Una legge indebita a vita il Comune con l’Erario per l’area acquisita dal Demanio e rivenduta alla Mab
L’assessore Rusconi: “ Impugneremo il decreto al tribunale di Lourdes, sperando nella divina clemenza”
LECCO – Un’area di 9 mila mq acquisita a titolo non oneroso dal Demanio e riveduta all’asta per 2,1 milioni di euro all’azienda che già occupava il terreno con il proprio capannone: un grande affare, all’apparenza, quello concretizzato nel 2016 dalla precedente amministrazione comunale, peccato che però rischia di indebitare a vita la comunità lecchese nei confronti dell’erario.
Si tratta dell‘area Mab dove insiste l’omonima azienda (Metallurgica Alta Brianza) per la quale il municipio sarà costretta a rinunciare a 171 mila euro ogni anno, pari alla cifra che lo Stato riceveva come indennizzo per quel terreno.
Il caso, emerso nelle scorse settimane, è esploso come una bomba nelle mani dell’attuale amministrazione, alle prese già con una situazione complicata del bilancio su cui rischiano di pesare gli arretrati dovuti all’erario per quell’area, ovvero 1,2 milioni di euro.
“Sembrava una questione inverosimile” è intervenuto l’assessore Giuseppe Rusconi relazionando in aula sull’argomento, sollecitato dai consiglieri Corrado Valsecchi, Giacomo Zamperini e Nicolò Paindelli.
Da avvocato, l’assessore Rusconi ha approfondito la materia: “Una questione che nasce dal decreto ‘Fare’ e in particolare dall’articolo 56 bis sulla semplificazione delle procedure per il trasferimento degli immobili agli enti territoriali, il federalismo demaniale così come è stato chiamato dalla stampa. Un provvedimento condivisibile dal punto di vista politico” ma alla base del “pasticcio” come lo ha definito lo stesso Rusconi.
Il decreto afferma che “le risorse a qualsiasi titolo spettanti alle regioni e agli enti locali
che acquisiscono in proprieta’ beni immobili utilizzati a titolo oneroso sono ridotte in misura pari alla riduzione delle entrate erariali conseguente al trasferimento”. Il 25 febbraio scorso è arrivato, in Gazzetta Ufficiale, il ‘conto’ da pagare.
“Si tratta di dati incontrovertibili e oggettivi – ha spiegato l’assessore Rusconi – credo che ognuno di noi si sia fatto un’idea ben precisa, al di la dell’appartenenza politica. Qui è mancato un raccordo tra quanto scritto nella normativa e nel decreto, non è imputabile al lavoro degli uffici, tanto che nella determina del 2016 nelle premesse veniva ricordato. Si sapeva di questa situazione”.
Quello che è mancato, a fronte di un pagamento di 171 mila euro l’anno, è un piano di valorizzazione: “Si dice che valorizziamo questo bene vendendolo, ma se sai che lo fai pagare 2,1 milioni, qual è il piano di valorizzazione? Non c’è nulla di questo – ha detto l’assessore – il Comune, finché ci sarà, dovrà sborsare 171 mila euro ogni anno. E’ uno sfregio che la comunità di Lecco non meritava”.
Cosa fare dunque: “Impugneremo il decreto al tribunale di Lourdes sperando nella divina clemenza – ha chiosato con una battuta l’assessore – certo si può impugnare, ma i dati sono questi. Stiamo cercando una soluzione che abbia senso giuridico”.
“Di sicuro non faremo una cosa – ha concluso rivolgendosi evidentemente al suo predecessore Corrado Valsecchi, assessore che nella passata giunta ha gestito la partita Mab – non faremo ‘memorie in autotutela’, non faremo segnalazioni alla Corte dei conti e ci sono gli estremi per farlo. Ma non le faremo, perché siamo convinti che le battaglie politiche si fanno nelle sedi politiche”.