Lecco, cultura e giovani: intervista all’assessore Piazza

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Simona Piazza
L'assessore Simona Piazza

simona piazza (1)

LECCO – Passaggio di testimone per l’assessorato alla Cultura de Comune di Lecco tra Michele Tavola, critico d’arte lecchese che ha affiancato Virginio Brivio nel precedente mandato, e il neo assessore Simona Piazza, ex vicepresidente dell’Arci di Lecco, fortemente voluta in Giunta dal sindaco uscente ancor prima che il risultato elettorale sancisse la sua rielezione.

Simona Piazza rappresenta una novità per la vita amministrativa e politica della città. L’abbiamo incontrata per chiederle quali saranno i progetti riguardanti il mondo della cultura lecchese e quali interventi sulle politiche giovanili, altra importante delega che le è stata affidata, che intenderà realizzare.

Assessore Piazza, il suo nome nella squadra del nuovo governo cittadino di Brivio era già noto ancora prima dell’appuntamento alle urne, come si è avvicinata a questa esperienza politica?

“Ho deciso di accettare questo incarico che mi è stato proposto direttamente dal sindaco Brivio che ho avuto modo di conoscere in passato in incontri e iniziative co-promosse da Comune ed associazioni del terzo settore. Provenendo proprio da questo mondo, Virginio mi aveva conosciuto per le competenze di gestione ed organizzazione eventi e per la partita di reperimento dei fondi tramite bandi. Sulla base delle mie conoscenze ed esperienze aveva espresso il desiderio di avermi in Giunta proprio per lavorare su temi ancora nuovi per l’amministrazione, non solo nella gestione del bilancio ordinario, ma nell’essere capaci di intercettare risorse. Risorse che sono di diverso tipo: sicuramente economiche, attraverso bandi nazionali ed europei, ma possiamo parlare di risorse anche in termini di valorizzazione delle esperienze e delle iniziative che già ci sono sul territorio”.

 
Lei per diversi anni ha fatto parte del direttivo di Arci Lecco. Quale contributo saprà darle, oggi che è al servizio della città, questa sua precedente esperienza professionale?

“Sono nata e cresciuta nel mondo dell’associazionismo e in particolar modo in quello dell’Arci, imparando a lavorare partendo dalle istanze dal basso e a mettere assieme le esperienze di persone, giovani e meno giovani, riuscendo ad organizzare qualcosa avendo a disposizione poche risorse economiche. Credo molto quindi nelle esperienze che provengono dal basso, nella capacità di fare rete, nel saper ascoltare e valorizzare le persone”.

Villa Manzoni
Villa Manzoni

Entriamo nel vivo dell’intervista partendo da Villa Manzoni. Qual è l’attuale situazione riguardo a questo importante bene storico della città e quale sarà il suo futuro?

“L’obiettivo a lungo termine per Villa Manzoni è quello di farla tornare ad essere il simbolo e il cuore della città. Non perché da lì debbano partire tutte le iniziative e le proposte, ma perché deve rappresentare il centro della nostra storia. C’è in cantiere un piano di ristrutturazione di Villa Manzoni, molto costoso, che non è possibile affrontare in un’unica battuta. E’ necessario sviluppare un progetto di restauro suddiviso in step e il primo, che sarà imminente, è un piano di consolidamento statico della struttura che riguarderà il pian terreno, interessato da problemi di cedimento. Successivamente a questo, con l’aiuto del Ministero e di Fondazione Cariplo, si dovrà pensare ad una riqualificazione del primo piano dell’immobile e ad un ridisegno dei percorsi museali. L’obiettivo finale è quello di riportare Villa Manzoni al suo splendore, non solo dal punto di vista estetico, ma concentrando all’interno della struttura dei percorsi museali per riscoprire la tradizione manzoniana e poter mettere a disposizione di cittadini, turisti e fruitori, l’ingente patrimonio conservato, a partire dalla biblioteca manzoniana e dall’esposizione di arte contemporanea”.

Restando sulla tradizione lecchese del Manzoni, crede sia necessario valorizzare maggiormente i percorsi manzoniani? Oggi i beni culturali e lo stesso itinerario non sembrerebbero infatti segnalati adeguatamente ai turisti. Quali sono i vostri progetti?

