LECCO – E’ avvenuto pochi giorni fa, il 3 settembre, presso l’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia e il Centro Nazionale trapianti, il primo trapianto di fegato in Italia da un donatore in arresto cardiaco, mentre il ricevente vive in provincia di Lecco, si chiama Mustafà, ha 40 anni ed ha origini senegalesi.
Visto anche il decorso post-operatorio positivo riscontrato sul paziente, la procedura è destinata ad essere riprodotta, dato che in questo modo si ridurrebbero i tempi di attesa per un trapianto di fegato. L’equipe milanese attraverso il sito ufficiale spiega che la tecnica del “trapianto da donatore a cuore non battente” non era stata utilizzata per via del “no touch-period”, i 20 minuti, previsti per legge, fra l’arresto cardiaco e la costatazione del decesso.
“Si tratta di un periodo di tempo lungo, nel quale il fegato rischia di compromettersi e di non essere più utilizzabile” spiega Luciano De Carlis, direttore dell’équipe di Chirurgia generale. E’ questo il motivo per cui organi di questo tipo, fino ad oggi, venivano trapiantati solo da pazienti con morte cerebrale, ma non cardiaca.
La novità di quest’ultimo intervento, è l’impiego della “macchina cuore-polmoni”, in linguaggio medico: circolazione extracorporea Ecmo (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation), utilizzata nella rianimazione, che mantenendo l’ossigenazione degli organi ne ha evitato l’ischemia.
Il fegato prelevato presso l’ospedale di Pavia dalla dottoressa Marinella Zanierato, è stato trasportato a Niguarda dove è stato trapiantato da Luciano De Carlis, assistito dalla sua equipe. Dallo stesso donatore sono stati prelevati anche i reni, per i quali, già da tempo, si applica la procedura per il trapianto da donatore con cuore non battente.
Il paziente di Lecco, affetto da una malattia epatica terminale, ora sta bene e ora spera di poter tornare a correre: la sua grande passione.