Calolzio, riqualificare l’ex scuola di Sala costa 3.5 milioni: “Avremmo potuto avere un palazzetto”

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L’architetto incaricato dai progettisti originari illustra i piani per l’abbattimento delle barriere architettoniche

La struttura, chiusa dal 2007, è protetta dal vincolo del diritto d’autore. L’amministrazione Ghezzi avrebbe voluto abbatterla per costruire un nuovo palazzetto dello sport

CALOLZIOCORTE – Tecnicamente è possibile riqualificarla e, soprattutto, eliminare le barriere architettoniche, ma i costi per rendere nuovamente fruibile l’ex scuola della frazione Sala, a Calolzio, sono da capogiro. Almeno 3.5 milioni di euro, stima l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Marco Ghezzi, per un immobile a cui non si riesce a trovare una destinazione d’uso utile e sostenibile.

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Le aule poste su due livelli

L’edificio, costruito nel 1968 su progetto degli architetti Walter BarberoBaran CiagàGiuseppe GambirasioGiorgio Zenoni è di proprietà del Comune di Calolziocorte ed è tutelato dal Ministero dei Beni culturali. Il suo valore architettonico è indubbio: l’avanguardia delle forme, gli espedienti costruttivi, la geometria a blocchi segnano un’epoca. L’ex scuola, però, è chiusa dal 2007 e – a guardarla da fuori – è un gigante in cemento armato preso di mira dal tempo e dai vandalismi. La giunta Ghezzi ha provato, a metà 2021, a dare un nuovo volto all’area: il piano era sacrificare l’ex scuola color mattone e, attraverso un bando da oltre 1 milione di euro, costruire al suo posto un nuovo palazzetto sportivo. Il gruppo in minoranza Cambia Calolzio si era messo di traverso promuovendo una raccolta firme e avvisando i progettisti originari che hanno poi fatto valere il proprio diritto d’autore. Un vincolo, su qualsiasi intervento, che vale 70 anni dalla scomparsa dell’ultimo progettista. Palazzetto dello sport sfumato.

I nuovi progetti

L’architetto Mauro Bonfanti, dello studio Gambirasio, incaricato dai progettisti originari e dai loro figli, nei giorni scorsi in occasione della Commissione, ha incontrato i consiglieri e il sindaco per illustrare le possibili soluzioni per la riqualificazione. “L’edificio ricopre una rilevanza architettonica importante – spiega l’architetto – è di grande solidità, sembra la tomba di Tutankhamon. Abbiamo elaborato delle proposte che risolvono al 90% le barriere architettoniche, permettendo di utilizzare l’edificio a qualunque scopo, si può anche farlo tornare ad essere una scuola”.

L’architetto Mauro Bonfanti durante l’illustrazione dei progetti

La giunta Ghezzi in un incontro precedente aveva dato l’input dell’housing sociale, con il team di architetti che ha poi sviluppato (a proprie spese) due soluzioni.

“Al piano terra c’è una rampa con una pendenza dell’8% – illustra l’architetto Bonfanti – interrompendo con due pianerottoli la rendiamo a norma. Al piano terra manteniamo la galleria e creiamo dei luoghi comuni, una cucina, una dispensa, l’alloggio del custode”. E’ prevista l’installazione di un ascensore e, al piano superiore, la trasformazione delle ex aule scolastiche in 9 o 10 appartamenti da circa 50 metri quadri ciascuno. “I progetti sono già stati sottoposti alla Soprintendenza – chiarisce l’architetto – stimiamo un costo di circa 1.500 euro al metro quadro per la riqualificazione, ovvero circa 2 milioni e 278 mila euro in totale, a cui vanno aggiunti circa 200 mila euro per la sistemazione del verde circostante”.

E’ sull‘impossibilità di tali cifre che tutti i consiglieri concordano: “Abbiamo stimato almeno 3 milioni e mezzo – interviene il sindaco Marco Ghezzi – dobbiamo pensare anche agli arredi, all’iva, alla rimozione dell’amianto nel pavimento“. Il primo cittadino non nasconde le preoccupazioni: “Le mie perplessità sono sui costi d’investimento, soldi che non abbiamo e al momento non ci sono bandi disponibili, e sui costi di gestione. Con 3.5 milioni realizziamo 9 o 10 appartamenti da 60 metri quadri, ciascuno di loro richiede 350 mila euro, con questi costi volendo realizziamo il triplo degli appartamenti costruendoli nuovi – continua -. Poi dobbiamo pensare alle spese di mantenimento, riscaldamento, ascensore… Housing sociale significa dare in affitto degli appartamenti a importi calmierati, 200/300 euro al massimo al mese, a fronte di 200-300 mila euro di costi di gestione annuali. Non è sostenibile. Il Comune lo ribadisco non tira fuori una lira”.

Diego Colosimo, di Cambia Calolzio, promotore della raccolta firme per la salvaguardia della struttura aggiunge: “Dal punto di vista progettuale l’ex scuola di Sala si può recuperare. I costi sono tanti, ma il mio invito è crederci e provarci. Lo scopo dell’housing sociale è nobile”. “Non è spendendo 3.5 milioni di euro per dieci appartamenti che si risolverà il problema dell’housing sociale di Calolzio” ribatte il consigliere di maggioranza Marco Bonaiti.

Mentre Dario Gandolfi, assessore ai lavori pubblici e territorio conclude: “E’ stata aperta una strada su una possibilità di recupero, diamoci del tempo per verificare tutti gli aspetti. Dobbiamo comunque dire che purtroppo questo per Calolzio è un danno, noi oggi in quell’area potevamo avere già un palazzetto interamente finanziato dallo Stato”.