Essere madre e padre oggi. Mutamenti della genitorialità

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I mutamenti profondi della famiglia, che hanno attraversato gli ultimi decenni, hanno comportato una trasformazione delle relazioni di genere, i ruoli materni e paterni, spesso non sono così distinti e caratterizzanti.

In alcuni casi i padri sembrano sospesi tra l’identificazione con un maschile forte, che spesso viene visto nel senso negativo ( autoritario , padre-padrone) e l’acquisizione di maggiori competenze emotive, da sempre patrimonio del materno. Complementare a questo aspetto, le madri sembrano assumere un ruolo più autoritario e di esercizio di un potere sociale.

All’interno della coppia i maggiori equilibri, rispetto gli aspetti economici, che caratterizzano l’indipendenza della donna e favoriscono il concetto di solidarietà famigliare, sembra non abbiano tuttavia contribuito alla creazione di legami stabili, basati su una “scelta libera” e soddisfacente.

I mutamenti sociali e culturali sono avvenuti in tempi brevi e non hanno consentito all’immaginario collettivo ed individuale di sedimentare nuove rappresentazioni, che possano integrare i due ruoli.

Se i padri, secondo una rappresentazione collettiva, venivano identificati in coloro che insegnavano a “vivere” e le madri ad “amare”, ora i padri, spesso, entrano in relazione con i figli rispetto ad un modello imitativo materno e le madri, sembrano costrette ad assumere un ruolo più direttivo, non sentendosi supportate dal proprio compagno.

Anche nella scelta generativa, la madre sembra spesso essere mossa da un desiderio di auto-espressione, a cui chiede di partecipare al compagno. Quest’ultimo , sembra a volte ignorare , in quale ruolo porsi rispetto alla diade madre-bambino, rischiando di rimanere un satellite, con il grosso rischio di distaccarsene.

Molto spesso chi opera nell’ambito della psicologia infantili e/o con adolescenti, legge nel disagio dei bambini e dei ragazzi, questa crisi dei ruoli. Risulta pertanto importante un intervento sul sistema famiglia che comprenda un sostegno alla genitorialità, nella necessità di riequilibrare il peso delle funzioni materna e paterna, in alcuni casi rivitalizzando quest’ultima, laddove si collochi in una posizione di inferiorità.

La famiglia, infatti, oltre ad essere “affettiva” deve essere “contenitiva”, deve saper fornire i confini, e questo non può avvenire se la coppia ed i singoli non riacquistano i loro ruoli, nel confronto costante tra maschile e femminile, con le proprie peculiarità.

Il padre “postmoderno” deve riscoprire un ruolo che non sia solo portatore di valori tradizionali, ma che passa attraverso l’affrontare la paura per assumere il posto di terzo, nella diade madre-bambino, con una propria identità ed autorevolezza. Deve recuperare le proprie funzioni di pensiero e di norma per essere di supporto alla madre ed agente trasformativo per la crescita dei figli.

La madre, spesso donna indipendente, con un lavoro importante e spesso fuori casa, deve recuperare i valori più profondi legati al femminile ed al materno, non solo madre ma compagna di vita, con l’apporto di quegli aspetti di accoglienza, di affettività, che non escludano l’altro.

Ma se riscoprire e recuperare i ruoli di madre e padre è importante nella famiglia di oggi, è altrettanto importante quando la coppia entra in crisi e decide di separarsi.

Il rischio, se tale percorso non avviene è di accentuare quegli aspetti negativi che hanno caratterizzato la convivenza, la cui conseguenza diventa , il più delle volte, la tendenza ad escludere l’altro a non ritenerlo importante per la crescita dei figli.

La madre ed il padre, come individui e come immagine interna del bambino sono le radici, con cui ogni individuo dovrà confrontarsi nel suo percorso di vita, il punto da cui partire.

Dr.ssa Cristina Bianchi
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