“Un’annata complessa, ma bisogna risolvere il problema dei selvatici”
Chiesa gremita per la Santa Messa con l’offertorio dei prodotti delle due terre lariane
OGGIONO – Un’apertura coi fiocchi, oggi, per la Giornata del Ringraziamento interprovinciale di Como e Lecco: a guidare sul primo mezzo il corteo dei trattori è stata il sindaco di Oggiono Chiara Narciso, accolta in piazza dai vertici di Coldiretti prima dell’inizio della Messa, alle 11.30, presso la chiesa di Sant’Eufemia. Il parroco don William Abruzzese ha avuto parole speciali per gli agricoltori di Coldiretti, soffermandosi sul significato del Ringraziamento per i frutti della terra.
Il programma si è aperto con il raduno dei mezzi agricoli e l’accoglienza dei partecipanti alle 10 in piazza Vittoria (area fiera) e le sfilate per le vie di Oggiono, dove oltre cinquanta mezzi agricoli sono sfilati tra l’emozione dei presenti. Durante la Santa Messa si è svolto l’Offertorio dei prodotti agricoli provenienti dalle diverse zone delle due province lariane, quindi gli interventi delle autorità e la benedizione sul sagrato.
La Giornata del Ringraziamento è una consuetudine che si rinnova dal 1951, data della sua istituzione; dal 1975 è stata inserita dalla Conferenza episcopale italiana nel calendario liturgico e giunge quest’anno all’edizione numero 73.
I numeri dell’annata agricola
“Le due province di Como e Lecco rappresentano una biodiversità agricola sempre più accentuata, anche se sono costrette a fare i conti con problematiche non di poco conto, come il rincaro dei costi di produzione e l’assedio della fauna selvatica che continua a ritmi insostenibili” ha detto il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi nel suo intervento alla Giornata.
La storia dell’agricoltura lariana è secolare e con una preziosa eredità, anche sotto il profilo culturale “in termini di tradizioni zootecniche e casearie, di montagna, di alpeggi, di piccoli appezzamenti che le famiglie hanno tramandato di generazione in generazione: è la storia di un’agricoltura un tempo di sussistenza che oggi costituisce, invece, un’importante segmento economico, con la costruzione di legami virtuosi come quelli che mettono in connessione, appunto, l’agricoltura e il turismo, con all’orizzonte il vicino traguardo delle prossime olimpiadi invernali che coinvolgeranno il settentrione lombardo”.
Il microclima è unico, connesso al lago di Como i cui venti, che si incanalano verso la Valtellina e Valchiavenna, o verso la pianura, rendono possibile anche la coltivazione dell’ulivo, oltreché della vite. Cerealicoltura, zootecnia, florovivaismo e arte casearia restano invece i comparti chiave del territorio, garantendo una biodiversità estrema. Particolare è il segmento collegato all’alpeggio: prodotti unici e vocazioni di vita che, ancor oggi, spingono molti giovani a scegliere la vita dell’agricoltura montana: e di vocazione si tratta, sì, perché è impensabile oggi scegliere di trascorrere mesi e mesi in alpeggio, lontano da casa, senza una forte passione motivazionale.
Una realtà, quella del comparto primario delle due province di Como e Lecco, che per essere competitiva deve essere aiutata e sostenuta: in particolare, la specificità dell’agricoltura montana ha evidenziato negli ultimi anni e ancor più di prima il sostanziale gap che la differenzia da quella di pianura, complice anche la sempre più elevata e necessaria informatizzazione dei processi di produzione, controllo e vendita diretta online. Molto banalmente, dove non c’è copertura di linea dati – e in montagna il problema sussiste in maniera marcata – non è nemmeno pensabile un telecontrollo delle stalle o, in prospettiva, delle mandrie in alpeggio, ma nemmeno è possibile strutturarsi per la vendita diretta in e-commerce. Informatizzazione a parte, gli alpeggi oggi meritano un’attenzione maggiore, strutture adeguate, strade fondiarie percorribili ed efficienti.
“L’assedio della fauna selvatica, lo ripetiamo è un altro problema sempre più delicato nelle nostre province e nell’intero settentrione lombardo, che ha già portato anche l’abbandono di diverse attività di pastorizia, soprattutto per quanto riguarda le greggi – continua Trezzi -. L’agricoltura di montagna va aiutata per poter esistere ed essere competitiva. Lo chiedono soprattutto i giovani che intraprendono una scelta di vita coraggiosa e importante anche sotto il profilo culturale. Lo strumento che riteniamo più opportuno è un sorta di Psr della montagna, ovvero l’adozione di misure specifiche e ad hoc. Non c’è molto tempo, perché l’appuntamento olimpico che già ho ricordato è praticamente dietro l’angolo e il gancio di collegamento tra agricoltura e turismo non possiamo permetterci di perderlo”.
Circa l’annata agraria 2023, ecco alcune riflessioni per macro-settori: per quanto riguarda le colture cerealicole, quanto a rese, la stagione si è riportata sul quadro di un anno “normale”, ed è andata quindi mediamente meglio di quella passata. Ci sono stati però fenomeni metereologici particolarmente intensi (ovvero grandinate di luglio) che in alcune zone della bassa pianura comasca e lecchese hanno portato a danni estremamente marcati. Le piogge concentrate in particolare nell’ultimo mese hanno reso impossibile terminare in alcuni casi la raccolta di fieno, mais e soia, oltre a ritardare la semina dei cereali autunno vernini. Per quest’ultimo caso, eventuali danni si vedranno solo successivamente. Nel lecchese, produzione in netta crescita rispetto all’anno precedente, in considerazione del fatto che quest’anno, fatto salvo un paio di settimane in agosto, l’acqua non è mai mancata.
Diminuiti tuttavia gli ettari investiti a mais per il timore di un ripetersi delle problematiche di siccità dell’anno precedente. Stima produttiva: -20% rispetto al 2022. Per quanto riguarda i cereali autunno-vernini, discreta produzione ma con problematiche derivanti da diversi allettamenti dovuti ai numerosi giorni di maltempo forte e di vento. Calo del -10/15%. All’insegna della normalità la stagione florovivaistica: il comparto soffre però la forte concorrenza dettata dalle importazioni con l’estero. I dati saranno oggetto di un approfondimento successivo. Stagione vinicola: quantitativi in leggero calo rispetto allo scorso anno, ma annata abbastanza nella media. Calo contenuto -10%. Per quanto riguarda gli ulivi, la raccolta di queste settimane indica produzioni scarse di olive e resa in olio molto bassa (olive molto acquose per l’eccesso di pioggia delle settimane che hanno preceduto la raccolta). Dato non ancora stimabile. Nel settore del miele, la stagione è stata soddisfacente, tranne per la fioritura dell’acacia che anche quest’anno è stata decimata a causa del clima. Nel settore dell’alpeggio, la stagione è stata migliore rispetto all’anno precedente, con una produzione sufficiente di foraggi; per quanto riguarda il taglio di prati e pascoli, produzioni quantitativamente buone, qualitativamente un po’ meno in quanto il primo taglio è stato in significativo ritardo a causa delle piogge. Annata nella media, produzione con un +20% rispetto al 2022. Per quanto riguarda il settore agrituristico, l’anno è stato positivo con un alto tasso di prenotazioni anche durante la bassa stagione, prolungatasi di fatto fino a oltre metà ottobre. Tuttavia, la difficoltà di trovare manodopera rappresenta una preoccupazione, un problema che affligge diversi settori economici e che è accentuato dalla concorrenza svizzera nel comparto ricettivo.