MERATE – “Loro sono forti perché noi siamo deboli, tanto siamo divisi e addormentati”. In piedi, microfono alla mano, parlantina fluida e voce decisa, Carlo Calenda, ministro allo Sviluppo economico nel Governo Renzi, ha ipnotizzato ieri sera, martedì, le tante persone che hanno gremito l’auditorium comunale Giusi Spezzaferri.
L’occasione l’ha fornita la presentazione del manifesto Siamo europei che a Merate ha visto nascere, grazie a Matteo Laffi e a Gino del Boca, segretario del circolo Pd un comitato cittadino. Presente anche Irene Tinagli, candidata del partito democratico Siamo europei in corsa proprio nel collegio meratese.
“Utilizzare linguaggi di verità”
Senza troppi giri di parole, sfruttando la sua spiccata capacità comunicativa, Calenda è andato subito all’attacco del Governo attuale, ribadendo in più passaggi l’importanza di utilizzare un linguaggio di verità e di fuggire al circolo vizioso degli slogan. “Nell’ultimo tempo ci hanno parlato di tutto tranne che delle priorità. Questo Governo non ha fatto niente per favorire il lavoro e aumentare i salari bassi”.
L’ex ministro ha poi snocciolato alcuni dati: “Il Def contiene 130 miliardi di nuove spese, dà per scontato l’aumento dell’Iva.Intanto il Pil si abbassa dello O,8%. E noi non ci ricordiamo più che Salvini aveva promesso il 2 per cento di crescita in più. Ma ormai siamo nell’era del chissene importa. Ieri dico una cosa, oggi non me la ricordo più”.
L’attacco a Salvini: “Uno show al giorno”
Per Calenda è fondamentale riuscire a scardinare questo meccanismo di rimozione della memoria: “Abbiamo un vice presidente del consiglio che ogni giorno ci propone uno show diverso. E nessuno di noi accetterebbe questo comportamento da un suo dipendente o da un suo studente. Eppure percepiamo lo Stato come qualcosa di talmente distante da noi, che lasciamo correre tutto. Il rischio però è che se non cambiamo rotta, siamo definitivamente morti”.
Da qui la certezza granitica di Calenda, apparsa quasi uno slogan: “Loro sono forti perché noi siamo deboli. Passiamo le giornate a distinguerci su fatti irrilevanti e perdiamo il consenso”. Un’opinione che il pubblico ha premiato con un lungo fragoroso applauso, il primo di una serie di tributi di stima e apprezzamento riservati a Calenda dall’attento pubblico (sicuramente di parte) meratese.
In gioco ben più che il voto europeo
Per l’ex ministro il momento attuale è epico. “Queste votazioni sono più di una battaglia per le europee. Dobbiamo difendere e avere rispetto per la nostra storia”. Per farlo è necessario effettuare un mea culpa degli errori: “Il primo, l’arroganza. In buona fede, ci siamo proposti come eccellenza, e abbiamo perso il contatto con quella parte del paese che soffriva. In pratica abbiamo smesso di rappresentare una fetta importante del paese. Abbiamo sminuito il sentire delle persone e abbiamo perso il contatto”.
Perchè nel gioco politico, non si può bypassare la comunicazione: “La rappresentanza della gente non la conquisti con la competenza. E’ un lungo lavoro politico. In questo momento non abbiamo bisogno di bravi tecnici, ma di politici. Dobbiamo essere capaci di dare diritto di cittadinanza alla paura perché il progresso e la globalizzazione hanno corso velocissimi, mentre la società è rimasta indietro. E questo ha comportato delle lacerazioni importanti, non solo nella distribuzione ricchezza”.
“In un anno due ragazzotti ci hanno portato fuori dall’Europa”
Da qui l’importanza di investire su cultura, scuola, formazione e comunità rafforzando tutti gli strumenti per mantenerla coesa. “È bastato un anno di governo e siamo usciti fuori dai grandi paesi europei. Tre generazioni hanno lavorato per esserci e due ragazzotti ci hanno portato fuori”.
Calenda ha messo in guardia da una trappola, che è di pensare che le conquiste fondamentali non siano reversibili. “Smettiamola anche di credere che la legittimazione popolare permette tutto. Il vice presidente del consiglio è andato al convegno della famiglia di Verona, una manifestazione che sembra un convegno di spostati. Per non parlare del 25 aprile, che non è un derby tra fascisti e comunisti, ma la vittoria contro i fascisti di tutti quelli che amavano la libertà”.
“Chiamate 10 amici”
Urge quindi svegliarsi e rimboccarsi le maniche. “Chiamate 10 amici e ditegli di aderire al manifesto Siamo europei. Ma so che non lo farete perché è imbarazzante parlare di politica. Ormai non parliamo più di politica. Ma se non rompiamo quella fatica, non ne usciamo più. Perderemo, forse, ma ci saremo comunque. E sono convinto non ci sia posto più bello dove essere che qui, un posto dove metterci in moto”.
L’intervento di Irene Tinagli
Chi ha subito risposto all’invito di Calenda è stata Irene Tinagli, volto noto della politica, convinta fino a poco tempo fa di restare ai box per questo giro. Candidata alle europee nella nostra circoscrizione, Tinagli si è presentata ai meratesi, inaugurando la lunga maratona elettorale.
“Sono toscana, ma milanese d’adozione perché ho studiato qui. Dopo l’avventura con Italia futura nel 2013, pensavo di non candidarmi questa volta. Ma Carlo mi ha ricontattato. Mi ha sottolineato come questo sia un momento drammatico e difficile, in cui alcune forze stanno imbarbarendo la società. Non ho potuto dire di no e mi sono rimessa in gioco consapevole che sarà una battaglia durissima. La nostra permanenza in Europa non significa solo Schengen o l’Erasmus, ma sono le politiche di investimento in settori importanti come l’agricoltura. Il Governo attuale ha smesso di parlare di economia, imprese e occupazione. Il problema è solo il campo rom. Ma noi non possiamo fare gli struzzi”.
La serata si è conclusa con il saluto del candidato sindaco Aldo Castelli della lista di centro sinistra Cambia Merate. “L’appartenenza al nostro gruppo ha come prerequisito fondamentale il riconoscimento dell’Europa. Insieme al rispetto della costituzione, sono questi i confini entro cui ci muoviamo”.