Arrampicata. Via nuova sul Pilastro dell’Orsa Maggiore per Valseschini e Saggiante

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Fabio Valseschini e Pietro Saggiante

“Il Cliff di Schranz”, una linea sportiva dedicata all’amico Attilio Colombo

Sette lunghezze, circa 180 metri di sviluppo, con difficoltà dal IV al 6c+/A0 possibile 7c in libera

LECCO – Una via nuova sul Pilastro dell’Orsa Maggiore porta la firma degli scalatori Fabio Valseschini e Pietro Saggiante. A far nascere l’idea ai due lecchesi che lì si potesse aprire qualcosa di nuovo è stata la ripetizione di Gengis Trip (apritori Paolo Vitali, Sonja Brambati, Pietro Corti, ottobre-novembre 2006) di fatto l’unico itinerario sul pilastro che si affaccia su lago ad eccezione di una vecchia via.

“Ci siamo resi conto che c’era spazio per chiodare qualcosa di nuovo – ha raccontato Pietro Saggiante, classe 2004, da poco membro del Gruppo Gamma e ambassador Ande -. Abbiamo dato un’occhiata a sinistra di Gengis Trip e abbiamo pensato a una via di alta difficoltà sulla parte più strapiombate della parete”.

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Il giovane Pietro Saggiante e il più esperto Fabio Valseschini (classe 1970, con alle spalle la prima solitaria invernale della Via dei 5 di Valmadrera in Civetta dal 5 al 13 febbraio 2011, oltre alle prime solitarie invernali della Via degli Inglesi e della Via del fratello entrambe sul Badile) sono una cordata collaudata che negli anni scorsi ha già aperto tre nuove vie in Grignetta.

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“In passato abbiamo già ‘lavorato’ su alcune vie nuove in Grignetta e ci troviamo bene a scalare assieme. Per questo nuovo progetto abbiamo aperto il primo tiro il 24 dicembre 2022 e siamo arrivati in cima al pilastro verso la fine dell’inverno 2023. Di fatto abbiamo terminato la via il 2 gennaio 2024 con la sistemazione delle ultime soste”.

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Ne è nata una via di circa 180 metri di sviluppo: “Sette lunghezze dai 20 ai 30 metri circa a tiro con difficoltà dal IV al 6c+/A0 possibile 7c in libera – spiega Saggiante -. L’attacco si trova sullo scudo una trentina di metri a sinistra dalla via di Paolo Vitali. Può essere utile avere con sé qualche friends per integrare gli spit negli ultimi due tiri dove i chiodi sono un po’ lontano dalla sosta. Le difficoltà ci sono: si tratta di una via abbastanza sportiva, ma può essere divertente per chi vuole confrontarsi col grado su una via multipitch o ‘giocare’ con il vuoto sotto i piedi”.

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Una dedica speciale ad Attilio Colombo: “Il nome della via e la dedica sono opera di Fabio Valseschini. La via si chiama ‘Il Cliff di Schranz’ perché i cliff (speciali ganci per l’arrampicata in artificiale su tacche) utilizzati per l’apertura della via era quelli che Attilio Colombo aveva dato a Fabio anni fa”.

Ancora una volta è bello sottolineare come, se ci si guarda un po’ in giro, a due passi da casa, c’è ancora tanto da aprire, basta mettersi in gioco: “Si può fare ancora tanto, serve soltanto una buona dose di voglia di fare – ha concluso Saggiante -. L’importante è usare la testa e non rovinare gli itinerari già presenti”.

La relazione della via
(disegno di Giorgio Quadrio)

Il cliff di Schranz via arrampicata