Approvato ieri in consiglio con due voti contro e tre astensioni lo studio di fattibilità tecnica sul viale
Robbiani si sbilancia e invoca più coraggio: “Se vogliamo la ciclabile dobbiamo allora pensarlo come un senso unico. Tutto non ci può stare”
MERATE – “Vincerà Massimo Panzeri e sistemerà il progetto di viale Verdi in maniera corretta. Il che vuol dire non affidare la riqualificazione di questa importante arteria alla Provincia”. Ha tirato fuori la clava, come nel suo stile sbilanciandosi non poco sul futuro amministrativo della città, chiamata al voto il 26 maggio, Andrea Robbiani. L’ex sindaco, attuale consigliere di minoranza, è intervenuto ieri sera, martedì, in consiglio comunale all’interno del lungo e corposo dibattito che si è scatenato sul progetto di riqualificazione di viale Verdi.
In aula l’approvazione del progetto di fattibilità
In aula andava in votazione lo studio di fattibilità tecnico progettuale. Un’opera importante e significativa sotto tanti aspetti, non ultimo quello economico visto che sul piatto della bilancia sono stati messi ben 3 milioni di euro.
Presentata in commissione la prima volta a inizio febbraio alla presenza anche di Angelo Valsecchi, dirigente del settore viabilità della Provincia di Lecco, l’opera ha subito suscitato un ampio dibattito tanto da candidarsi come argomento principe della campagna elettorale. E ieri sera è tornata in consiglio per l’approvazione del primo importante step che darà il via libera ai lavori.
Approvato con due voti contro e tre astensioni
La sintesi del dibattito l’ha fornita il consigliere Ernesto Sellitto che, mutuando Manzoni, ha ribadito che Viale Verdi s’ha da fare, pur con molti distinguo. Distinzioni che al momento del voto sono valsi il voto contrario dei consiglieri di Sei Merate Alessandro Pozzi e Valeria Marinari e l’astensione dello stesso Sellitto e dei due consiglieri di Prospettiva Merate Andrea Robbiani e Massimo Panzeri. Gli interventi in aula sono stati numerosi. A prendere la parola per primo l’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Procopio. Il vicesindaco ha ricapitolato per sommi capi il progetto che prevede la realizzazione di due rotatorie al posto degli attuali semafori, l’ampliamento dei marciapiedi esistenti, la creazione di un parco giochi tra asilo nido e centro diurno disabili e la costruzione di nuovi parcheggi su entrambi i lati della strada.
In corrispondenza poi del Panificio Tamandi verrà creata un’area di sosta, convertibile anche in zona spettacoli e mercato. Sempre in questa zona verrà riqualificato l’accesso all’area verde che poi si collega con il parco di villa Confalonieri. Verrà eliminata la ciclabile, “inconciliabile con gli oltre 100 passi carrai presenti” e spariranno pure i pini marittimi, le cui radici stanno mettendo seriamente in crisi i parcheggi davanti al nido. “Viale Verdi oggi non è sicuro e non è neppure armonico – ha concluso Procopio -. Con questo progetto abbiamo intenzione di rendere il viale più sicuro, inclusivo, rispondente alle esigenze dei residenti. Le idee sono belle, ma bisogna guardare agli spazi concreti, sapere adeguare le suggestioni alla realtà. Cosa facciamo? Abbattiamo le case lì presenti?”.
Pozzi: “Opportunità mancata la ciclabile e no alle rotonde”
Parole che non hanno fatto, neanche questa volta, breccia nel consigliere di Sei Merate Alessandro Pozzi. “Che su viale Verdi vada messa mano è indubbio, ma questo progetto presenta dal nostro punto di vista numerosi limiti. E avrebbe necessitato tempi più lunghi di gestazione. Spendiamo 800mila euro per delle rotonde che, non solo rischiano di portare più traffico sul viale mettendo a rischio i pedoni, ma che non erano neppure previste dal Put”. Per Pozzi un altro grande neo dell’intervento, debole anche per quello che riguarda il verde, l’arredo urbano e gli spazi di socialità, è l’assenza di piste ciclabili.
