Pronto Soccorso, quando il problema non sono le file ma gli insulti e le aggressioni

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LECCO – Notte tra venerdì 24 e sabato 25 febbraio. Un uomo ubriaco arriva al Pronto Soccorso di Lecco. Il personale lo assiste e lo tiene in osservazione viste le condizioni alquanto disastrose in cui versa. La mattina di sabato, un’infermiera del Triage lecchese sincerandosi delle condizioni dell’uomo si accinge a sostituirgli la flebo quando si ritrova a terra colpita da un pugno in pieno volto. Per la donna 25 giorni di prognosi. Per l’ubriaco una denuncia d’ufficio.

Questa non è la regola, certo, ma non è nemmeno un episodio sporadico al PS lecchese. “Probabile – dice qualcuno – che sia così anche negli altri ospedali, ma un po’ di sicurezza in più sarebbe necessaria”.

I più facinorosi sono soprattutto tossici e ubriachi, soliti ad andare in escandescenza in preda agli effetti della droga e ai fumi dell’alcol. C’è chi si ferma agli insulti verbali e invece chi passa all’azione talvolta diventando anche pericoloso. Se n’è accorto chi, tempo fa, ha assistito ad una persona che si è accanita contro un tablet del reparto distruggendolo o chi si è visto arrivare una sedia addosso, poi fortunatamente schivata e finita contro una vetrata.

Un presidio c’è, un poliziotto è presente dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 16. Si potrebbe fare di più indubbiamente, come per esempio si fa al San Gerardo di Monza dove il Pronto Soccorso ha un presidio 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non sarà questa la soluzione, ma già avere un agente sempre presente, da un lato da un senso di sicurezza maggiore a chi ci lavora e dall’altro comunque un deterrente in più per coloro che arriva al PS e si lasciano andare in comportamenti “bellicosi”.

Sicuramente ci saranno anche altre accortezze da poter compiere affinché vi sia garantita una maggior sicurezza a coloro che lavorano al Pronto Soccorso e, per questo, lasciamo a chi di dovere il compito di valutare il da farsi.