Barzanò. Aprile mese dell’arte, secondo appuntamento con Antonella Gerbi

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Inaugurazione sabato 13 aprile alle 17 presso la Canonica di San Salvatore

“Le mie ultime sperimentazioni sono composte da più elementi che mi permettono la manifestazione e l’espressione di un’idea”

BARZANO’ – Il mese di aprile, a Barzanò, sarà dedicato all’arte: mostre, installazioni urbane, momenti per i bambini e tante altre iniziative organizzate dalla Commissione Culturale del Comune di Barzanò in collaborazione con firmatari del Patto per la Lettura.

L’appuntamento è per sabato 13 aprile alle ore 17 presso la Canonica di San Salvatore dove si inaugura la personale della scultrice Antonella Gerbi, attuale vincitrice del bando annuale Residenza d’Artista del Consorzio Villa Greppi.

La mostra è realizzata in collaborazione e in sinergia con il Consorzio. All’inaugurazione saranno presenti Gualtiero Chiricò, sindaco di Barzanò, Lucia Urbano, Presidente del Consorzio Villa Greppi e Marco De Crescenzo, curatore d’arte a cui è affidata la presentazione dell’artista.

Artista poliedrica, che si muove tra scultura, installazione e performance, Antonella Gerbi porta a Barzanò la mostra “Carte d’identità“, una selezione di opere pensate in stretta sinergia con gli spazi della Canonica. “Il mio percorso attuale – spiega l’artista – si muove attorno al concetto di provvisorietà che ci circonda, indagato attraverso l’osservazione quotidiana delle cose nella loro evoluzione, crescita e scomparsa. Sempre più mi sento immersa nel modo in cui vivo e, attraverso la mia esperienza personale, imparo e ho l’esigenza di descrivere il mondo nelle sue complessità. Nel mio fare artistico è come se sviluppassi diversi percorsi attraverso l’uso di media differenti la scultura, l’installazione, l’incisione, la fotografia, la performance. Tutto confluisce nella volontà di rendere visibile ciò che non lo è, fosse questa una sensazione, un concetto o una forma estetica”.

“I miei ultimi lavori – spiega l’artista – mostrano l’evoluzione di un percorso che fa da ponte tra passato e futuro: un materiale ipertecnologico e artificiale come il plexiglass, si innesta su materiali antichi e naturali come il marmo e il legno, a rappresentare la nostra ibrida epoca contemporanea e postmoderna, in cui organico e inorganico si mescolano per partorire qualcosa di nuovo e ancora sconosciuto. Il mio è un gioco di incastri in cui le forme interne si stringono e si uniscono a un altro corpo esterno, l’intrusione in plexiglass, formando una geometria che soddisfi pienamente l’occhio. Inserendo tasselli di plexiglass all’interno della scultura sviluppo una meta-scultura, ovvero una scultura nella scultura: la parte di plexiglass che si vede viene lavorata come un materiale da intaglio, come se fosse un materiale antico”.

“Quando lavoro con il plexiglass a togliere, a levare, creo un vuoto con dell’aria all’interno che è proprio ciò che si vede. Lavoro al negativo, la scultura è fatta di aria e in questo modo racconto qualcosa che in realtà non esiste. Cerco di dare corpo all’assenza attraverso una presenza. Quando lavoro con la pietra, in certi casi, trovo dei pezzi che sono così belli in sé che mi viene naturale fare solo interventi minimi. Cerco di evocare forme che ricordino l’immagine della nudità più profonda e nascosta, le parte più misteriosa del corpo: le ossa, ossa dell’uomo, ossa della terra nel loro bianco splendore. Le mie opere partono da una base anatomica molto forte, soprattutto le ossa, che sono ciò che ci sorregge” commenta Antonella Gerbi, l’artista.

Le mie ultime sperimentazioni sono composte da più elementi che, diventando installazioni ambientali, sculture o azioni performative mi permettono la manifestazione e l’espressione di un’idea. Tutta la mia ricerca vuole essere una scrittura in frammenti, senza pretese di globalità: frammenti del proprio tempo che sopravvivono alla quotidianità. Non voglio creare una visione unitaria, completa e violenta, piuttosto creare una poesia solida e rarefatta insieme, sottile, una narrazione polisemica in cui convivono identità differenti” conclude così l’artista.