Slitta la pensione
    per 15mila donatori
    di sangue lecchesi

    Tempo di lettura: 2 minuti

    LECCO – Ora non saranno solo gli esodati ad avercela con la Fornero: è passata infatti inosservata, almeno fino a pochi giorni fa, la situazione di migliaia di donatori di sangue in tutta Italia che a causa della recente riforma delle pensioni si vedranno slittare il proprio pensionamento.

    Saranno infatti costretti ad allungare la propria permanenza sul posto di lavoro per un numero di giorni pari alle donazioni di sangue ed emocomponenti effettuate o ad una decurtazione del 2% dell’assegno previdenziale nel caso in cui non volessero (o non potessero) recuperare le giornate perse.

    Questo perché le donazione di sangue, così come i permessi retribuiti per motivi familiari e lutto, il diritto allo studio, lo sciopero e i congedi parentali (ex maternità facoltativa) “sembrerebbero non utili al fine di determinare l’anzianità da prendere in considerazione per non far scattare le penalizzazioni previste”.

    E’ quanto ha denunciato l’AVIS nazionale, dopo aver raccolto le segnalazioni dei propri volontari prossimi alla pensione. Più donazioni, più giorni di permesso dal lavoro e più giorni ora da recuperare per evitare la penalizzazione; si parla di mesi per chi ha effettuato 100 e più donazioni.

    La notizia che ha provocato sconcerto anche in provincia di Lecco, dove si contano ben 15 mila donatori attivi.

    “Qualcuno dei nostri volontari si è fatto vivo, stupito e amareggiato, chiedendoci chiarimenti – ha spiegato il presidente provinciale di Avis Lecco, Bruno Manzini – Crediamo sia un mancato riconoscimento del valore morale della donazione e può scoraggiare i volontari, quando invece dobbiamo cercare di ingaggiare più persone possibili che donino il sangue. E’ qualcosa che va a colpire un servizio che offre un vantaggio per tutta la società”.

    Ad Erba sono più di 2 mila i donatori e il loro presidente Riccardo Fumagalli, contattato dalla redazione di Erbanotizie.com  ha espresso tutta la sua preoccupazione: ” Credo che la voce di oltre un milione di avisini basti e spero davvero che si faccia un passo indietro. Non è possibile pensare che una persona che fa del bene e dona ci deve pure rimettere sul piano pensionistico”.