1800 km percorsi, 71 giorni di cammino tra natura, diverse culture e l’abbraccio delle montagne
“Non serve essere super atleti, non chiamatela impresa… è stato piuttosto un lungo viaggio in una marea di bellezza”
1.800 chilometri totali, una media di 25 chilometri al giorno per 8/9 ore di cammino: “Ho studiato il percorso a tavolino affidandomi a una applicazione con tracce Gps. Lo scopo era camminare il più possibile vicino al confine italiano per incontrare quella miriade di culture di montagna che, da centinaia di anni, sono contaminate dagli scambi con le popolazioni limitrofe, il risultato sono microcosmi affascinanti che hanno tanto da dare e raccontare. Devo dire che questa dimensione mi è piaciuta molto. Poi c’è stato quell’abbraccio con la natura lungo oltre 70 giorni che è simboleggiato dalla forma stessa dell’arco alpino e dal tragitto del mio cammino”.
Per Angelo Rusconi questo non era il primo trekking: “In realtà ne ho fatti tanti, ma ciò che mi ha spinto a compiere questo viaggio è stato il trekking fatto un paio di anni fa sulle Alte Vie numero 1 e 2 della Valle D’Aosta in una ventina di giorni, sempre in tenda. La folgorazione definitiva è arrivata con la lettura del libro ‘La grande traversata delle Alpi, Dalla Liguria al Friuli’ di Ugo Ghilardi e Manuel Ardenghi, da lì sono partito per creare una mia linea che tra i tanti itinerari ha incrociato anche l’Alta Via dei Monti Liguri, la Gta Piemontese, il Sentiero Italia, la Traversata Carnica…”.
Per l’80% del viaggio Angelo Rusconi ha camminato solo, mentre alcuni amici e famigliari l’hanno accompagnato in qualche tappa: “Ci tengo a ringraziare gli amici Andre, Nico e Marco e soprattutto la mia famiglia che ha camminato alcuni giorni con me e mi ha dato la possibilità di vivere questo lungo viaggio. Vorrei dedicare questo viaggio a tutti gli appassionati di montagna, amici e familiari di Valmadrera e Premana che mi hanno supportato e incoraggiato, ma soprattutto a mio zio don Graziano che due anni fa ci ha lasciato proprio in montagna“.
Un viaggio che non è impossibile: “Tutt’altro, non è necessario essere super atleti. Certo non bisogna nemmeno essere sprovveduti: servono allenamento, determinazione, la giusta pianificazione e un forte spirito di adattamento alle situazioni che di volta in volta si presentano lungo il cammino. Penso ai chilometri percorsi in Liguria e nel Carso Triestino dove è stato difficile trovare acqua, ho dovuto dosare con attenzione questo bene prezioso e quindi, banalmente, bere diventava molto più importante che lavarsi. In un viaggio del genere, però, fa parte del gioco. Sicuramente è un’esperienza che possono fare in tanti”.
Il tratto più significativo di un’esperienza del genere, ovviamente, è quello che ti lascia: “A livello personale sicuramente ho ricevuto tanto coraggio per affrontare le sfide quotidiane con uno slancio rinnovato e per ‘dare del tu’ alla vita. Poi c’è l’aspetto legato alla bellezza che non sta solo nella natura o nella montagna in quanto tali, ma nell’interazione con l’uomo chiamato a creare un’alleanza volta a proteggere e preservare la natura ma anche, partendo dalla natura stessa, creare nuova bellezza”.
La mente del giovane valmadrerese sta già pensando a nuovi viaggi: “Le idee certamente non si fermano perché il desiderio, ogni volta, sopravanza qualsiasi realizzazione. In questo momento, però, mi è rimasta tanta voglia di raccontare la marea di bellezza di questo viaggio per entusiasmare quanta più gente possibile e, perché no, creare una nuova scintilla”.