Terroristi condannati, “erano determinati a compiere attentati”

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    Kachia e Moutaharrik in una foto insieme a Lecco
    Kachia e Moutaharrik in una foto insieme a Lecco

    LECCO / MILANO – “Determinati a porre in essere attentati terroristici, uccidendo gli occidentali”. Così il giudice descrive Abderrahim Moutaharrik, soprannominato dalla stampa ‘il pugile dell’Isis’, e Abderrahmane Khachia, entrambi marocchini, il primo arrestato a Lecco e il secondo nel varesotto nell’operazione condotta da Carabinieri e Digos nell’aprile dello scorso anno

    Dopo le condanne a sei anni di carcere, ecco le motivazioni della sentenza pronunciata nei giorni scorsi dal tribunale di Milano.

    Entrambi i presunti terroristi “hanno sempre fatto espresso riferimento alla volontà di commettere attentati, valutando anche dei possibili obiettivi, intenzione pienamente condivisa dalle due donne” ovvero Salma Bencharki, moglie di Moutaharrik (condannata a 5 anni) e Wafa Koraichi (per lei una pena di 3 anni 4 mesi), sorella di Mohamed Koraichi, quest’ultimo già partito per la Siria insieme a moglie e figli.

    Moutaharrik e Khachia, secondo il gup di Milano “erano seriamente intenzionati a raggiungere la Siria e chiara era la loro volontà di raggiungere il territorio dell’Isis, organizzazione terroristica di cui si sentivano e facevano parte, per partecipare alla jihad in quella terra. Il loro agire, anche estemporaneo e isolato in Europa, sarebbe stato ricondotto allo Stato Islamico e da esso certamente rivendicato”.

    Tra i possibili obiettivi c’era il Vaticano, lo avrebbe detto lo stesso Moutaharrik in un’intercettazione telefonica: “Giuro sarò io il primo ad attaccarli in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l’attacco, nel Vaticano”.