Ance: settore in crisi. ‘Il problema non si risolve con baratti’

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LECCO – Ha riscosso particolare attenzione la mobilitazione del mondo delle costruzioni contro i ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione, che ha esordito pubblicamente con la manifestazione di ieri a Roma e che vede riuniti insieme i costruttori di Ance, tutta la filiera riunita sotto Federcostruzioni, gli artigiani, le cooperative e tutto il comparto industriale delle costruzioni.

“Un intero settore è in ginocchio – ha avuto modo di affermare il presidente Buzzetti – è necessario trovare immediatamente una soluzione concreta, anche a costo di recuperare il denaro dovuto tramite azioni legali. In questi anni abbiamo responsabilmente fatto proposte concrete che non hanno trovato ascolto, oggi è il momento di avere delle risposte.”

Grazie a una capillare azione di monitoraggio condotta da tutto il sistema Ance si è finora raggiunta la cifra di un miliardo di debiti delle imprese Ance. Si tratta di una prima tranche di credito che è pronta per essere trasformata in un decreto ingiuntivo. Si stima che di questo passo si potrà arrivare a 9 miliardi solo per le imprese Ance e a 19 per tutto il comparto e che vede coinvolte oltre 1300 amministrazioni.

Una situazione non più sostenibile, soprattutto in un periodo di crisi così forte per il settore delle costruzioni che dall’inizio della crisi ha visto ridursi drasticamente gli investimenti (-24%) e che ha lasciato a casa oltre 380.000 lavoratori.

“Quella dei costruttori non è un’iniziativa contro le amministrazioni pubbliche che in questi anni sono rimaste schiacciate sotto il peso del patto di stabilità che ha bloccato di fatto qualsiasi investimento – spiega il presidente di Ance Lecco, Mario Sangiorgio – Non è un caso, infatti , che essa possa contare sul sostegno dell’Anci, dell’Upi e dei sindacati dei lavoratori e di molte altre associazioni che sono impegnate su questo fronte. È semmai un’azione decisa contro la mancanza di scelte che, a livello centrale, siamo costretti purtroppo a dover riscontrare. A cominciare dal Governo, che non può pensare di risolvere il problema con baratti, Bot, Cct. Le nostre aziende hanno bisogno di liquidità e di cessione dei crediti pro soluto, l’unica che ci permette di liberare linee di credito per la nostra impresa”.

“Sempre il Governo – continua Sangiorgio – deve intervenire per modificare il Patto di Stabilità interno, che costituisce un pesante limite su più fronti: per le imprese che non vengono pagate per le opere compiute; per i comuni che non possono investire sul territorio, sebbene abbiano i soldi in tesoreria; per le aziende che non possono beneficiare di nuovi lavori da realizzare; per i cittadini e le comunità locali, che vedono deperire il proprio patrimonio di edifici pubblici e strade”.