MILANO – Una tangente di 50mila euro per avere favorito un impresa nell’assegnazione della gara d’appalto della ristrutturazione della caserma dei Carabinieri ‘Montebello’ a Milano: è quanto avrebbe svelato un’inchiesta condotta della stessa Arma, coordinata della Procura di Milano, e che vede otto persone indagate.
L’avviso di chiusura indagini preliminari è stato notificato a carico di un dirigente generale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (già Provveditore delle OOPP a Milano), un ingegnere del Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Lombardia e l’Emilia Romagna, un libero professionista e cinque fra amministratori e dipendenti di imprese private,
I reati contestati, a vario titolo, sono di corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. L’appalto per i lavori era stato affidato nell’anno 2011, dal Provveditorato Interregionale OO.PP di Lombardia e Liguria all’impresa romana So.Co.Stra.Mo.
L’inchiesta – coordinata da Sostituti Procuratori Giovanni Polizzi e Paolo Filippini e condotta dal Nucleo Investigativo di Milano – è stata avviata nel febbraio 2017 quando, in concomitanza con la domanda di “concordato preventivo” presentata dalla ditta So.Co.Stra.Mo., alcuni subappaltatori avevano denunciavato anomalie nella contabilizzazione delle opere subappaltate e conseguenti ritardi nel pagamento delle spettanze.
Le indagini hanno ricostruito quelle che vengono ritenute “le gravi relazioni collusive fra alcuni pubblici funzionari del Provveditorato e la dirigenza della ditta appaltatrice”.
I 50 mila euro di tangente sarebbero stati percepiti dall’allora provveditore nel 2014, attraverso una fattura fittizia da parte di una ditta compiacente e consegnata dal progettista esecutivo dell’appalto che, a sua volta, aveva partecipato alla formazione della provvista illecita per remunerare il dirigente pubblico che lo aveva segnalato alla So.Co.Stra.Mo. per l’incarico di progettazione.
La corruzione avrebbe riguardato anche il responsabile unico del procedimento il quale, per astenersi dalla doverosa vigilanza sulla corretta esecuzione del contratto pubblico, nel corso del 2014, avrebbe percepito dalla dirigenza operativa dell’impresa appaltatrice utilità illecite consistenti nella parziale ristrutturazione (per un controvalore complessivo di 6 mila euro circa) di due appartamenti di sua proprietà.
Infine, l’inchiesta avrebbe fatto luce sugli accordi illeciti fra pubblici funzionari e professionisti privati per condizionare, a favore di questi ultimi, alcuni procedimenti per il conferimento di incarichi esterni avviati dal provveditorato nel corso del 2019.