Caleotto, la Uil protesta: “Contro di noi l’azienda e gli altri sindacati”

Tempo di lettura: 2 minuti
I rappresentanti della Uil di Lecco nella protesta del novembre scorso ai cancelli della Caleotto

LECCO – Sembra passata un’epoca da quando le bandiere sindacali sventolavano fuori da quello che era lo stabilimento della Lucchini, eppure c’è ancora agitazione nella fabbrica dell’Arlenico, almeno tra i lavoratori legati alla Uilm che lunedì hanno protestato fuori dai cancelli dell’azienda.

Il laminatoio è rinato tre anni fa come Caleotto, dopo l’acquisto da parte dei gruppi Duferco e Feralpi che hanno risollevato le sorti della fabbrica, riassumendo i lavoratori rimasti a casa con il fallimento Lucchini. eppure “la situazione in passato era migliore – dice Giulio Barbaro, dipendente della Caleotto e parte del direttivo della Uilm – si fanno grandi investimenti sul laminatoio ma non su quello che riguarda i lavoratori. Siamo sotto organico e nonostante questo da oltre un anno vengono chiesti straordinari, non c’è igiene e i bagni sono sporchi, i nuovi spogliatoi non sono stati ancora ultimati…”

Non sono però queste le motivazioni della protesta odierna, scoccata dopo la mancata concessione dell’ora di assemblea al sindacato e a seguito di ulteriori contrasti con l’azienda, oltre che con le altre rappresentanze sindacali.

Ad essere discriminata è la nostra azione sindacale e non capiamo neppure cosa abbiano da temere le altre organizzazioni, noi ce l’abbiamo con l’azienda – denuncia Enrico Azzaro, segretario provinciale della Uilm – abbiamo appreso dai lavoratori che in fabbrica c’è una situazione complicata e va affrontata, invece quando chiediamo incontri non ci vengono concessi, mentre l’azienda incontra le altre organizzazioni in Confindustria. Solo dopo aver mandato lettere attraverso i nostri legali, Caleotto si è resa disponibile ad incontrarci nella sede dell’associazione”.

Azzaro difende il proprio referente, Giulio Barbaro, “che, da quando è entrato nel nostro direttivo ha ricevuto lettere di provvedimento disciplinare – quattro in un anno ci dice il lavoratore – in oltre dieci anni di lavoro qui non ne aveva mai ricevute”.

Dopo il licenziamento di un lavoratore la Uilm aveva promosso uno sciopero la scorsa settimana, “ma è giunta voce che rappresentanti dell’azienda e anche sindacali avrebbero detto ai lavoratori di non aderire perché si sarebbero ritrovati con una contestazione per abbandono del posto di lavoro – prosegue Azzaro – si parla di unità sindacale su pensioni, rinnovi contrattuali e poi quando si parla di temi concreti nelle fabbriche ci troviamo contro, non solo l’azienda, ma anche gli altri sindacati”.