
LECCO – Una seduta iniziata tra le scintille e finita tra le proteste lunedì sera al palazzo comunale: il tema è quello della cosiddetta Multi-Utility del Nord, il progetto di un’aggregazione societaria nel settore dell’energia che coinvolge anche Lecco con Acel Service e Lario Reti Gas.
Le due aziende lecchesi, rispettivamente di vendita e distribuzione di gas che fanno capo a Lario Reti Holding, andranno a confluire, insieme alla varesina Aspem e alle sondriesi Aevv e Aevv Energie, in Acsm-Agam, società controllata in parte dai comuni di Monza e Como per dare vita ad nuovo soggetto insieme ad A2A, società pubblica solo per metà (dei comuni di Milano e Brescia), la restante a capitale privato e quotata in Borsa.
Lecco, come gli altri comuni soci di Lario Reti Holding, doveva esprimersi definitivamente sulla fusione e l’assenso del Consiglio è arrivato in tarda serata, non senza polemiche. Dall’inizio della riunione l’aula si è affollata per la presenza dei comitati di cittadini e associazioni che, a fine seduta, hanno manifestato mostrando cartelli e striscioni, ritirati dopo l’intervento degli agenti municipali, contro una scelta destinata a condizionare il futuro delle due importanti società pubbliche lecchesi.

Ma fin dalle prime battute l’aria si è caricata di tensione in municipio: a scaldare le opposizioni è stata la richiesta, preannunciata in commissione, di sottoscrivere un patto di riservatezza a tutela di dati societari giudicati sensibili. “Non intendo firmarla – ha sbottato il consigliere di sinistra, Alberto Anghileri – anche la Prefettura si è espressa dicendo che non c’è nessun obbligo. Noi rappresentiamo i cittadini che è giusto sappiano tutto quello che c’è da sapere. In una fase di sfiducia della politica diamo un brutto segnale”.
Solo 12 su 32 consiglieri comunali hanno sottoscritto il documento. “Un accordo vessatorio – ha commentato Massimo Riva dei Cinque Stelle che, come Anghileri, ha abbandonato l’aula al momento del voto – ci si assoggetta ad accordi di segretezza verso soggetti di natura privatistica per avere pieno possesso delle informazioni, è una pesante violazione che segnalerò alle autorità preposte. Uno strappo gravissimo, le regole della democrazia vengono messe in secondo piano per fare spazio alle logiche degli advisor e del mercato”.

Anche la Lega non ha siglato il documento e, con una mozione analoga a Cinque Stelle e Sinistra, ha chiesto un rinvio della votazione: “Ci sono questioni di conoscenza che non si possono bypassare con un atto d’imperio – ha sottolineato la capogruppo Cinzia Bettega – altri comuni tratteranno la vicenda a marzo, possiamo farlo anche noi. Non ci possono essere dubbi quando si tratta di discutere del futuro del nostro patrimonio”,
Un procedimento lecito per il segretario comunale Sandro De Martino “che garantisce il diritto di informazione ai consiglieri preservando dati sensibili che se usati in maniera impropria potrebbero generare speculazione”. Le polemiche sono state in parte smorzate dall’annuncio del presidente del Consiglio, Giorgio Gualzetti, della decisione condivisa con i capigruppo di aprire la porte alla discussione pur non trattando i temi soggetti al riservatezza.

E’ spettato a Marco Canzi, del consiglio di amministrazione di Lario Reti Holding affiancato dal presidente Lelio Cavallier, e Gianpaolo Chimenti di Pricewaterhouse Coopers, consulente della holding nell’operazione societaria, il compito illustrare i risvolti del progetto di aggregazione sulle società lecchesi, rassicurando sulla conferma del radicamento territoriale delle due aziende pubbliche, sull’implementazione del bacino di utenza di Acel anche sulla provincia di Sondrio, quindi dell’incremento dei dividendi per i comuni soci e degli investimenti, (“50 milioni in cinque anni”) destinati all’area lecchese in efficientamento energetico, risorse per l’illuminazione pubblica, infrastrutture per la mobilità elettrica.
“E’ un’operazione dove l’aspetto industriale prevale su quello societario – ha riferito Canzi – l’obiettivo è salvaguardare la produzione di servizi e Lecco sarà operatore di riferimento per la vendita di gas, così come le altre province, con le loro aziende, avranno una propria specificità. Il DNA pubblico della società è tutelato, perché i Comuni avranno un ruolo imprescindibile nel determinarne gli indirizzi strategici essendo necessaria una maggioranza qualificata in sede di voto”.
Per la maggioranza di centrosinistra è la strada da seguire: “E’ una proposta che stiamo valutando dal 2016, in province lombarde di diverso colore politico, non è un’operazione targata PD – ha ricordato Agnese Massaro – Il mercato è sempre più aggressivo e competitivo, quanto le nostre aziende sono attrezzate per farvi fronte e vincere le gare pubbliche in futuro? Quanto le tariffe possono essere tutelate? Questa è la soluzione trovata da cinque province lombarde. Quale proposta alternativa è stata fatta? Nessuna”.
Per Stefano Parolari, consigliere della Lega Nord ed ex amministratore di Acel Service, è un epilogo già noto: “16 anni avevo intuito che si sarebbe arrivati a questa conclusione. Un conto è la finanza e un altro conto i servizi pubblici fondamentali. La nuova religione mette al centro il mercato e gli utili. Ma i beni comuni devono essere a disposizione di tutti”.
“Nessuna svendita del nostro patrimonio – ha risposto dal PD il capogruppo Vittorio Gattari – è un progetto di innovazione e sviluppo, permettiamo un passo in avanti al nostro territorio”.

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