Fondazione Borsieri. I lavoratori della coop: “Non toglieteci il lavoro”

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LECCO –  Riceviamo e pubblichiamo la lettera dei lavoratori della cooperativa impiegati alla Fondazione Borsieri  e rimasti senza lavoro dopo la decisione della Rsa di non ricorrere al personale della coop. 

“Buongiorno,

siamo i 27 lavoratori della cooperativa sociale Kcs Caregiver che da anni lavoriamo nella RSA Borsieri di Lecco, che a fine mese perderemo il nostro lavoro perché siamo stati definiti esuberi non collocabili dalla Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, dopo l’assemblea di martedì 6 giugno 2017.

Proseguiremo il nostro lavoro fino al 30 giugno prossimo, poi saremo in mezzo a una strada, senza poter più avere uno stipendio che possa dare da mangiare ai nostri figli, che possa aiutare le nostre famiglie e che ci possa dare quella sicurezza e tranquillità che ci siamo costruiti nel corso degli anni, lavorando tutti i giorni nel centro, accanto agli ospiti che abbiamo accudito con cura, che abbiamo aiutato, a cui abbiamo rivolto parole di conforto durante il periodo di degenza e con cui, spesso, abbiamo intrecciato un rapporto che, se non di amicizia, poco ci manca.

Ora la Fondazione ha deciso di cambiare tutto, di lasciarci a casa per prendere altre persone al nostro posto. Abbiamo letto sui giornali che la Fondazione vuole che, per gli ospiti, ci sia “il miglior livello di assistenza possibile, tramite personale adeguato e preparato sia da un punto di vista tecnico che relazionale” e che ora stanno valutando “profili lavorativi più congruenti”, come se noi non avessimo i titoli per lavorare nella RSA. Peccato però che abbiamo tutti le certificazioni necessarie e che lavoriamo da anni, molti di noi anche da più di un decennio, nel centro, garantendo il massimo impegno e la più alta professionalità possibile.

Con la scadenza dell’appalto dovremo cercare un altro lavoro, forse dovremo cambiare radicalmente vita, magari addirittura abbandonare l’Italia, sicuramente dovremo fare molti sacrifici, insieme alle nostre famiglie, per sbarcare il lunario. Il tutto non perché il mercato è saturo e manca il lavoro, ma perché qualcuno ha deciso di rimpiazzarci.

Chiediamo solo di poter proseguire con il nostro impiego nella RSA che è diventata la nostra seconda casa. Ci appelliamo alla carità cristiana che pensiamo pervada i cuori dei dirigenti della Fondazione. Abbiamo lavorato tanto per rendere la RSA Borsieri un posto eccellente per gli ospiti. Vorremmo continuare a migliorarlo ancora”.

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