Dopo la schiodatura sulla Fracia: “Apriamo un confronto per evitare atti vandalici”

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cai calolziocorte luigi valsecchi presidente
Luigi Valsecchi

Al Cai Calolziocorte un incontro per discutere dell’increscioso episodio

“Siamo dispiaciuti l’accaduto. La montagna è un bene comune e questi fatti ci rattristano

CALOLZIOCORTE – La schiodatura della via “L’amico ritrovato”, sulla parete Fracia, ha suscitato le reazioni del mondo alpinistico locale.

Solo pochi giorni fa avevamo intervistato Giovanni Chiaffarelli apritore con Luca Bozzi della via situata sul Monte Spedone, sopra Carenno.

“E’ un danno che tocca non solo me e Luca, apritori della via, ma tutta la comunità alpinistica calolziese e lecchese. Un gesto assolutamente indefinibile e vigliacco” aveva detto Chiaffarelli.

monte spedone-via l'amico ritrovato-danneggiataL’incontro nella sede del Cai Calolziocorte

Martedì 22 gennaio, presso la sede del Cai Calolziocorte, si è svolto un incontro per discutere dell’avvenimento increscioso sulla parete sud occidentale del Monte Spedone, conosciuta come “Fracia”.

Presenti il presidente Luigi Valsecchi, Giuseppe Rocchi, Stefano Tentori, Giovanni Chiaffarelli, Luca Bozzi, Ilaria Scarabottolo, Giancarlo Sironi, Giancarlo Bolis, Giuseppe Bonfanti, Pietro Corti, Delfino Formenti, Danilo Valsecchi.

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Giovanni Chiaffarelli e Luca Bozzi, gli apritori della via “L’amico ritrovato”

La riunione ha voluto mettere a fuoco diverse valutazioni dell’accaduto da parte delle persone intervenute.

Oltre a prendere atto del punto di vista dello scalatore Ivan Guerini, che ha recapitato al Cai Calolzio una sua breve memoria in riferimento alla sua attività esplorativa in valle San Martino e alle sue forti riserve rispetto all’apertura di nuovi itinerari di moderna concezione (intendendo anche con l’uso del trapano).

monte spedone-via l'amico ritrovato-danneggiataLe considerazioni emerse dall’incontro

  • La rivendicazione della libertà di ognuno, pur nel rispetto delle imprese dei predecessori, di interpretare la scalata in altro modo, seguendo uno stile nato sulle Alpi fin dagli anni ’80 del ‘900;
  • La preoccupazione, da parte degli apritori della nuova via, di non sapere come muoversi per il futuro;
  • Il timore che atti del genere si ripetano sul territorio generando tensioni e contrasti che, come il fatto descritto, portano a gesti che vanno ben oltre il confronto civile;
  • Contemporaneamente, la preoccupazione che l’apertura di itinerari con l’utilizzo del trapano e di ancoraggi ad espansione (anche se tale apertura avviene dal basso)  generi la creazione di una sorta di “falesia” in un luogo, la Fracia, fino ad ora frequentato nello stile tradizionale;
  • L’auspicio, quindi, che chi abbia intenzione di aprire nuovi itinerari di arrampicata (vale soprattutto per i “detentori di trapano”, ma lo si può assumere come concetto generale), sviluppino un sufficiente senso auto-critico per valutare con estrema attenzione l’opportunità o meno di aprire un certo itinerario in un certo luogo, tenendo nella massima considerazione le vie pre-esistenti;
  • Un rispetto che però non può precludere l’utilizzo di nuove attrezzature e nuovi stili;
  • La ricerca del dialogo (nonostante l’increscioso utilizzo dell’anonimato) con chi si dichiari contrario con questa modalità di apertura di vie su roccia;
  • La Fracia è un luogo-simbolo per l’alpinismo calolziese, e su questa parete Ercole Esposito “Ruchin” (a cui è intitolata la sezione) e Mario Burini, entrambi prestigiosi membri del Club Alpino Accademico Italiano, Augusto Corti, Alfredo Colombo, Andrea Cattaneo, Angelo Longoni, Dino Berizzi e Piero Papini sono stati protagonisti di imprese di assoluto rilievo a partire dagli anni ’40;
  • L’apertura di nuovi itinerari deve essere valutata quindi con grande attenzione;
  • Allo stesso tempo, azioni di sabotaggio o vandalismo non possono essere giustificabili;
  • In alpinismo, da sempre, sono coloro che “ripetono” che possono giudicare il valore di una impresa. Ma nemmeno in caso di mancato gradimento è previsto il ruolo dell’anonimo guastatore.

monte spedoneLa posizione del Cai Calolzio

“Il Cai di Calolziocorte, essendo legato geograficamente e storicamente, oltre che affettivamente, alla Fracia sul Monte Spedone, non può che essere profondamente dispiaciuto per i fatti accaduti, e condanna gli atti vandalici a danno della via “L’amico ritrovato.

Ci piacerebbe continuare a costituire un punto di riferimento per gli amanti della montagna nella nostra zona e speriamo di poter evitare il ripetersi di questi spiacevoli avvenimenti, aprendo la sede ad un confronto aperto, sicuramente più costruttivo che non l’atto vandalico in questione.

monte spedone-l'amico ritrovato-danneggiataUn confronto come quello che abbiamo avuto martedì scorso con gli autori della via, Bozzi e Chiaffarelli, e altri arrampicatori della zona.

Il Cai ha l’obiettivo di incentivare l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne e la difesa del loro ambiente naturale. La montagna è un bene comune e questi fatti ci rattristano”.