“A mio avviso i percorsi manzoniani non sono né abbastanza visibili né sufficientemente promossi. A breve ci saranno nuovi cartelli che andranno a segnalarli e che verranno posti all’esterno degli edifici storici della città. Questo aiuterà a ricostruire dei percorsi manzoniani, oggi non così visibili ai turisti ma anche difficilmente riconoscibili dagli stessi lecchesi. I pannelli verranno posizionati già alla fine dell’estate grazie ad un contributo ottenuto nell’ambito delle iniziative di Expo. Pannelli che presenteranno il bene storico in italiano, in inglese e in braille  e conterranno una segnaletica stradale per raggiungere i punti d’interesse”.

Monumento a Stoppani
Monumento a Stoppani

Oltre al Manzoni, crede esistano alternative che Lecco possa sfruttare dal punto di vista culturale?

“Non voglio che si parli di sfruttamento, mi piace molto di più la parola valorizzazione. C’è sicuramente l’Abate Stoppani, ci sono altri personaggi magari meno conosciuti, più di nicchia sui vari settori. L’obiettivo è promuovere la città a partire da una ricostruzione identitaria del patrimonio che abbiamo sul territorio. L’obiettivo di ricostruire un patrimonio identitario non  segue solo la direzione di un rilancio della città ma guarda in primis ad un beneficio per i cittadini. Recuperare la memoria storica aiuta a ricostruire il senso di appartenenza verso la propria città e a lavorare per il bene comune. L’industria del ferro è l’altro filone grande a cui tengo molto. E’ vero che molti percorsi negli anni sono stati distrutti, abbandonati ma è anche vero che a Palazzo Belgiojoso è appena stato inaugurato uno spazio multimediale proprio sulla storia del ferro e credo che, a partire da questo, si possa recuperare dal punto di vista culturale e storico quella che è stata la nostra grande vocazione industriale”

Su questo argomento si è parlato anche della possibilità di valorizzare la Valle del Gerenzone…

“Si, la Valle del Gerenzone presenta ancora delle piccole fabbriche abbandonate e dismesse, alcune con una fucina, sicuramente di proprietà privata e quindi bisognerà aprire un percorso di collaborazione tra pubblico e privato. Inoltre, un percorso storico-culturale di questo tipo può rappresentare un buon collegamento tra la città di Lecco e la Valsassina”.

Sono previsti interventi anche per gli altri musei cittadini?

“Sappiamo che anche Palazzo Belgiojso necessita di interventi di riqualificazione, sicuramente per ora affronteremo l’emergenza di Villa Manzoni e questo non vuol dire che gli altri poli debbano essere trascurati. Su Palazzo delle Paure di imminente ci sarà l’avvio al terzo piano dell’Osservatorio Alpinistico Lecchese e sarà questa la prima occasione per i cittadini, e non solo, di visitare uno spazio che sarà multimediale, secondo le nuove tecnologie, di quella che è un’altra nostra grande vocazione, la montagna”.

Per realizzarlo state collaborando con il mondo delle associazioni alpinistiche lecchesi?

“Per il momento no, c’è un bando ora per l’implementazione di questo spazio. Poi ce ne sarà un altro per la gestione e vedremo chi risponderà”.

Palazzo delle Paure
Palazzo delle Paure

Invece riguardo a Palazzo Paure, sarà possibile aprirlo ai giovani artisti locali con una gestione più elastica degli spazi?

“Io sono disponibile a dialogare per trovare soluzioni concilianti che tengano conto del regolamento sulla gestione degli spazi e delle istanze che provengono da giovani e meno giovani, che comunque siano espressione del territorio. Sicuramente c’è da tenere in considerazione che è un palazzo prestigioso sottoposto ad un restauro importante, una riqualificazione ingente dello stabile che deve essere garantita, tutelata e mantenuta. Attualmente l’opportunità di accesso prevede che la sala conferenze venga utilizzata per realizzare iniziative in corrispondenza delle mostre esposte e per le associazioni che ne facciano richiesta, in questo caso, previo pagamento. Stiamo tentando di mantenere un’affinità e una pertinenza tra lo spazio espositivo e la finalità per il quale le organizzazioni o i singoli ne facciano richiesta di utilizzo. Cerchiamo di non aprire ad ogni iniziativa, ma se questa arriva da giovani o meno giovani e riguarda tematiche strettamente connesse all’arte, sicuramente si potrà dare una risposta positiva”.

Teatro della Società. Il settore della cultura negli ultimi anni ha conosciuto tagli non da poco alle risorse e lo scorso anno si è riusciti comunque, nonostante questo, a garantire la rassegna teatrale. Ci riuscirete ache quest’anno?

