Mentre non è ancora chiaro, per questioni tecnico-burocratiche, quando esattamente saranno consegnate le dimissioni e conseguentemente la data del consiglio comunale nel quale avverrà la surroga con il rientro in aula di Zamperini, c’è un aspetto di questo “addio” dell’ex scoppiettante Fabio Da-da-dadati che fa riflettere. O almeno, noi ci riflettiamo su.
Parliamo del ruolo stesso dell’ex consigliere in rapporto alla sua elezione a Palazzo Bovara. Mentre cominciavano ad addensarsi nuvole oscure sul suo capo, nel momento delle prime tensioni che preludevano allo scoppio della tempesta che sarebbe culminata nella clamorosa sfiducia decretata dal parlamentino lecchese del Pdl (25 maggio), lui, l’assessore-consigliere-consulente-presidente ecc ecc dichiarava che il seggio comunale non poteva essere discusso in quanto oggetto di elezione da parte dei lecchesi (quelli che lo avevano scelto).
Pochi giorni e (30 maggio) lo stesso Dadati rispondeva così alla domanda della nostra cronista in consiglio provinciale:
Qualche dimissione in vista? “Diedi la mia disponibilità per l’amministrazione comunale e ora devo del rispetto agli elettori che mi hanno votato. In ogni caso ci sono giovani validissimi dietro di me“.
Si vede che le certezze su quel ruolo iniziavano a vacillare.
E’ bastato il breve volgere di una settimana o poco più per cancellare anche quella minima resistenza. Adesso la scelta (tra le poltrone da occupare) è più netta e Dadati l’altra sera arriva al gruppo provinciale pidiellino garantendo la rinuncia a quel posto in consiglio comunale.
Evidentemente l’assessorato a Villa Locatelli è più interessante del famoso rispetto per gli elettori.