Galbiate. Trovato morto in casa, indagato il fratello. Sulla vicenda ‘la piaga della solitudine’

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foto archivio

Francesco Spreafico iscritto nel registro degli indagati per ‘occultamento di cadavere’

I suoi legali: “Auspichiamo che la scrupolosa attività promossa degli inquirenti definisca nel minor tempo possibile gli accadimenti”

GALBIATE – “Riteniamo doveroso intervenire per una corretta narrazione degli eventi che hanno drammaticamente coinvolto Francesco e Angelo Spreafico”. Così gli avvocati lecchesi Alessandra Carsana e Ester Invernizzi, difensori di Francesco Spreafico, iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Lecco per ‘occultamento di cadavere’.

La vicenda è tristemente nota: il fratello di Francesco, Angelo, era stato rinvenuto senza vita nella sua abitazione di Galbiate, una bifamiliare condivisa appunto con il parente. ll corpo del 62enne è stato ritrovato in avanzato stato di decomposizione nel suo letto. I primi accertamenti medico legali hanno ipotizzato una morte naturale (sul corpo non sono stati trovati segni di violenza), avvenuta almeno 3 anni fa. Si attende ora l’esito dell’esame autoptico eseguito nella giornata di ieri, lunedì, che potrà dare maggiori elementi agli inquirenti.

Nel registro degli indagati è stato iscritto come detto il fratello Francesco Spreafico, residente al piano inferiore della bifamiliare dove si è consumato il dramma. L’uomo ha ‘convissuto’ con il cadavere del fratello, senza denunciarne la morte. Una vicenda che sembrerebbe, almeno per il momento, riconducibile ad una situazione di estrema solitudine. Angelo Spreafico aveva perso il lavoro dopo la pandemia del Covid che l’aveva profondamente segnato e si era ‘rinchiuso’ nella sua abitazione senza avere più contatti con l’esterno.

Come anche ribadito dai due legali del sig. Spreafico: “Tutti gli elementi ad oggi a noi noti escludono scenari che ascrivano al nostro assistito condotte diverse dalla incapacità di affrontare la scomparsa del fratello dovendosi imputare, allo stato, la vicenda esclusivamente alla piaga della solitudine“.

“Auspichiamo che la scrupolosa attività promossa degli inquirenti definisca nel minor tempo possibile gli accadimenti, restituendo al nostro assistito la necessaria tranquillità per affrontare il proprio dolore” hanno concluso.