Carsana, parlano i lavoratori: “Crisi sottovalutata”

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carsanaLECCO – “Di fronte a questa situazione di stallo che perdura ormai da oltre un mese nell’Impresa Pietro Carsana & C. Srl, vogliamo porre l’attenzione sulle cento e più persone messe in cassa integrazione straordinaria per ‘crisi improvvisa’ come comunicato dalla proprietà e che in molti sembrano aver dimenticato”.

A prendere parola, con una nota stampa, sono alcuni lavoratori della nota impresa edile lecchese, oggi in procedura concorsuale per provare a ripianare la situazione finanziaria ed evitare di ricorrere al concordato preventivo. Grande è la preoccupazione tra i dipendenti, in totale 133 maestranze, riguardo al futuro dell’azienda e ai loro posti di lavoro. 

Segue il loro comunicato, che riportiamo integralmente, nel quale i lavoratori esprimono i propri timori e chiedono di essere tutti tutelati adeguatamente ma nella nota rinfacciano anche ai vertici di Carsana  di aver “sottovalutato” i segnali di una crisi che ha travolto una delle più importanti imprese lecchesi del settore.

“D’innanzi a questa situazione, ci chiediamo come la scelta, da parte della proprietà, di mantenere in attività i lavoratori con le retribuzioni più elevate a discapito di figure impiegatizie con stipendi inferiori e pari mansioni, collocate invece in cassa integrazione, possa giustificare ed essere coerente con le motivazioni addotte con la richiesta di concordato, ovvero per crisi di liquidità. Ci chiediamo, inoltre, come la messa in cassa integrazione dei lavoratori per un periodo di 5 settimane possa garantire, dopo un lasso di tempo così lungo, la ripresa dell’attività degli stessi e quindi la rotazione concordata dall’Azienda con le parti sociali.

Ci chiediamo quanto queste procedure siano coerenti con i principi di correttezza, buona fede e di tutela dei lavoratori tutti. Siamo quindi a chiedere un obiettivo controllo e una valutazione dei criteri fino ad ora adottati dall’Azienda, oltre all’attuazione di procedure che tutelino tutti i lavoratori e le professionalità coinvolte, senza distinzioni di sorta.

Nuovamente senza polemica, si chiede di prestare attenzione alle responsabilità sociali e morali di una imprenditrice che, in un periodo storico così difficoltoso, ha evidentemente ed indubbiamente sottovalutato (o ignorato) i segnali di una crisi (che ha riguardato innegabilmente da tempo anche la nostra Azienda) e che non possono essersi manifestati improvvisamente. Infine, ci chiediamo se, piuttosto di favorire attività, seppur nobili, fondate su principi etici e di “pietas” cristiana, ma inconciliabili con la gestione dell’azienda, si fossero affrontate le criticità e le difficoltà sopravvenute, con un approccio imprenditoriale responsabile, sano e consapevole, sarebbe cambiato il drammatico epilogo dei lavoratori coinvolti.

Il“modus operandi” adottato ha innescato invece, a nostro parere, un continuo ed inarrestabile degenerare della situazione economicafinanziaria dell’Azienda, portandola, pur tuttavia non facendo trapelare nulla, all’attuale esito drammatico, non permettendo la benché minima valutazione di poter applicare degli ammortizzatori sociali in tempi utili per stendere un valido piano di ristrutturazione aziendale e di tutela dei lavoratori tutti. La scelta dell’Azienda di non anticipare la retribuzione della cassa integrazione (che pertanto verrà erogata dall’Inps con le ben note tempistiche di 4/5 mesi), causerà problemi di carattere economico per tutte le famiglie coinvolte. Senza tralasciare la questione T.F.R., versato in Azienda per circa complessivi euro 1.000.000 e che arriverà parzialmente nelle nostre tasche fra 4\5 anni.

carsanaStiamo vivendo una criticità di estrema importanza, che non riguarda tuttavia la sopravvivenza delle sole famiglie dei dipendenti Carsana, ma anche di tutte quelle realtà che fanno parte del cosidetto indotto: fornitori, subappaltatori, professionisti che si trovano esposti con l’Azienda anche per cifre importanti e che si sono trovati costretti (o si troveranno ad esserlo) a ridurre il numero dei collaboratori e del personale mediante licenziamenti o annullamento di contratti, che faranno esplodere una situazione sociale fino ad ora ancora troppo sottovalutata.

Dai giornali si apprende poi che è in atto una procedura per riaprire con una nuova società, che lascia molto amaro in bocca alle persone coinvolte nella vicenda. Forse grazie a un “nuovo sponsor”, infatti come un’araba fenice, l’Impresa risorgerà dalle ceneri della vecchia lasciando a bocca asciutta i numerosi dipendenti ma soprattutto tutti i fornitori (e son tanti) connessi al caso. Se fosse vero, come dire “cornuti e mazziati”.

Quanto esposto sia uno spunto di riflessione ed un auspicabile aiuto a chi, nominato dal Tribunale in questa situazione di difficoltà economica della Azienda, si trova a valutare le possibili vie e procedure perseguibili, aventi come primo ed unico obiettivo la continuità dell’Azienda, senza perdere di vista i lavoratori, l’enorme indotto e le ripercussioni sociali anzidette.

Gruppo di lavoratori Carsana