Il Farmacista risponde. Così tanti problemi per un pezzo di carta

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agifar_Umberto_Musazzi-300x228RUBRICA – “Dottoressa, mi scusi, questo farmaco me lo hanno sempre dato senza ricetta!”; “Ma dottore, come mai mi ritira la ricetta della pillola?” Se non vi è ancora capitato, nei prossimi mesi potreste trovarvi a sentire un’affermazione simile mentre siete in coda in una farmacia.

Lo scorso 23 dicembre, infatti, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) con la determina n.1694 ha modificato il regime di fornitura di alcune “pillole” anticoncezionali.
In particolare, l’AIFA ha stabilito che tutti i medicinali anticoncezionali orali contenenti un numero di compresse tali da garantire più di due mesi di trattamento debbano essere prescritti dal medico su ricetta non ripetibile. Ciò implica che, qualora foste abituate a utilizzare un medicinale la cui confezione contenga abbastanza “pillole” per poter durare più di due mesi, la prossima volta che vi recherete dal vostro medico vi verrà emessa una ricetta, valida per soli 30 giorni, che il farmacista ritirerà al momento della consegna. Se invece siete abituate ad utilizzare confezioni che durano meno del limite sopra riportato, non dovete preoccuparvi: avete sempre sei mesi di tempo dalla data riportata in ricetta per poter acquistare fino a 10 confezioni.

Come mai questo cambiamento? Forse l’AIFA punta a scoraggiare l’acquisto di confezioni multiple, economicamente più convenienti per la paziente? No, certo che no. Semplicemente si è ritenuto doveroso che quest’ultima si interfacci con il proprio medico più spesso di quanto faccia oggi per continuare ad assumere tali farmaci.
Quasi ogni giorno capita di assistere a discussioni, a volte anche animate, tra paziente e farmacista, reo di non voler vendere quel particolare medicinale di cui il paziente ha bisogno. Escludendo i casi di volontaria malafede, molto spesso il paziente si trova a dover subire un sistema che non comprende e che lo porta a scontrarsi con il medico o con il farmacista, per quello che alla fine appare come un banalissimo foglio di carta: la ricetta medica.
Ormai abituati a vivere in un mondo in cui il digitale domina incontrastato, può essere effettivamente difficile comprendere la necessità di dover passare più volte all’anno dal medico per farsi scrivere su una ricetta il solito farmaco e poi perdere tempo per andare in farmacia a ritirarlo. Sarebbe molto più logico poter evitare di sprecare tutto questo tempo e acquistare direttamente ciò che ci serve; tanto lo prendiamo da anni?!
Effettivamente questo ragionamento sarebbe valido se parlassimo di alimenti, cosmetici o se dovessimo comprare una macchina o qualsiasi altro bene di consumo, ma occorre tenere presente che i farmaci sono prodotti più particolari: se vengono usati correttamente possono giovare alla nostra salute, se invece vengono usati male possono creare seri danni.

E se per alcuni farmaci, quelli che vengono generalmente chiamati “da banco”, basta usare un po’ di buon senso e leggere con attenzione le “istruzioni” riportate sul foglietto illustrativo, per molti altri le nostre conoscenze non sono sufficienti a permetterne l’uso in sicurezza. In questi casi è necessario affidarsi all’esperienza di un medico che, fatte le sue valutazioni in merito, comunicherà quanto deciso al farmacista attraverso una ricetta medica. A questo punto è facile comprendere cosa sia in realtà quel problematico pezzo di carta: il modo con cui medico e farmacista comunicano per tutelare la nostra salute.

Perché a volte l’AIFA interviene su questo mezzo di comunicazione? Se in alcuni casi le ragioni sono evidenti (vedi il caso dei medicinali a base di nimesulide qualche anno fa), in altri meno. Quasi sempre però lo scopo è semplicemente quello di migliorare la sicurezza di tutti i pazienti che usano quel determinato medicinale, “invitandoci” ad un più frequente contatto con il medico curante.
Pertanto, la prossima volta che sbufferete in coda in una farmacia pensando al tempo che avete perso per farvi fare la ricetta della vostra “pillola”, fermatevi un secondo a riflettere sul fatto che, nonostante tutto, quel pezzo di carta è solo “un male necessario” per mantenere e garantire il vostro stato di salute.

Dott. Umberto M. Musazzi

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