“L’Italia nel bicchiere”… da bere d’Estate. Alla scoperta dei vini bianchi della Campania

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RUBRICA – Ciao a tutti, a proposito di vini bianchi piacevoli e adatti alla stagione estiva, in una recente degustazione ho avuto l’occasione e il piacere di degustare il Costa D’Amalfi Furore bianco “Fior d’Uva” di Marisa Cuomo, uno dei vini bianchi più in voga nel panorama enologico del “Belpaese”, definito da alcune autorevoli guide uno dei migliori in assoluto.

Per chi non lo conoscesse è un raro vino ottenuto sulla Costiera Amalfitana, in località Furore, frutto di quella che viene definita “vitivinicultura eroica” utilizzando tre vitigni locali pressochè sconosciuti (fenile, ginestra e ripoli) coltivati su terrazzamenti “rubati” alle scogliere a picco sul mare.

Vino davvero eccellente in cui si intravvede lo stile dell’enologo Luigi Mojo, noto winemaker e produttore campano chiamato “’O professore” per la sua indiscutibile competenza. Tutti d’accordo sulla finezza, l’eleganza, l’equilibrio e la prospettiva di tenuta nel tempo di questo vino, tutti concordi anche che il suo costo, tra i 50 e i 60 euro, sia troppo elevato.

Roberto Beccaria

Non è mia intenzione far polemica sui costi eccessivi di tanti (troppi) vini italiani, anche perché sono convinto che viviamo nella nazione dove si beve molto bene senza svenarsi, voglio solo aggiornarvi sul trend positivo che stanno avendo i vini bianchi della Campania ottenuti per la quasi totalià da uve autoctone come Fiano, Greco, Falanghina, coda di volpe ed altri “minori” come Biancolella, Pallagrello, Pepella e Asprigno d’aversa.

Fino ad una ventina d’anni fa di questa regione si conoscevano solo alcuni marchi importanti, come Mastroberardino o Feudi S.Gregorio, che in pratica dominavano la scena poi, in un battibaleno, c’è stata una vera e propria fioritura di piccole e medie aziende che hanno valorizzato i vini ed i territori, con punte d’eccellenza rappresentate da Quintodecimo (e ci risiamo con “‘O professore”) da Marisa Cuomo e pochi altri.

La produzione media di vini bianchi è di buon livello, soprattutto per quanto riguarda le due DOCG Fiano D’Avellino e Greco di Tufo, a cui fanno seguito vini più economici, comunque gradevoli e versatili ottenuti con le altre uve, Falanghina in testa. Vini non particolarmente strutturati ne tanto profumati, spesso caratterizzati da sapidità e mineralità che li rendono piacevolmente beverini e particolarmente adatti alla cucina marinara e/o vegetariana.

Mi son piaciute le Falanghine provenienti dal casertano e dal beneventano, in particolare dal Sannio, come il Falerno del Massico bianco – Villa Matilde (falanghina 100%) e il Sannio Falanghina “Vàndari” – Antica Masseria Venditi.

Ottimo e conveniente il Coda di volpe – Vadiaperti, azienda irpina che ha puntato su questo vitigno già dagli Anni ’90 senza dimenticare il resto, e lo stesso discorso vale per il Coda di volpe az. Di Prisco.

Se cerchiamo un buon Greco di Tufo o Fiano d’Avellino c’è solo l’imbarazzo della scelta, personalmente sono rimasto fedele al Greco “Vignadangelo” e il Fiano “Radici”di Mastroberardino ma ho assaggiato prodotti altrettanto validi come il Greco di Tufo di Villa Raiano o il Fiano d’Avellino di Pietracupa.

Il livello (e il costo) si alza decisamente con il gioielli di casa Quintodecimo Greco “Giallo d’Arles”, Fiano “Exultet” e Falanghina “Via del campo” se ne producono poche bottiglie e sono difficilmente reperibili, ma penso valga la pena assaggiarli prima o poi.

Ho gradito altri due bianchi della Costiera Amalfitana ottenuti da uvaggio Biancolella e Falanghina, il “Tramonti” bianco di Apicella e il “Furore” bianco di Marisa Cuomo, il fratellino del “Fior d’uva” sorprendentemente rotondo e corposetto.

Per finire qualche raro assaggio anche dal parco del Cilento come il Fiano di Caltellabate – San Giovanni e “Bacio il cielo” bianco di De Conciliis da uvaggio Fiano e Malvasia bianca.

Spero spero di avervi incuriosito e stimolato a nuove esperienze degustative, anche nella consapevolezza che avendo a disposizione i grandi vini bianchi friulani, i nobili bianchi Altoatesini o gli stratosferici verdicchi di Jesi e (soprattutto) Matelica non si senta un particolare bisogno di sconfinare in altre zone…Greco

però, immaginandovi in vacanza al mare davanti ad un piatto di linguine alle vongole o di spaghetti allo scoglio, ad una bella orata al sale o ad branzino in cartoccio, non credo proprio sia sacrilegio accostargli uno dei vini bianchi della Campania citati pocanzi.

Assaggiare per credere!
Roberto Beccaria


 

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