“Confermo che si riuscirà ad avere una nuova rassegna e confermo che i tagli ci sono. E’ una bella sfida che ci aspetta anche con la dirigente del settore e con tutti i referenti per ideare una programmazione che tenga conto della qualità riportata in auge negli ultimi anni e delle risorse disponibili”.

Uno dei problemi annosi che ha riguardato già in passato il suo assessorato è quello dei senzatetto che trovano riparo alla biblioteca comunale, creando alle volte disagio tra gli utenti. Come intenderete risolvere questa situazione?

“Ne ho parlato proprio questa mattina con il vicesindaco Bonacina perché negli ultimi giorni si stanno verificando nuovi episodi di persistenza. Oggi stiamo tamponando la situazione con la presenza e la sorveglianza da parte della Polizia Locale. Però,  sono fermamente convinta che la repressione o il controllo non risolvano il problema. Questa è una questione sociale molto grande che va a toccare più settori e che va affrontata con la giusta calma. Non risolviamo il problema allontanando i senzatetto con la Polizia Locale, perché quelle persone hanno bisogno di un posto, d’inverno per ripararsi dal freddo e d’estate per trovare sollievo dal caldo. Credo si debba fare un ragionamento più complessivo su un piano di assistenza a queste persone. Non dico di offrire loro spazi alternativi ma di trovare soluzioni alternative per superare questa emergenza”.

Il festival Namelles
Il festival Nameles

Un secondo problema riguarda invece l’individuazione di un’area da destinare ai grandi eventi, soprattutto dopo la contesa con i pompieri per il terreno situato al Bione. Il caso “Nameless”, festival di elettronica nato a Lecco che si è dovuto trasferire in Valsassina per essere nuovamente realizzato, è l’esempio più eclatante. E’ possibile trovare un’altra area in città per queste iniziative?

“Attualmente c’è un problema di spazi. Lecco, lo sappiamo bene, è stretta tra lago e montagne e gli spazi non sono molti. Serve quindi la collaborazione da parte di tutti, del pubblico, e sicuramente noi dobbiamo fare la nostra parte per individuare gli spazi, ma anche del privato nel mettere a disposizione queste aree e dei cittadini ad ospitare eventi vicini alle proprie abitazioni. E’ impensabile trovare un’area destinata agli eventi nell’immediato. Le iniziative devono essere distribuite dal centro cittadino ai rioni, cercando lo spazio più idoneo a seconda della tipologia di evento, per arrecare meno disturbo possibile ai residenti e alla viabilità. Credo che un pochino più di apertura e di condivisione da parte di tutti possa aiutare”.

Parliamo  ora dei giovani: l’emergenza di questi anni è il lavoro. Cosa può fare il suo assessorato?

“Io credo molto nei giovani. Non lo dico come slogan ma perché ho sempre lavorato con loro e sposo tantissimo le loro produzioni. Credo debbano avere delle risposte diverse dalla società e quella fondamentale riguarda il loro futuro professionale. La scorsa settimana con l’assessore Mariani mi sono incontrata all’Informagiovani per pensare a percorsi che accompagnino verso un primo inserimento nel mondo del lavoro. Non è compito dell’amministrazione pubblica trovare  un impiego ai giovani, ma è nostro compito dare loro il nostro sostegno per potenziare le loro competenze e capacità. Per cui la prospettiva che si apre è quella di percorsi di accompagnamento a partire da workshop, bandi e concorsi per usufruire di borse lavoro;  sicuramente ci saranno delle opportunità in più per esperienze di Erasmus in Europa. Vedremo da questi piccolissimi segnali la risposta dei giovani e dall’altra, con l’assessorato guidato da Mariani, di concerto con i tavoli istituzionali e i sindacati, quali altre iniziative mettere in campo”.

A suo parere, i giovani lecchesi oggi partecipano attivamente alla vita della città?

“Questa partecipazione l’ho vista e la vedo ancora, anche se non  da parte di tutti. Molti giovani sono scoraggiati, alcuni sono cresciuti nell’ottica che qualcuno debba risolvere i loro problemi, non perché abbiano preso una posizione a priori ma perché non sentono la città come propria, non la vivono come  bene comune, e questo li allontana dall’interesse verso la propria città, dallo svolgere un servizio civile o dal cercare un lavoro qui. Molti snobbano Lecco pensando che altrove ci siano opportunità migliori. Io credo che si debba lavorare su questi giovani. La sfida sta proprio qui: cercare di rimotivarli perché sono fortemente convinta che non sia vero che i giovani non abbiamo voglia di fare,  ma  penso che non trovino il canale giusto”.