“E’ un’opportunità mancata perché qui si parla di connettere scuole, stazione ed ospedale. Non possiamo investire 3 milioni di euro senza fare nulla per la mobilità dolce”. Pozzi ha poi ripescato dal cassetto l’accordo di programma siglato da Comune e Provincia nel maggio del 2018. “Per viale Verdi si mettevano sul piatto 980mila euro previsti dall’alienazione di cascina Galli. Le linee guida prevedevano fluidificazione del traffico, innesti con il centro cittadino, migliorare le aree di sosta degli autobus, dotare il viale di percorsi ciclabili. Queste indicazioni sono in contrasto con quanto oggi previsto dall’amministrazione comunale”. Da qui la domanda già inoltrate nelle scorse settimane: “Perchè tanta fretta? Sarebbe meglio nominare un gruppo di esperti per dare un contributo. Capisco che vogliate mettere la firma sulla città, ma così facendo questa firma risulta venuta male. Anche perché stiamo parlando di un progetto destinato a durare per 80 -90 anni”.
Massimo Panzeri: “Distinguiamo tra progettualità e progetto”
Così come ribadito anche durante l’assemblea del comitato, Massimo Panzeri ha ribadito che bisogna effettuare un distinguo tra progetto e progettualità. “Che su viale Verdi bisogna investire è sacrosanto, sul come possiamo discuterne. Anche per noi alcuni punti vanno migliorati e fortunatamente ci possiamo permettere di fare un intervento senza il freno a mano tirato. Per questo dico: evitiamo di fare un intervento parziale o monco, senza trascurare di utilizzare materiali tecnologici”.
Quanto alla ciclabile: “Approfondiamo l’ipotesi alternativa e parallela, capace di favorire una continuità rispetto ai percorsi già esistenti. Cerchiamo di non appiattire tutto il dibattito sulla diatriba rotonda sì o no e formuliamo nuove proposte affinché il progetto arrivi a compimento con una riqualificazione urbanistica di tutto il viale”.
Sellitto: “Viale Verdi s’ha da fare. Ma le modalità non mi convincono”
Dopo essersi scusato per aver abbandonato l’aula durante l’ultimo consiglio, sottolineando però che a volte “l’assenza è più utile di una presenza passiva”, Ernesto Sellitto ha preso la parola per dire che “per tutti Viale Verdi s’ha da fare perché la situazione dell’arteria è difficile e congestionata. E farla non è neppure un’ingiustizia nei confronti degli altri cittadini.
Ma non sono d’accordo totalmente sulle modalità con cui è stati fatto per cui mi asterrò. Sono convinto che si sarebbe dovuta effettuare una validazione urbanistica, come ribadito anche l’altra volta da Panzeri”.
Vivenzio: “In questo progetto c’è qualità”
Chiamato in causa, l’assessore all’Urbanistica Massimiliano Vivenzio ha sottolineato come quella posta ai voti fosse una delibera tecnica e tale da non modificare il piano dei servizi.
“E’ stata posta nel piano triennale delle opere pubbliche per far fronte a eventuali espropri. Nel progetto di riqualificazione c’è qualità e per questo dico che bisogna avere un po’ di coraggio”.
L’ex sindaco Robbiani
Tirato in ballo da più parti, l’ex sindaco Andrea Robbiani è partito da una considerazione: “Si sta svilendo un progetto che non doveva essere solo una riqualificazione viaria, bensì una risposta alle persone che abitano nel viale”. Noto per le sue prese di posizioni nette, Robbiani ha affondato: “Il progetto è stato affidato a un ente sbagliato. La Provincia è una macchina da guerra per fare rotonde e strade. Ma qui si chiedeva uno sguardo più ampio. Usciamo un po’ da Merate e andiamo a vedere le grandi città europee: le pedonali convivono con i passi carrai. Vogliamo davvero promuovere la mobilità lenta? Allora si abbia il coraggio di dire che Viale Verdi debba diventare a senso unico, dalla rotonda del Ceppo fino a viale Turati. Perché altrimenti questa strada non può contenere tutto”.
Poi la profezia: “Vincerà Massimo Panzeri e sistemerà il progetto di viale Verdi in maniera corretta. Il che vuol dire non affidare la riqualificazione di questa importante arteria alla Provincia”.
Il capogruppo Casaletto: “Oggi un importante punto di partenza”
Il giro di interventi è stato chiuso dal capogruppo di maggioranza Alfredo Casaletto: “E’ vero. La scelta di fare le rotonde è una scelta politica. E rientra nella discrezionalità delle scelte. Riteniamo che la rotatoria possa rispondere alle esigenze del Piano urbano del traffico, ormai datato e quindi da rivedere. Quello di oggi è un importante punto di partenza. Ci saranno i futuri cinque anni per rivedere in meglio lo studio di fattibilità”.