CIVATE – Si era salvato dalle chiusure delle sedi di Premana e Casargo decise nel 2014 dalla casa madre ma giusto questo lunedì Fiskars ha annunciato la chiusura anche del magazzino di Civate entro marzo 2016 pe mantenere un’unica grande sede logistica in Germania.
La notizia è stata diramata dalla multinazionale finlandese con una comunicazione inviata ai sindacati che mercoledì hanno deciso protestare insieme ai lavoratori con un presidio di fronte allo stabilimento lecchese.

“Lo scorso anno eravamo riusciti a far ragionare l’azienda sulle potenzialità di questo magazzino dove i lavoratori si occupano anche di preparare dispenser in base alle richieste della clientela, un servizio importante – spiega Rino Maisto, sindacalista della Fiom – mantenendo il magazzino si era riusciti a salvaguardare l’occupazione. Avevamo chiesto a Fiskars un incontro per un aggiornamento sul bilancio ed invece ci è stata annunciata la chiusura del magazzino”.
A Civate sono otto i magazzinieri che resterebbero senza impiego ma non è ancora chiaro il futuro degli altri 22 dipendenti degli uffici commerciali. Nel frattempo si sarebbe dimesso l’amministratore delegato Francesco Chinaglia: “Quando aveva accettato l’incarico ci aveva comunicato il suo obiettivo mantenere l’attività di questa sede e di aumentare l’occupazione. E’ grazie a lui che lo scorso anno il magazzino si era salvato dalla chiusura- prosegue Maisto – probabilmente ha deciso di lasciare quando la casa madre ha preso una strada diversa”.
La Fiom rinfaccia alla multinazionale di non aver voluto puntare ai marchi del territorio come Montana e Kaimano, il primo acquisito dall’azienda valtellinese Sanelli, per produrre i propri coltelli in Cina, chiudendo così le sedi produttive di Premana e Carsargo, mettendo in mobilità 58 lavoratori.
“Oggi l’azienda ha un fatturato di circa 10 milioni di euro, in passato invece, con i prodotti Montana e Kaimano, era il doppio” prosegue il sindacalista della Fiom che ora punta ad ottenere ragguagli dall’azienda rispetto alla sorte dei 22 impiegati della sede di Civate e ammortizzatori sociali per i lavoratori esuberati, per i quali non vi sarebbe possibile la ricollocazione se non in Germania.

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