LECCO – Meno aperture e più chiusure per i pubblici esercizi in provincia di Lecco nei primi tre mesi del 2015, anche se, rispetto a marzo dello scorso anno, si registra un aumento delle attività di alloggio e ristorazione: lo rivelano i dati diffusi da Confesercenti Lecco nella mattinata di giovedì.
Nel primo trimestre dell’anno, in confronto con lo stesso periodo del 2014, la ristorazione mette a segno la crescita maggiore (+18%) pari ad un aumento del 2,26% rispetto al marzo dello scorso anno. In numeri si parla di 814 imprese attive a marzo 2015, 18 in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Da gennaio, però, sono nate 7 nuove attvità e 9 hanno chiuso.
Il numero più alto di chiusure si è registrato per i bar: 19 quelli che hanno dovuto abbassare la serranda da inizio anno e solo 9 sono quelli che hanno avviato l’attività. Confrontando i primi tre mesi di 2014 e 2015 si contano 33 bar in meno in provincia (-3,87%) su un totale di 819 locali di questo tipo ancora iscritti alla Camera di Commercio a marzo di quest’anno.
Saldo negativo anche per quanto riguarda i servizi di alloggio nel lecchese, 135 imprese in tutto: su tre che hanno chiuso da gennaio a marzo, solo due ne sono stati avviati anche se, sempre mettendo a confronto i due trimestri, si ottiene una variazione positiva nei primi tre mesi del 2015 sul 2014 (1,50%) .
“Una situazione in chiaro scuro – secondo Confesercenti – che per certi versi lascia ben sperare. Il dato positivo nel settore della ristorazione può essere letto come un segnale di ripartenza che si spiega anche come il ‘fenomeno food’, ormai dilagante anche per via del risalto mediatico dato al settore dagli chef televisivi. Anche l’Expo imprime un’accelerazione”.
“La crescita del numero di imprese e soprattutto il drastico calo del numero dei bar – mette però in guardia Confersercenti – evidenziano come il settore non abbia agganciato la ripresa. Le difficoltà rimangono moltissime perché rimanere sul mercato non è semplice. E’ l’effetto di un decennio di deregolamentazione che ha aumentato il tasso di competitività ma anche contribuito ad aprire le porte ad un’imprenditoria improvvisata e poco professionale che ha considerato il settore un settore rifugio”.
Per l’associazione, inoltre, ristoranti e bar scontano anche l’aumento della pressione fiscale che, tra tasse locali, imposte sugli immobili e tariffe, “è stata particolarmente pesante per la categoria”.
“Senza una riduzione dell’incidenza del fisco – conclude Confesercenti – sarà difficile trasformare questi primi segnali in una ripresa stabile”.

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