Sarà possibile in alternativa, indicare il numero di fattura e gli estremi del pagamento. Un passo avanti per la tutela della privacy dell’agente
LECCO – Il DDL Lavoro ha definitivamente abrogato l’obbligo di indicare il compenso degli agenti immobiliari negli atti di compravendita, una norma introdotta nel 2006. La nuova legge consente maggiore discrezione nelle transazioni, tutelando la privacy degli intermediari e la libertà contrattuale delle parti. La FIMAA esprime soddisfazione, pur continuando a spingere per l’abrogazione totale della vecchia norma.
Un risultato importante accolto con soddisfazione anche da Fimaa Lecco, guidata dal presidente Matteo Zambaldo, che si unisce alla soddisfazione espressa da Fimaa nazionale.
“Cade una norma che non solo era fortemente anacronistica – commenta infatti Santino Taverna Presidente Nazionale di FIMAA-Confcommercio (Federazione Italiana Mediatori Agenti Affari) – ma che finiva anche con il limitare la libertà contrattuale delle parti”.
L’obbligo di dichiarare il compenso del mediatore negli atti notarili di compravendita era stato introdotto con il decreto legge 223/2006, con l’intento di contrastare l’evasione fiscale. Tuttavia, la norma aveva suscitato diverse critiche, soprattutto in relazione alla sua applicazione limitata esclusivamente agli agenti immobiliari e alla percezione che violasse la privacy degli stessi, rivelando informazioni economiche sensibili senza un chiaro beneficio per l’intero settore. L’obbligo di indicare il compenso, infatti, sembrava penalizzare il libero mercato, limitando la libertà contrattuale delle parti, senza considerare il fatto che l’agente immobiliare non è una parte dell’atto di compravendita, ma una figura esterna al contratto stesso.
“Oggi esistono strumenti, come la fattura elettronica – prosegue il Presidente Taverna – che consentono di contrastare in maniera più efficace l’evasione fiscale, senza però causare gli stessi problemi. La norma del 2006, infatti, costringeva a rivelare dati economici oggettivamente sensibili, e questo poteva penalizzare l’attività del mediatore visto che limitava la libera contrattazione tra cliente e professionista. Oltretutto, non bisogna dimenticare che a stipulare l’atto di compravendita di un immobile sono l’acquirente e il venditore: il mediatore non è una parte del contratto, ma era comunque tenuto a rivelare il proprio compenso. Una anomalia almeno in parte corretta”.
La Federazione ha avviato un confronto costante con il Governo, i membri della Commissione e le Autorità indipendenti, spingendo per la totale abrogazione della norma originaria. “La soluzione a cui si è giunti, anche se si tratta di un compromesso, è frutto di quel dialogo – conclude Taverna – e rappresenta in ogni caso un passo avanti nella tutela della privacy dei mediatori immobiliari. Nel corso dei molteplici incontri abbiamo costatato che esistono ancora forti resistenze, spesso dovute a posizioni meramente ideologiche. La FIMAA, con spirito di grande responsabilità, ha quindi preferito sostenere l’emendamento riformulato dal governo, ma continuerà a portare avanti un confronto serrato per arrivare ad abrogare la norma che ancora consente di indicare l’importo del compenso”.