Tragedia in Svizzera. Alquà e Ratti, un alpinismo spinto dall’amore per la montagna

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Tragedia montagna Ratti Alquà

La notizia della morte dei due alpinisti ha lasciato attonita l’intera città di Lecco

Alquà, amministrativo del Soccorso Alpino, e Ratti, anima degli Asen Park, erano impegnati in un’uscita scialpinistica in Svizzera

LECCO – Un silenzio attonito, una tragedia che non ha spiegazioni. L’intera città di Lecco è incredula di fronte alla morte di Vale e Maxi, come li conoscevano tutti. Valentino Alquà – 49 anni – e Massimo Ratti – 36 – erano insieme, questa mattina, domenica 19 maggio, lungo il costone Nord della Pigne D’Arolla, che con i suoi 3.800 metri svetta nel Canton Vallese, in Svizzera, quando una valanga li ha sorpresi e travolti.

L’elicottero e i soccorritori della Air Glaciers sono intervenuti immediatamente, appena ricevuta la chiamata del terzo scialpinista impegnato nell’uscita – scampato alla slavina e  riuscito a lanciare l’allarme -, ma per i due alpinisti lecchesi non c’era già più nulla da fare.

Un amore profondo, il loro, per la montagna. Innamorati della libertà che si assapora risalendo le pareti in arrampicata o scendendo giù da pendii innevati con gli sci ai piedi. Esperti conoscitori delle vette e attori di innumerevoli avventure: è enorme il vuoto che lasciano in chi li conosceva.

Valentino Alquà: il lavoro al Soccorso Alpino, le corse in montagna e la vita a Germanedo

Valentino Alquà
Valentino Alquà

Per lavoro, da più di sei anni, era impiegato amministrativo del Soccorso Alpino, nella sede del Bione. Nel tempo libero praticava scialpinismo, arrampicava, andava in MTB e correva sui sentieri. Valentino Alquà – classe 1974 – abitava nel rione di Germanedo e la passione della montagna l’aveva ereditata dal padre, Adelio – nome noto nella costellazione alpinistica lecchese, direttore della scuola Valmadrerese di alpinismo Attilio e Piero Piacco nel 1997.

Valentino era di poche parole, ma in compagnia ci stava volentieri, attento osservatore, uno spirito arguto, ciò che diceva non era mai casuale. Istruttore di sci alpinismo nella scuola Cai di Valmadrera, forte atleta anche nella corsa in montagna, legato da un rapporto di amicizia con il direttore del nostro quotidiano, nel 2018 aveva anche corso la Resegup indossando la maglietta di Lecconotizie.

Massimo Ratti, le imprese con gli AsenPark: dal Bianco al Pizzo Badile

Massimo Ratti
Massimo Ratti

“Maxi” invece, come lo chiamavano gli amici, anche lui di Germanedo come Alquà, aveva trentasei anni ed era secondo di tre fratelli. Nella vita di tutti i giorni era un elettricista, ma la sua più grande passione è sempre stata la montagna, tanto che da tempo era l’anima del gruppo alpinistico Asen Park, con cui ha scritto la storia di svariate avventure alpinistiche.

Una, in particolare, gli aveva consentito di vincere l’Asino d’Oro, per aver scalato la via Normale sul Pilone Centrale al Monte Bianco, insieme all’amico Claudio Clozza. Il riconoscimento gli fu assegnato nel 2019, in occasione dei dieci anni dalla fondazione del gruppo Asen Park.

Memorabile anche la ripetizione invernale dello spigolo Nord del Pizzo Badile compiuta sempre con Clozza e un altro compagno di avventura, Pietro Bonaiti Pedroni. Prima dei tre alpinisti lecchesi, sulla stessa via era stata messa la firma di Casimiro Ferrari, Aldo “Aldino” Anghileri e Pino Negri nel 1965. Ratti, oltre a essere membro dell’Asen Park, era anche vicino al gruppo alpinistico Gamma di Lecco.