Due mandati e sei anni alla guida dell’associazione: “Risultati pregevoli, ma il merito è di tutti”
“Lasciamo un Cai Lecco in ottima salute: siamo tornati a essere un riferimento a livello regionale e nazionale”
LECCO – Si avvicina venerdì 25 marzo, data dell’assemblea elettiva del Cai Lecco “Riccardo Cassin”, quando i soci saranno chiamati ad eleggere le nuove cariche sociali per il prossimo triennio. Dopo due mandati consecutivi si chiude la presidenza di Alberto Pirovano con cui abbiamo tracciato il bilancio di questi ultimi anni.
Quale associazione lasci?
“Lasciamo (io sono colui che ha rappresentato il Cai in questi anni, ma ho potuto contare sul contributo e l’apporto di tutti i consiglieri e i responsabili dei gruppi) un’associazione in salute sia dal punto di vista dell’attività sociale che dal punto di vista finanziario. Nonostante i due anni di pandemia e le conseguenti restrizioni delle attività, non abbiamo subito contraccolpi: quest’anno si stanno anche recuperando soci e assistiamo a un riavvicinamento all’associazionismo di montagna”.
Il Covid ha inciso sul numero di tesserati?
“C’è stata una diminuzione fisiologica soprattutto nel primo anno di pandemia, ma Lecco ha tenuto rispetto alle grandi città. Abbiamo subito una perdita dell’8% circa, mentre sezioni più grosse, come può essere Milano, sono arrivate anche a punte del 17-18%. Una situazione tutto sommato prevedibile poiché i Cai più piccoli, ovviamente, hanno una maggior connessione col territorio e con le persone. C’è da dire che adesso siamo tornati sui numeri pre-pandemia (e mancano ancora le tessere dei giovani le cui attività cominceranno a breve) ma con un considerevole rinnovo. Stiamo assistendo a nuove persone che si approcciano alla montagna e si avvicinano al Cai, si tratta di numeri sensibili e sicuramente è una questione che lascio in eredità a chi verrà dopo di me”.
La situazione post-pandemia sta aprendo scenari nuovi?
“La sfida è riuscire a intercettare questi nuovi frequentatori della montagna che spesso hanno poca esperienza e sono poco preparati. Si tratta di persone che hanno scoperto il piacere di andare in montagna, diversi nuovi soci approdano al Cai dopo le prime esperienze fatte in solitaria o tra amici. Le richieste riguardano l’attività di base per cominciare a muoversi nei diversi ambiti, corsi di alpinismo o arrampicata, e questo è davvero un buon segnale. Intercettare questi nuovi fruitori significa fare cultura ma soprattutto lavorare sulla sicurezza, il Soccorso Alpino lo insegna: non basta comprare il materiale, bisogna anche saperlo usare nel modo corretto e al momento giusto”.
Una nuova occasione per il Cai?
“Per il Cai Lecco, che può contare su solide fondamenta e un corpo dirigente affiatato, può essere effettivamente un’opportunità. Quello che mi fa enormemente piacere è il riavvicinarsi degli Juniores (giovani tra i 17/18 e 27/28 anni) che ultimamente si erano un po’ allontanati; stanno ritornando e chiedono di potersi impegnare: dalla manutenzione dei sentieri, alla costruzione di bandi e progetti, stanno tornando a dare una mano concreta e questo è molto bello. Per fare un esempio, è entrato da pochissimo a far parte del Cai Lecco un gruppo di 50 studenti Politecnico, ragazzi competenti che possono dare un prezioso contributo in svariate attività, di sicuro rappresentano una risorsa enorme”.
Un bilancio dei tuoi sei anni di presidenza?
