Sfratti in aumento “ma sugli affitti Lecco non è maglia nera”

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Possenti - Bergamaschi
ASPPI – da destra il segretario Marco Possenti e il presidente Enzo Bergamaschi

LECCO – Sfratti in aumento nel lecchese e sempre di più sono quelle famiglie che attendono l’arrivo dell’ufficiale giudiziario per sgomberare le abitazioni: è quanto emerge dai dati diffusi giovedì dall’ASPPI di Lecco, l’Associazione Sindacale dei Piccoli Proprietari Immobiliari, che ha stimato un trend in crescita per quanto riguarda la morosità degli inquilini e il numero di richieste di sfratto per tali motivazioni.

Un numero che in provincia di Lecco è quasi raddoppiato dal 2002 al 2013, passando da 156 a 265 casi di morosità su un totale complessivo di sfratti (comprendenti la fine locazione) che è variato da 213 a 351. Nella decade presa in esame sono stati 2600 i casi di morosità, una media di 216,67 ogni anno.

“Nero” è stato il 2010 quando gli occupanti morosi registrati in provincia hanno toccato quota 285 (+34,84% rispetto all’anno precedente). Le richieste di esecuzione di sfratto avanzate dai proprietari degli immobili si sono sommate di anno in anno fino a raggiungere il picco di 1159 domande del 2013.

“Questi dati fanno ben capire che il fenomeno della morosità non è legato solamente alla crisi economica, anzi, considerare quest’ultima la causa dell’aumento degli sfratti è un errore di fondo – spiega Enzo Bergamaschi, presidente di ASPPI Lecco, affiancato dal segretario Marco Possenti – Quello che manca a Lecco è una politica seria su casa e su affitto”.

In molti casi, le famiglie sottoposte a sfratto per morosità o sono riusciti a pagare i proprietari oppure hanno trovato altre soluzioni abitative, c’è chi però, per motivi di difficoltà economica, non ha abbandonato l’immobile se non dopo la visita del funzionario del tribunale: il loro numero ha avuto una certa costanza negli ultimi dieci anni, mantenendosi intorno ai cento sfratti eseguiti annualmente, conoscendo però un aumento a partire dal 2010 con il massimo di 184 sfratti eseguiti nel 2012.

Tabella: i dati sugli sfratti in provincia di Lecco
Tabella: i dati sugli sfratti in provincia di Lecco

 

L’iter per giungere allo sfratto comporterebbe costi non indifferenti per i proprietari di casa, stimato dall’associazione lecchese in 9700 euro a locatore, di cui 2 mila per spese legali e circa 7,7 mila euro corrispondenti alla perdita media di 14 mesi di canone non pagati dagli inquilini.

Il tema è tornato di forte attualità nelle scorse settimane a seguito del mancato inserimento da parte del Governo della proroga al “blocca-sfratti”, anche se per ASPPI il provvedimento (destinato a nuclei con familiari redditi bassi e con anziani, malati terminali o persone disabili) avrebbe avuto effetti marginali in provincia di Lecco, coinvolgendo poco più di una decina di famiglie.

Tabella: il confronto tra affitti a milano e a Lecco nelle due tipologie di canone (libero mercato e concordato)
Tabella: il confronto tra affitti a Milano e a Lecco nelle due tipologie di canone. (ingrandisci con un click)

“E’ tempo che il Comune di Lecco inizi ad affrontare il problema degli sfratti e più in generale che vengano realizzate delle politiche sulla casa – ha proseguito Bergamaschi – una soluzione può essere l’affitto calmierato per quella fascia di inquilini che non accede all’edilizia popolare e che non può permettersi un affitto a canone di libero mercato; una politica portata avanti dalla nostra associazione, che ha dato risultati importanti alla città ma che le istituzioni non hanno ancora saputo valorizzare”.

Secondo le stime dell’ASPPI, infatti, l’80% dei contratti di affitto in città adotterebbero il canone concordato (frutto dell’accordo tra associazione dei proprietari e degli inquilini), contro il 20% dei contratti a libero mercato e garantirebbe un canone del 17% più basso rispetto a quest’ultima categoria.

Quindi, su un totale di 4778 abitazioni date in locazione nella sola città di Lecco, circa 3800 sono quelle affittate a canone concordato, al contrario di quanto avverrebbe a Milano, dove invece prevarrebbe il contratto di libero mercato(85%) con canoni medi più che doppi negli importi rispetto al canone concordato.

Come spiegato dall’associazione, il canone concordato ha permesso a tanti proprietari lecchesi di accedere all’aliquota agevola sull’Imu: le domande presentate nel 2013 sono state ben 1344 per una riduzione dell’imposta stimata dall’ASPPI in 240 mila euro.

Un’indagine, quella realizzata dall’associazione lecchese, voluta dopo lo studio pubblicato dal Sole 24 Ore che assegnava la maglia “nera” a Lecco per la scarsa redditività degli affitti al netto di spese e tasse. “Non discutiamo l’approfondimento del quotidiano, ma crediamo che i risultati ottenuti a Lecco in questi anni dal lavoro della nostra associazione sull’affitto calmierato diano qualcosa in più alla città, non certo la maglia rosa ma neppure quella nera”.