La famiglia “errante”

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Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos’altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite”
Fabrizio De Andrè

Da sempre la famiglia, in quanto istituzione fondativa e fondamentale di ogni società umana, si è trasformata nel tempo e nello spazio rispondendo alle esigenze che i mutamenti sociali le hanno via via imposto. Quali siano tali mutamenti nella contemporaneità che ci troviamo a vivere è un tema trattato da diverse discipline e divulgato dai mass-media tanto da rendere alcune definizioni di dominio comune: crisi della famiglia allargata, incremento di separazioni e divorzi, diminuzione delle nascite; sono solo alcune delle caratteristiche con cui si descrive la famiglia moderna, caratteristiche assolutamente oggettive e innegabili, ma che richiedono un approfondimento per cogliere le implicazioni che comportano per ogni singolo individuo che si trova a confrontarsi con esse.

Se la famiglia, intesa come istituzione culturale, ha dovuto in qualche modo assoggettarsi e adattarsi ai mutamenti imposti dalla storia, assumendo di conseguenza forme e strutture diverse, essa però non ha mai potuto recedere dal ruolo di avamposto fondamentale della funzione educativa: in ogni tempo e in ogni società a cui si pensi, è stato ed è tuttora il vincolo familiare ad essere deputato non solo ad accogliere la vita, ma anche a renderla una vita umana, vale a dire una vita caratterizzata da peculiarità proprie e irripetibili nel loro insieme.

Per svolgere opportunamente la propria funzione educativa la famiglia deve offrire agli individui che la compongono, in particolare alle nuove generazioni, due polarità opposte ma complementari, che contribuiscono in egual misura a stimolare la soggettività dell’individuo: appartenenza ed erranza.

Se da un lato infatti il legame familiare si crea e si ravviva in una casa, nel mettere radici e nel creare alleanze stabili all’interno della cornice sociale di appartenenza, per un altro verso questa stabilità deve fornire, per dirla con Bowlby, una “Base sicura” da cui partire all’esplorazione del mondo in modo da poter realizzare la propria differenza e quindi la propria unicità di individuo.

I mutamenti che hanno caratterizzato la società occidentale moderna in generale, e la struttura della famiglia in particolare, sembrano aver compromesso l’equilibrio tra senso di appartenenza e possibilità di erranza. Il vincolo familiare dovrebbe infatti garantire all’individuo la possibilità di muoversi tra queste due polarità in modo tale creare il proprio avvenire senza perdere il senso della propria provenienza, ma in questa dinamica sembra emergere uno sbilanciamento marcato verso l’erranza a discapito dell’appartenenza.

La modernità ha infatti reso sempre più facile e alla portata di tutti, o quasi, la possibilità di viaggiare e conoscere contesti e culture diversi da quelli di provenienza e questo elemento ha fortemente incrementato le possibilità di erranza per le nuove generazioni. Al tempo stesso però la società moderna ha indebolito fortemente quelli che in passato erano i riferimenti istituzionali cui le famiglie potevano ancorare il proprio senso di appartenenza all’interno del quadro sociale in cui vivevano: religione e politica in primis hanno fornito fino a non molti anni fa solidi riferimenti valoriali alle famiglie. La crisi delle religioni occidentali e la sfiducia nella politica hanno indebolito questi riferimenti e molte famiglie si trovano a vivere un senso di smarrimento che in qualche modo sembra spingerle ad “errare” esse stesse alla ricerca di nuovi valori condivisi da trasmettere alle nuove generazioni e ciò comporta purtroppo molto spesso il passaggio dall’erranza all’errore: la ricerca di nuovi importanti riferimenti valoriali in una società che volge marcatamente verso l’individualismo finisce con l’essere spesso infruttifera creando, in assenza di alternative, un cortocircuito all’interno della funzione educativa cui il vincolo familiare sarebbe deputato.

L’errore non sta tanto nella ricerca di nuovi riferimenti, quanto nel cercarli in una società che ha messo in crisi quelli che c’erano senza crearne, almeno per ora, di nuovi altrettanto importanti. Stante questa condizione, la famiglia non dovrebbe ostinarsi nel cercare questi riferimenti fuori di sé, quanto piuttosto reperire al proprio interno le risorse necessarie a stabilire il proprio senso di appartenenza: sono i singoli individui e non le famiglie a dover praticare l’erranza; la famiglia, come detto, deve al contrario mettere radici ed assumere una posizione salda nel contesto sociale. La debolezza delle famiglie nel sancire il proprio senso di appartenenza finisce infatti col creare cambiamenti tutt’altro che funzionali in chiave educativa: solo per fare un esempio, se in passato erano i figli a doversi assoggettare all’organizzazione della famiglia di origine, oggi è spesso la famiglia ad organizzarsi sulla base delle esigenze del bambino e quindi ad assoggettare le proprie leggi al figlio.

La crisi del legame familiare finisce così con il creare nuove forme di disagio nei singoli cui non solo non è semplice dare risposta, ma prima ancora risultano difficili da interrogare e da inquadrare opportunamente: disturbi dell’alimentazione, iperattività infantile, nuove forme di dipendenza, questi ed altri ancora sono disturbi caratteristici del nostro tempo che trovano e affondano le proprie radici sintomatiche proprio nella crisi dei vincoli familiari.  I mutamenti di prospettiva cui sono chiamati gli individui come singoli e come parte dei sistemi familiari di cui fanno parte spesso li colgono impreparati ed incapaci di interrogarsi opportunamente rispetto a queste importanti questioni e frequentemente questi nuovi disagi non riescono ad essere intercettati dai servizi specialistici presenti sul territorio.

Con lo Sportello “Volta la carta” la Cooperativa “Accoglienza e lavoro” (tel. 348/59.77.141) vuole proporre uno spazio nel quale le famiglie e gli individui che le compongono possano portare le loro richieste d’aiuto e i propri interrogativi, che frequentemente esulano da quanto proposto nei Consultori Familiari.

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