LECCO – È trascorso più di un anno e mezzo ormai dal giorno in cui il grande alpinista lecchese Marco Anghileri è morto sul Monte Bianco, mentre portava a termine la prima ascensione solitaria invernale della “via Jöri Bardill” al Pilone Centrale del Frêney.
Era il 14 marzo del 2014. Marco, conosciuto anche con il soprannome di Butch, aveva quarantuno anni. Era membro dei “Gamma” e non era solo un gigante della scena verticale italiana, ma anche una persona dalle straordinarie qualità umane, proprio per questa ragione amata in modo speciale e ancora viva nei pensieri di tanti, tantissimi, nella sua terra così come in lontane vallate delle Alpi.
“La scala dei sogni”, scritto da Giorgio Spreafico ed edito da Teka, gli rende omaggio, per far rivivere tutta intera la sua storia percorsa da una passione travolgente e contagiosa.
Le vette, le imprese, le immagini, le testimonianze in presa diretta, i progetti irrealizzati, i drammi e le due vite di Anghileri – due, perché lui era tornato a scalare dopo un incidente stradale che sembrava dovesse impedirglielo per sempre – in un racconto palpitante che abbraccia una stagione indimenticabile dell’alpinismo lecchese, lunga oltre vent’anni. Un grande affresco nel quale, con Marco, diventano protagonisti anche la Grigna, le Dolomiti e il Monte Bianco.