“Sono contento del lavoro svolto dal gruppo. Anche se il covid ha rallentato la tabella di marcia, tante questioni le abbiamo concluse e altre le termineremo a breve. Sono contento di lasciare un Cai Lecco ancora più autorevole all’interno della famiglia del Cai. Uno degli obbiettivi era la partecipazione dei lecchesi negli organi regionali e centrali: è da lì che passano le decisioni più importanti e devi esserci se non vuoi ritrovarti scelte calate dall’alto. Sono felice che Emilio Aldeghi sia stato eletto presidente regionale; altri tre consiglieri regionali sono di club lecchesi; abbiamo persone nelle commissioni centrali; Nicoletta Favaron è vice presidente del Festival di Trento… E’ segno che il lavoro svolto è stato riconosciuto altrimenti non avrebbero ricevuto i voti. Sono contento che il Cai Lecco abbia riacquistato quell’autorevolezza che aveva anni fa, ai tempi di presidenti come Riccardo Cassin o Annibale Rota, e oggi sia tornato a essere una sezione trainante a livello regionale e nazionale. Quest’anno, tra l’altro, scadrà anche il mandato di Vincenzo Torti, ci sarà un nuovo presidente generale e si costruiranno nuovi obiettivi a cui sarà importante partecipare”.
Progetto di mappatura e segnaletica dei sentieri?
Il progetto che riguarda la mappatura dei sentieri e il rifacimento della segnaletica sta andando avanti anche se ha accusato alcune battute di arresto rispetto ad aspetti tecnico-pratici. La posa della nuova segnaletica è ripresa negli ultimi mesi a pieni ritmo, mentre mappatura e digitalizzazione sono completati ormai da tempo con un livello unico in Italia, si tratta di un lavoro enorme che, se ben sfruttato, potrà essere essenziale nei prossimi anni per la gestione dei sentieri stessi.
Situazione rifugi?
Sul fronte rifugi, invece, sono in via di ultimazione gli interventi alla Stoppani (bagni e caldaia) e stiamo anche concludendo l’iter che porterà alla sistemazione della fognatura. La questione che riguarda il rifugio Lecco, invece, è un po’ più complicata per via di alcune pratiche che stanno allungando i tempi. Abbiamo avuto anche un finanziamento di Regione Lombardia perciò non è una questione economica ma solo burocrazia. L’intenzione è di far ritornare il rifugio Lecco alla sua funzione di rifugio alpino per ospitare (anche per il pernottamento) scuole, corsi e appassionati e nel contempo dare ai gestori tutto ciò che serve per lavorare con tranquillità e agevolare anche l’attività di somministrazione. Oggi il rifugio Lecco è un punto di riferimento, perciò abbiamo pensato a una progettazione che guardi ai prossimi 30 anni per consentire, eventualmente, alla struttura di slegarsi dall’attività sciistica su pista. Pensiamo a una fruizione del rifugio tutto l’anno mantenendo tutto ciò per cui oggi è famoso. L’intenzione è quella di creare nuove camere, alcune famigliari e altre più frugali, sulla scorta dei rifugi alpini svizzeri. Pensiamo a un rifugio che sia rifugio e non un albergo in quota, un luogo in cui non deve venir meno anche una componente di convivialità”.
Se guardi al futuro cosa auguri al Cai Lecco per i prossimi anni?
“Spero di vedere un bel gruppo dirigente ma non solo, spero in un ritorno del senso di volontariato nei diversi ambiti coperti dal Cai e soprattutto una conclusione di tutto quello che è stato messo in campo in questi anni, ma su questo non ho dubbi. L’augurio è che il Cai Lecco resti un’associazione aperta verso nuovi progetti, soprattutto quelli che vengono dai ragazzi più giovani. Il prossimo mandato triennale sarà quello che porterà la sezione al 150° anniversario (1874-2024) con eventi importanti come il 50° del Cerro Torre. Una tappa che si inserisce a metà del cammino verso le Olimpiadi 2026 che, continuando anche il proficuo dialogo con le altre associazione, devono essere un nodo di promozione del territorio e un’occasione per ampliare il posizionamento della città di Lecco nell’ambito della montagna. La sfida, infine, è quella di mantenere un Cai Lecco aperto alle idee, ai suggerimenti e alle iniziative e che non si richiuda mai su se stesso e nella propria attività”.
In conclusione, sei soddisfatto?
“Ringrazio tantissimo tutte le persone che mi sono state vicine in questi sei anni sopportando anche i miei difetti. Ho avuto al mio fianco persone molto valide, anche per quanto riguarda il discorso contabilità. Anche durante la pandemia il Cai Lecco ha dimostrato una capacità organizzativa e una capacità di leggere il territorio non indifferenti. I risultati credo siano stati pregevoli, ma voglio sottolineare che il merito è di tutti”.