Lavoro. Cgil Lecco: Nel 2016 non crescerà l’occupazione

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Wolfango Pirelli - CGIL
Wolfango Pirelli - segretario CGIL Lecco
Wolfango Pirelli – segretario CGIL Lecco

LECCO – Anche il 2015 è stato un altro anno di difficoltà per l’economia lecchese ma anche un anno nel quale si è iniziata ad intravedere la luce in fondo al tunnel della crisi che dal 2008 attanaglia le imprese; una crisi che a Lecco ha fatto triplicare il tasso di disoccupazione, che ha raggiunto l’8,3% nel 2013.

Qualche piccolo segnale positivo c’è stato nell’anno appena concluso: ordini, produzione e fatturati delle aziende hanno recentemente conosciuto una piccola ripresa che farebbe ben sperare, la disoccupazione è calata verso il 7%, ma non c’è ancora stata una svolta sul fronte occupazionale. E’ davvero alle spalle la crisi nel lecchese? Lo abbiamo chiesto al segretario provinciale della Cgil di Lecco, Wolfango Pirelli.

Segretario, il 2015 si è concluso con due grandi aziende della città finite in concordato preventivo, l’impresa Carsana e il Tubettificio Europeo. Dobbiamo aspettarci ulteriori crisi aziendali nel 2016?

“Sono due vicende differenti: quella del Tubettificio è una crisi finanziaria, l’azienda non ha grossi problemi di mercato e quello che si sta tentando di fare è pilotarla fuori da queste difficoltà, quella alla Carsana è una situazione molto più pesante perché, alla crisi finanziaria dell’impresa si affianca una crisi strutturale del settore edile, anche se mi piacerebbe scavare a fondo dietro Carsana per capire di più le ragioni di questa crisi e della gestione dell’impresa. Sono due fatti che ci danno comunque l’idea di quello che sta accadendo: a mio avviso la crisi si è fermata, ha raggiunto il suo punto di caduta massima, ci sono segnali anche contraddittori che ci indicano un possibile terreno di recupero. Non nell’edilizia, anche se un piccolo elemento di novità c’è anche in questo settore: la ripresa degli investimenti degli enti locali in opere pubbliche, a Lecco lo stiamo vendendo per esempio con il cantiere del Palazzo di Giustizia, ed una leggera ripresa del settore immobiliare, delle ristrutturazione da parte dei privati”.

Oltre all’edilizia, quali sono i settori che hanno subito maggiormente la crisi e quali invece si sono salvati?

“Il caso dell’edilizia è drammatico, anche il tessile vive anni di difficoltà. Il manifatturiero ha dentro sé dei settori che hanno retto, penso al chimico e la grafico, quello della gomma plastica. Dipende molto dalla collocazione che le imprese hanno saputo darsi: chi ha puntato al mercato internazionale ha retto meglio, le aziende invece con un unico committente oppure orientate al mercato interno hanno subito di più. E’ comunque dal manifatturiero che arrivano i segnali più interessanti, è il settore prevalente in provincia di Lecco e va aiutato perché la sua ripresa segnerebbe un punto importante per il nostro territorio”.

L’occupazione tornerà a salire nel 2016?

“No, assolutamente. I segnali vanno in un’altra direzione. Nel 2015 abbiamo registrato una debole crescita dell’occupazione dovuta agli incentivi statali, una lieve inversione di tendenza che è costata grandi risorse economiche (ne valeva la pena? Io temo di no) che però da quest’anno e nel 2017 si andranno a ridurre drasticamente. Inoltre, il Governo ha cancellato i pochi strumenti che ci consentivano di tenere agganciati i lavoratori alle aziende in difficoltà, parlo non solo la cassa integrazione straordinaria ma anche degli che riducono il contratto di solidarietà. Per queste ragioni, il rischio nel 2016 è quello di un aumento della disoccupazione”.

La liberalizzazione degli orari di apertura nel commercio non ha favorito una ripresa delle assunzioni in questo settore nel lecchese?

“Se con la liberalizzazione degli orari si puntava ad un aumento dei consumi si è preso un granchio. Perché i consumi non aumenteranno se non crescerà il reddito delle persone. Quali sono stati invece gli effetti prodotti? Più competizione tra i supermercati e lo scaricare i costi sui dipendenti, aumentando i ritmi di lavoro e la flessibilità, con un peggioramento delle loro condizioni di lavoro e con assunzioni precarie. Abbiamo registrato anche casi in cui lavoratori venivano utilizzati nei giorni di apertura festiva e pagati con i vaucher”.

Esiste ancora un Sistema Lecco? Se sì, riuscirà a condurci definitivamente fuori dalla crisi?

No oggi non esiste più. Stiamo cercando di rimetterlo in piedi anche se il riordino istituzionale non ci sta dando una mano in questo senso. La vicenda della Camera di Commercio ha contato molto sulla fine di questo sistema, non tanto per la rielezione a presidente di Vico Valassi, ma perché esistono due visioni diverse riguardo agli accorpamenti territoriali che Lecco dovrà decidere a breve. Noi pensiamo che si debba evitare la competizione con Milano e agganciarci a Monza potrebbe voler dire trasformarci nella periferia dell’area metropolitana. Meglio la ricostruzione di una provincia forte di Como e Lecco, non un ritorno al passato perché c’è stata una storia individuale in questi ultimi anni ma allo stesso tempo si tratta di due identità economiche affini”.