESSUNA VOLONTA’ O CONSAPEVOLEZZA DI AGEVOLARE L’ASSOCIAZIONE – Per l’avvocato Giarda anche l’aggravante contestata a Rusconi nella forma di agevolazione all’attività dell’associazione mafiosa è da ritenersi improbabile.
Richiamando alcune sentenze e facendo una breve premessa di diritto, il legale ha negato che da parte di Rusconi ci sia stata la volontà e la consapevolezza di agevolare l’associazione criminosa: “Non si spiegherebbe come mai, quando viene informato dal comandante della Polizia Locale Christian Francese della presenza di Mario Trovato nei pressi del cantiere di Parè, Rusconi chiami Palermo e gli chieda spiegazioni: ‘Fammi star tranquillo’ gli dice ‘ c’è qualcuno dietro questa cosa?’ ‘Tranquillo – gli risponde Palermo – non c’è dietro nessuno’. Se Rusconi avesse saputo che Palermo era un sodale di Trovato non avrebbe avuto motivo di chiedergli spiegazioni o di essere tranquillizzato” ha sostenuto l’avvocato.
Il comportamento dell’ex sindaco non sarebbe stato ambiguo neanche all’arrivo dell’informativa atipica del 25 luglio 2011, il cui contenuto sulle presunte infiltrazioni mafiose come ricordato dal legale non viene svelato da Rusconi a Palermo, ma dal sindaco lecchese, Virginio Brivio. A quel punto sono due le “spade di Damocle” a pendere sul “33enne e alle prime armi sindaco Rusconi”: da un lato la Prefettura, che gli lascia la discrezione di decidere cosa fare con l’atipica, ricordando che se deciderà per la revoca dell’aggiudicazione del bando non potrà usare le nozioni di polizia, dall’altro i suoi “consiglieri” in Comune gli ricordano che in caso di revoca il Tar avrebbe potuto fare ricorso e di fronte ad un’eventuale perdita, avrebbe dovuto risarcire di 200 mila euro la società vincitrice del bando.
Di fronte a questa situazione, secondo l’avvocato, Rusconi non poteva semplicemente denunciare e far saltare tutto, come aveva suggerito il pm: “Da sindaco vuole pensare bene a cosa fare e si consulta con tutti coloro che possono dargli un consiglio, non si consulta certo con Palermo o con Mario Trovato, cosa che avrebbe potuto fare se avesse voluto agevolare la loro attività”. Un altro dettaglio a contrasto della tesi accusatoria viene, secondo l’avvocato, dalla testimonianza di Stefano Simeone, della Prefettura di Lecco: “Durante l’esame Simeone aveva detto chiaramente che di fronte all’informativa atipica era raro che i Comuni revocassero l’aggiudicazione ai bandi, solo Valmadrera e Lecco lo avevano fatto. Questo mi pare costituisca una prova indiscutibile della mancanza di volontà di agevolare il sodalizio criminoso”.
“Il mio assistito – ha concluso l’avvocato – non ha fatto un atto verso l’agevolazione ma mille verso l’interruzione dell’aggiudicazione della gara della Lido di Parè Srl. Richiedo dunque l’esclusione delle aggravanti contestate e la concessione delle attenuanti generiche, in quanto Rusconi ha risposto all’interrogatorio e ha presenziato a tutte le udienze, comportamento che merita il riconoscimento di queste attenuanti”.
L’AVVOCATO ANGELO GIARDA – L’ultima mezzora dell’arringa a difesa di Marco Rusconi ha visto intervenire Angelo Giarda: “E’ innegabile che ci sia stata una confidenza con chi aspirava ad avere la concessione del bando – ha detto dopo una premessa ricca di tecnicismi giuridici – ma la rilevanza penale è tenue. A supporto di ciò si ricorda che da parte del Comune di Valmadrera non c’è stata costituzione a parte civile a dimostrazione dell’assenza di danneggiamenti di immagine. La comunità valmadrerese stessa si è chiusa a quadro intorno al suo sindaco uscente, dimostrando solidarietà”.
La decisione, ora, spetta ai giudici.