Rapina alle poste. In tribunale il racconto della vittima: “Mi urlava dammi i soldi o ti ammazzo”

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L’Ufficio Postale di Acquate in Via Renzo Tramaglino

LECCO – Avrebbe rapinato l’Ufficio Postale di Acquate (vedi articolo) trafugando un bottino di oltre 700 euro per poi darsi alla fuga a bordo di un motorino. M. G., attualmente a piede libero e difeso dall’avvocato Richard Martini, è accusato di ricettazione attraverso rapina.

Ad aiutare gli uomini delle forze dell’ordine a risalire al presunto rapinatore era stata proprio la vittima di quella spiacevole mattina del 29 agosto del 2012: l’unico dipendente dell’Ufficio Postale di Acquate sito in via Renzo Tramaglino, ascoltato oggi insieme ad altri testimoni di fronte al collegio giudicante e al pm Silvia Zannini.

“Quella mattina ero arrivato con qualche minuto di ritardo al lavoro – racconta in aula il dipendente postale – e dopo aver puntato la cassaforte ho assistito un primo cliente che ha effettuato un versamento di 200 euro. Non erano neanche le 8.30, quando ho sentito il rumore di un motorino e poco dopo ho visto entrare nell’ufficio un uomo alto, robusto, vestito di nero con in testa un casco e il viso parzialmente coperto. Aveva uno zainetto nero in mano e ha cominciato a urlare: ‘Dammi i soldi, questa è una rapina’. Nonostante il panico l’ho tranquillizzato e ho aperto il cassetto operatore dove erano contenuti alcuni contanti, tra cui i 200 euro che avevo appena incassato dal signore precedente: glieli ho consegnati, saranno stati circa 700 euro. Ma lui non era soddisfatto e allungando lo zainetto verso di me continuava a gridare di volerne di più: ‘Buttami dentro i soldi altrimenti ti ammazzo’ minacciava. Gli ho spiegato che la cassaforte era a tempo e mancavano ancora 5 minuti per aprirla, a quel punto com’è entrato è uscito e si è allontanato, in moto”.

rapina_poste_acquateA seguito dell’accaduto è scattata la chiamata alle forze dell’ordine che, giunte sul posto per i rilievi del caso, venivano a conoscenza del furto di un motorino, perpetrato poco prima del momento della rapina ai danni di un frequentatore del Bar Gazebo, situato in Via Don Minzoni, a pochi metri dall’Ufficio Postale.
Sarebbe proprio questo, per l’accusa, il mezzo di trasporto utilizzato dal rapinatore per allontanarsi dal luogo del delitto: il motorino, una Vespa per l’esattezza, verrà ritrovato a metà mattinata, intorno alle 10.30 (stando alle dichiarazioni dei testimoni della Polizia di Stato della Questura di Lecco sfilati oggi davanti al collegio) in via Paolino dei morti, sempre nel rione di Acquate, non molto lontano dalle Poste.

Nemmeno la presenza confermata del sospettato al SerT di Corso Promessi Sposi, intorno alle 9.30 della mattina del 29 agosto 2012, per ritirare una terapia metadonica sarebbe decisiva per l’accusa al fine di scagionare M.G., che avrebbe potuto compiere la rapina e il furto del motorino alle 8.30, recarsi quindi al SerT e abbandonare il mezzo di nuovo ad Acquate, dove sarà ritrovato da un amico del proprietario verso le 10.30.

La vittima ha poi raccontato come, passato il momento di shock, abbia potuto riflettere meglio sull’autore del gesto, permettendogli quindi di aiutare le forze dell’ordine nel risalire al sospettato: “Alcuni dettagli, la corporatura robusta e soprattutto il timbro di voce, mi hanno riportato ad un evento: quell’uomo lo avevo già visto, 3-4 mesi prima, presso l’Ufficio postale di Via Dante in centro Lecco. L’atteggiamento era scontroso, nella fattispecie si lamentava di qualcosa che aveva a che fare con una successione: il padre era morto. Con questa consapevolezza mi sono rivolto in Questura il giorno dopo l’accaduto, il 30 agosto.”

I dettagli rilasciati hanno quindi permesso agli uomini della Questura di stilare una lista di sospettati tra i quali la vittima avrebbe riconosciuto M.G.
Positivo l’esito della perquisizione della casa del sospettato disposta dalle forze dell’ordine che ha portato al rinvenimento di un giubbotto nero taglia 54 e una felpa scura di taglia XXL, riconosciuti in sede di esame in Questura dal dipendente dell’Ufficio Postale rapinato: “La vittima – racconta il Comandante Capo della Polizia di Stato di Lecco Marco Cadeddu – ricordava un odore acre emanato dal rapinatore e ha voluto annusare gli indumenti, riscontrando un’ulteriore corrispondenza”. Corrispondenza poi convalidata quando M.G. viene condotto in Questura e riconosciuto, pur non avendolo incontrato direttamente, dall’operatore postale. Per l’uomo scatta quindi la denuncia a piede libero, in attesa del termine del procedimento penale a suo carico.

Per la difesa non tornerebbero tuttavia alcuni elementi: stando alla direttrice dell’Ufficio Postale di Via Dante a Lecco ascoltata in mattinata, il trasferimento dei soldi del libretto postale del padre deceduto a M.G. (una somma di 30mila euro) sarebbe avvenuto circa un mese prima dell’episodio di rapina. Una circostanza che, per il legale Martini, allontanerebbe dal suo assistito ogni sospetto: dopo aver ricevuto tale eredità non avrebbe avuto infatti bisogno  impellente di soldi.

Collegio e ultimi testi si ritroveranno in aula per le ultime audizioni e la discussione il prossimo 26 marzo.